NG200403025
bus mihi praesertim factus est inimicus, adeo ut non modo citare ad se 46 , verum etiam per observantes prosequi me non cesset 47 ; quo fit ut, me absente, custodiae patres reformationi condolentes et autori- tati apostolicae quaedam de comuni consensu isti Sacrae Congregationi exponere et petere ad tactam pacem possidendam decrevere. Quibus his decretum, si quid potest, adiungo atque addo, velint vestrae excellentiae alium loco mei substituere, vel saltem adversa- 952 VINCENZO CRISCUOLO speranza di regresso volessero vivere vita piú stretta, si potriano passare a professa- re con li discalci, et di questa maniera si fuggiria l’accrescere molte spetie di religio- ne sotto una istessa regola, che pare cosa di qualche absurdo cosí a prima faccia»: ASV, Segr. Stato, Spagna 25, f. 151r-153r. 46 Lo affermava lo stesso nunzio Sega al card. Segretario di Stato nel suo dis- paccio dell’11 luglio 1580, ove tra l’altro cosí scriveva: «Supplico intanto vostra si- gnoria illustrissima che resti servita di rappresentare a sua beatitudine queste difficoltà, accioché la commandi a chi tocca costí, che si dia la diligenza possibile per fare la dichiaratione che parerà che convenga per evitare il scoglio di questi inconvenienti; essendo, come intendo, venuti a brutte parole, non senza pericolo di fatti, il provinciale di Cattalogna et un frate Angelo della Pace, che si chiama custo- de delli recolletti. Tal che, per obviare al peggio a questa hora io tengo in Madrid il provinciale, et ho cittato il frate Angelo perché comparisca. Ma per quel che inten- do fino a questa hora, pare che questo frate Angelo pretenda di tenere poca ubliga- tione di riconoscermi per suo superiore, et che attenda di là a usare le sue diligenze piú proprie di buon litigante che di frate recolletto»: ASV, Segr. Stato, Spagna 25, f. 313v. 47 Cosí scriveva il nunzio Sega a Roma nel suo dispaccio del 25 luglio 1580: «Io scrissi a vostra signoria illustrissima quanto passava tra questi frati di San Francesco osservanti et recolletti della provincia di Cattalogna, avisandola come io havevo cittato frate Angelo della Pace, custodio che si pretende di quel Principato, et ch’egli mostrava poca volontà di ubidirmi. Hora di là mi scrivono ch’egli si è par- tito per Roma. Havendo io inteso questo, non ho voluto passare ad ulteriora a decla- rarlo incorso nelle censure, essendoché qui vadit ad principem non fugit; se bene mi pareria che, quando egli non havesse havuto legitima causa di venirsene costí, sua beatitudine, con conveniente modo, li facesse mostrare quanto le dispiaceria che non si ubidiscano gli ordinarii, et particolarmente quelli che sono immediate suoi ministri, et che non danno causa di aggravio, come non credo che la possa dare questo padre del mio progresso contra di lui. Et nel negotio medesimo poiché egli è venuto a cotesta volta, mi è parso conveniente d’inviare l’originale delle scritture che mi ha fatto presentare qui il commissario generale, accioché si diano in mano a chi haverà cura di trattare con detto frate Angelo, perché veduto quello che questi padri dicono di lui, possa trattare seco con piú vantaggio»: ASV, Segr. Stato, Spagna 25, f. 326r.
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