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DONI DELLO SPIRITO SANTO NELLA TEOLOGIA DI ALESSANDRO DI HALES NAT. GRACIA LV 2/mayo-agosto, 2008, 477-517, ISSN: 0470-3790 491 Cerchiamo ancora di chiarire cosa significhi il patiendum , al quale si riferiscono i doni dello Spirito Santo. Il verbo latino patior , come è noto, ha il significato molto più largo del verbo italiano patire , perciò non si limita soltanto al subire delle sofferenze. Nel latino classico vuol dire anche: tollerare, sopportare, lasciare, per- mettere, ammettere, concedere, essere passivi. Nel linguaggio filo- sofico medievale esso assume anche il significato di percepire degli stimoli dall’esterno (ad esempio attraverso gli organi dei sensi). Che valore possiede in questo contesto, lo possiamo scoprire ricorrendo a un passo della QH 210 ( De fructibus spiritus ), dove Alessandro spiega che i frutti, considerati in modo appropriato, si allacciano alle virtù piuttosto che ai doni. Egli ne indica come ragione il fatto che le virtù per appropriazione si riferiscono all’anima in quanto essa è attiva, mentre i doni si riferiscono all’anima in quanto recet- tiva. Il patiendum , al quale dispongono i doni, possiede quindi il significato di essere recettivi, come confermano gli esempi offerti dall’Halense 35 . I doni riguardano anche la percezione della verità con sapore (il dono della sapienza), il compatire il prossimo (il dono della pietà) oppure la sopportazione delle cose terribili 36 . 35 Un autore anonimo di una questione disputata, proveniente dalla scuola francescana di Parigi – e da alcuni studiosi attribuita a Giovanni de La Rochelle, discepolo di Alessandro e più tardi suo coreggente nella catedra teologica – accet- tando i tre gradi degli atti svolti dalle potenze (primi, secondi/medi e ultimi/com- pletissimi) relativi alle virtù, ai doni e alle beatitudini, definisce i doni come abiti relativi alla seconda rettitudine delle forze dell’anima. Tale rettitudine consiste nell’ordinazione dei movimenti indirizzati verso l’anima, mentre le virtù rettificano i movimenti provenienti dall’anima verso l’esterno. Abbiamo quindi a che fare con una descrizione alternativa della stessa idea che in Alessandro: le virtù e i doni cor- rispondono alle azioni e alla percezione passiva. Cf. Giovanni de LA ROCHELLE (?), Quaestio de donis (Padova, Bibl. Antoniana, ms. 152), in O. LOTTIN, Les dons du Saint-Esprit du XII e siècle à l’époque …, 384. Già V. Doucet si esprimeva con riserva a proposito della paternità di questo testo (cf. Prolegomena in librum III necnon in libros I et II «Summae fratris Alexandri» , Quaracchi 1948, CXLIV). Il nostro dubbio a proposito dell’autore di questo testo nasce dal confronto con la dottrina sulle beati- tudini presentata da Giovanni de La Rochelle nelle sue Postille al vangelo di Matteo. Si ritornerà su questo argomento verso la fine del presente articolo. 36 “Solutio. Licet communiter loquendo verum sit quod penes dona possent accipi fructus, tamen loquendo appropriate non ita congruit ut penes dona acci-

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