NG200802003
ALEKSANDER HOROWSKI 504 NAT. GRACIA LV 2/mayo-agosto, 2008, 477-517, ISSN: 0470-3790 teologali e cardinali. In questo modo si potrà vedere più chiaramente l’attività di ogni potenza e la concatenazione degli abiti gratuiti. Notiamo che la virtù cardinale della giustizia non viene attribuita a nessuna delle tre potenze in particolare, perché essa è considerata come ordine universale di tutte e tre le potenze in relazione a Dio, a se stessi e al prossimo. Per lo stesso motivo alla giustizia non viene abbinato in modo particolare nessuno dei sette doni. A. D ONI PERTINENTI ALLA POTENZA RAZIONALE L’attività della potenza razionale è legata alla conoscenza del vero. Tra gli atti principali di questa potenza Alessandro distingue quello indirizzato immediatamente al fine e quello che si rivolge ai mezzi che servono per raggiungere il fine 54 . La potenza razionale, quindi, compie il suo atto immediato verso il fine, quando viene abilitata dalla virtù di fede e così può assentire alla prima verità a causa di essa stessa, ossia può cre- dere, conoscendo la verità come verità. Ora, a questo atto segue la conoscenza con sapore, a ciò la potenza viene abilitata mediante i due doni: l’intelletto e la sapienza. La virtù della fede ha bisogno di questi due doni, per poter prolungare il suo atto di conoscere Dio anche in patria, perché il primo atto della virtù razionale indirizzato immediatamente verso il fine consiste nel credere e – in quanto legato all’oscurità di una conoscenza per speculum – tale atto della fede non rimarrà in patria. Commentando la definizione lombardiana del dono dell’intelletto – descritto come donum quo conspicimus Creatorem et creaturam – Alessandro domanda quale sia l’aspetto comune del Creatore e della creatura che viene conosciuto in questo modo. Egli risponde che si tratta dell’essere senza fine oppure dell’essere che non viene meno ( indeficiens ) e – nella redazione del manoscritto Londinese – aggiunge che analogamente all’essere di Dio che è senza principio 54 GH III, d. 34, n. 20.III.b, 418-419 (red. L).
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