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Cc apitolo I. del Giuramento? SF bono obbliga : é miglior bene non giuocare con tali perfone , neJla cal cafe, € alta! giuoco, ov’é , occzfione di male , che giuocare : Adun- que i] giuramento obliga . Sanchez Tom. 1. in Deca'og. lib. 3.'cap. 18.0. 9. Quando perd il giuocare con tal perfona, nella tal cafa,, dal tal ginoco non é occafioue di male, ma folo fi fa il giuramenco per quals che {degno , non obbiiga ral giuramenco . Sane chez ibid. n. 20. Elaragione ¢, percheé il giu- yamento promifforio, accioché ebblighi , ha da eficre di miglior bene 5 non € tale il non giuo- care colla cal perfona, nella cal cafa » 6 al tal ginoco , quando il motiuo ¢ il rifetito : Adun~ que non obbliga , E’ ben vero , che il fare fimili giuramenti é peceato grane, 6 leggiero, fe- condo che pit), 6 meno , é graue , 6 leggicro il moriuo , per cui G giura. 24, P. Padre m’accufo , che fempre che mi metto a giuocare , protrumpo in giuramenti, e maledizioni, perche fon cance sfurcunato , che rare volte guadagno « C. Quefto é molto ordinario nel ginoco ;¢ quancunque V.S, non aueffe fatto ginramento di non giuocare , pecca tutrauia (:mpre che gi- uoca cofa di rilieuo , per caufa di quefti giura- menti; perché non folo é peccato fare i] male, ma anche il merterfia pericolo di farlo : a V.S, i] giuoco ¢ pericolo di peccare con giuramenti, ¢ maledizionis Adunque V.S. pecchera fempre, che giuochera.® per efl:re ia lei quefto peccato, peccato di coftume, & occa@one proflima, che Vindace a tanti giura@enci , ebeitemaie , V.S, € incapace d’affoluzione , {¢ non cerca d’emen- darfi. Come; e quando dene negarG !’affoluzione; 6 per il coftume , 6 per l’occafione proflima, fi Cird dopo nel Trat. 10, Prop. 60. P. V.P. potra efimermi dall‘obbligo del gia- ramento, che hé facco , di mai piti giuocare ? C. Si figlios molei mezzi vi fono. che fono la difpenfazione , commutazione , rilafaziones, di che tracteré di poi nella materia del voco. 25. P. Padre m’ accufo, che offzrfi cento reali 2 Gionanni , accid baftonaffe Pietro; egli lo fece , ed io-dipoi non gli volfi pagare icen. to reali, C. In primo Inogo V.S. ha fatto due peccati mortali , 'vno dinginftizia , per eficre taro caufa del daano dato 4 Pictro da Gionanni; Valo di fcandalo, per auer dato occafionea Giouanni di peceare . In quanto all’obbligazione di pegare a Gio- uanni cento reali , V.S. non é obbligata in opi- nione probabile ; Perché la promefia , che fi fa per cola peccaminofa , 6 proibica , non obbli- - ga, efeguica anche Pazione: V.G. prometee Piero a Mazia, che , fe gli permecce babere co- _ pulam cum ¢a, Je dara tanto: egli non é ob. _ bligaco a darglielo , quantunque Maria l'abbia {cruito . [ta Leffio t. 1. libs 2: de iuffit. cap. 18, dub. 3.1.2. Nauatro, & altri, che cica,; m2 non ficgue Faguodez , fopra it Decalog. lib. 2.) cap. 28.%. 46. E la ragione €. perché , come dice il Ius devegul. int. in 6. Non ef obligad’ torium inramentum contra booos mores: queiti giuramenti ,¢ promefie fono contra i buoni cox fiumi : Dunque oon obbligano . : Cio non oftance , € pin probabile , che ob2 bligaco fatca opera promeifa ; perche la pro- meffa non fa gratuice »ma ontrofa, e at’con- tratti oncrofi corre obbligo a tucti dueicoas trahenci di areal pacco fatto: Adunque obé bligano adempiuta l’'opera. S. Thomas 2. 2, qe G62. art. §.ad 2. Caietano , Couarrunias , & al« tri, che cica , ¢ fiegue Fagundez wel luogo citata nM. 45. Ditii, che le promefle obbligano efeguiras Popera ; perch auaati d’efeguirfi, V.G, auaa- ti, che Giovuangi baftonafe Pietro , non vera obbligazione , perché niuno pud efftre obblis gato ad efcguire yna cofa mala. if CAPITOLO Ii Della Beflemmias | 26. Adre; m’accufo, che in vna occas P fione in impeco di colera difii, ri- nego Dio, e la Confirmazione che ho ;per i! capo di S. Paolo &c. ve C. Tucte quefte erano parole di Betemmia} la di cui malizia coafite , ia effere conuizio , 6 contumelia contro Dio, 6 fuoi Santi, il che fi pud fare tanco colle parole, quanto coll’ opere. Per quefto che Ie parole fijao contro Dio, 6 {uci Santi, non ditinguono le beftemmie di {pecic. Azorio, Valenza, & altri, che cita, € fiegue Diana part. 1. trat. 7. vefol. 50.¢€ part. §« trat, 13. refol. 21.E lo fteffo dicono a mio part- re quelli, che tengono, che fra diloro non fi diftinguono di {pecie le contumelic. Lugo de panit. difp. 16. Set. 5.3. n. 26.¢ cita per que opinione Caistano , Sa, Azorio, & altri. 27. Tampoco fi ditiogaono in numero 3 quacdo fidicono molre beftemmie ia vn’impes to contiauaco di colera ; perché Pincerruzzio<« ne fifica non moltiplica il numero de’ peccati, ma folo l’interruzzione morale : quando ia yn" impeto continuato fi dicono molce befemmie, Hon v’é interruzzione morale, ma folo fificas Adunque oon v’é molciplicazione dinumera, © Ica Nauarro citaro dal Cafpenfe rom. &. trat. de peccatis difp. 2. Sec. 8. n. 70. & firaccoglie da Lugo nel luogo citate Sect. 14. §. 2 me $9. dane infegoa , che colui, che ia vo’impete contianas to dice molce dettrazzioni, commecte va fol ptccato in numero. 28 P. Padie m’ accufo, che altre voles» o ca, Seiae a See eeninaimenetnnidal is ace pitta i al eR ~ TE
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