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+s ai We ¥ Cap. V.. Efortaxione a yoi dli sche phuirano5e maledicono > Dio , & vn vilipendere, ¢ fprezzare il Santifii- mo Nome Suo !’auerlo ad ogni parola intboc- £8, {eoza rinerenza d’vo canto Nome , che no- minaro fa tremare le Collonne del Ciclo , ¢ fpa- nenca Inferno tutto, Non cofta a V.S. pid cra- nagiio i) dire, fia benedetro Iddio , che dire fia maledetco; n¢ dire, Dio r’ainti, che dire, raiuti il Demonjo : ¢ poich¢ non cofta pid I’vao ;che J'altro ,s'auczzi a proferire parole Onone,£ Chriftiane, es’aftenga da quelle , che difdico» no, ¢ non conuengono ad yn Cartolico. In che diftingueremmo noi i Fedeli da’Gentili, {e colle noftre lingue cifprezziamo que) venera- bile Nome del Nofro Amantiffimo Iddio ? Co- me potremo chiamarfi Cagrolici, {¢ l¢ nofise parole non corrifpondono a profeflione tanto Divina? Non confideracila, che é {egnale di figiio della perdizione il giurare fenza rifptcco di Noftro Signore? Noi diftingniamo' gli fuo-° mioi dal linguaggio , ne] quale ciafeheduno parla : chi parla Greco , diciamo, che ¢-Greco; chiparla Francefe, diciamo, clz é Franeefe; chi parla Spagnuolo, diciamo, che é Spagauo- lo. Lidioma del Cielo é la parola buona , che Jodail Nome Dinino: L'idioma delitinferno'’ ja beftemmia , e parole male : Dunque chi pro- feciice male parole , colle quali difprezze i] Nos me Divino, diremo, che é figiio del Cielo? no; perché non parla co’l linguaggio Ceickes: figlio dell’Inferno, si ; poich¢ parla coll’idioma de’ danaati. pat Con che faccia V.S,fi porra prefenrare auan- ti a Dio, quando morraé Che rifpondera a Dio, quando la tremenda fua Maetta gli dimandera conto di quefto brureo peccato , ¢ le dira: Vien qua mal Criftiano , che male ti faceua io? che rorti ,ti fece il mio Santriflimo Nome, che lo difprezzaui , Pingiuriani\, anendolo fearpre ful- Ja ingua fenza timore , rifpetto , 6 riuerenza alcuna? Come avetti ardire di difpreggiare col- Ja ca {correcta lingua vo Nome, che doueni con curto il cuore veocrare? Che dird V.S, allo» ragCome vorrebbe allora efferfi cagliaca co‘dé- tila lingua, pidcofto che auerla impiegata in parole fi {concie ¢Semendi ora, per {chigare tanta confufione , e dolore, E per vincere quedo mal’sbito , alla mattina nellenarfi faccia fermo proponimente dinon givrarcin tucto il giorno , n¢ maledire sdica alla Vergine Sagtifima wna Salue Regina, ac- cid le ottenga grazia dal {uo Figlio di meteere in opra il proponimentos ¢ fe ral volta per l'im- peto della colera crafcorrefle in qualche giura- mento , 6 maledizzione reciti fubico I’ Aue Ma- ria, 6 baci Ja certay O fi faccia il {fegno della Croce, accioché con quefto ricordo poco:a po- co viaca i] mal’abico, Ed affinché veda quanto Dio fi chiami offefo , ¢ quanto feucramence ca. flighi coloro, che giurano , ¢ lo maledicono, poci queft'cfempio , : 61 Scriue Aleflandro Faya 2. part, verb. Jura- ment. che vn Fratello della Compagaia, cae «minamdo:per la Spagna , ¢ ritrouandoG di aor. te in va’ Ofteria,s iacontré in vn Mulati¢re graa ginratore , che ad ogni parola proferiua va ginratneaco, Pregollo il Religiofo & volerfi mo- derareia quei giuramenci: non fece controil Mulariere dell aunifo canto religiofo , e tird anand col feo coftume cuca la {era . fo quella morte medema ftando tuccia letto fi featirono dentro, ¢ fuori dell’ O@eria rugiti ranto fpanen- tofi, che pufero orrore a quanti verano , ¢ rut ti 1 fecero balfare dal letco: acceferoil lume, per vedere da doue veniffe fi fpauencofo rumore, andarono dal Malariere fpergiuro ,¢ lo trouas rone morro a’ picdi de’ {voi muli nella fiallz. Era donerg , che quello, ch’era vn’animate nel perlare, miorifie netllo fterco come animale fra le beftie .Pofero il corpo fopra vna fedia , per poi dargli la matcina fepoltura s furono a prea- derlo fatto giorno, ¢ pid no'l ricrouarono. Noa é da meravigliarfi, che il Demonio G portaffe via ¢ Panima , & il corpo di quett’huomo tanto {eoza Dio, che T oltraggiaua, come fe noa lauefle conofciuto » Efortazioni a coloro, che maledicono , ON vede V.S, quanto brutta cofa fia la | maledizione 2 Auucrra, che é vna parola indi¢atina d’vn coor dagnato, d’yn’animo ti- lafaco ,ed’vn fpirito difordinato, ¢ fcompoftto; ¢ che il maledire fenza timore ¢ argomento, che l'animafua @ pofeduta da Saranaffo . La lia- gua , digs Chrifto , parla fecondo quello, che hi nel cuore ; da vn cuor buono , efcono paro- Je buone 5 dal cuore cacciuo , patole cattiue, e male ,¢ parole di maledizione da va cuor ma- ledetro , Quando fale da qualche camino il fu. mo , s'inferifce , che'nella cucina é€ fuoco, per- ché il famoé fegno naturale del fuoco ; ilca. mioo de} cuore é la lingua: Duanque, quando per quefta fale il famo della maledizione , é fe- goo , che ia quello arde: i! fuoco infernale , in- flammata a Gebenia. Tatob, 3. bite Efe V.S. ha famigtia, figli, 6 ferui, now confiderai} mal’efempio , che da loro collé fue male parole? Che cofe basno ad impatarei figli ,iferui, che la vedono, efenrogo malédi. refenza alcun timore di Dio, fe non a fare an. ch’effi lo fieflo 2 E fe alcunodimandera loro d2 chi hanno imparato, dz chi potranno rifponde- re , {¢ non da mio Padre catcivo, ¢ da vna pef- fima Madre , che maledicono , come fttic d'in- ferno,£ oon folo V.S. caufa loro queflo daano, d’ infeguarli si cattiaa dortring, ma ha da remere , cht Dio cattighfe V.S.¢ quelli , ia pe- nadelie fae male parote; d:l che a” abbiamo moltiGimi clempi. Ne fenta yao.” Efem- . TE Wy, rae . Pa- 2 By 2 z a PG Tm SS re Le FO Se adie eee aE SS aNER oo

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