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49 Tratrato 11, del 11, Comandamento . V-S. propofe Joro ragioni tali,¢ Tefti- monij degni di fede , che baftaffero , per canar- Jidall ’errose , nel quale erano aa Pp. Padre s}: chiamaj dye perfone di cofcien- za ,editutto credito , ¢ quefti li aflicurarono, ch’era legittima , CER C. Reftarono fodisfatcii due Teftimonij di quello dicguano loro quelte duc per(one ,¢ cre- dercero fenza ritrofia , 6 dubbio , che la tal per~ fona cra legiccima ? Pp. Padre si . C. Adungue V,S. ha optrato prudentemen= re, € lecicamence, come dice Hurtado, con Diana ne] lnogo cirato refal. 19.2 lecico indur« re vn’alero 4 giurare Ja vericd , che igoora , fa- gendonelo prima capace con ikromenti, 6 per- fone degne di fede. E Ja ragiong é , perche, fe quei cali TeRtimooij auefiero fapuco la verita ; fi: farebbero poruti indurre a giugarla ; Acqui col Teftimonio di quelle perfone hanno faputas Dunque fi poano obbligare a giuraria . 20. P, Padre m’accufo, che auendo yeduro, che Giovanni amazzo Pietro , fui chiamato ad efaminarmi , & io cacqui 12 vericd , rif{poadeny do anfibologicamenre . C, Del modo co’l quale G ponno vfare Panfis bologie , eratterd di poi ne! Trat, 1. fopra la Propofizione 26. ¢ 27, doue {piegerd in che fen- fo fono condannate l'anfibologie , Per ora folo efamiparé , quando in quefto cafo v’é titolo, ¢ canfa d’occulcare la verica . } Midica, ii Giudice, che lg cicd all’efame aueua femipiena prona 2 mie P. Padre , gia mi conftana, che Giovanni cra flaro Jegictimamente accufaco, ¢ denpn-’ ziaco . _C. Quando non v’¢ femipiena prona del dea litto , fi pud occulcare Ja vericd , ancorch¢ i] reo fia legiccimamente dennngiato, ¢ \quancun. que fia prowata l’infamia , feoza perd che vi fia la femipiena proua; cicé vn Teftimonio , che abbia depofto contro il reo , 6 prowato cali in- dizij , che equinagliano ad vna femipiena pro- va. lea communiter DD, che cita il P. Murcia tom. 2, dif. lb, 4. difp. 4. refol. 4. ty X2, in fine, Vedafi Layman T, 15 lib, 3. Sect. §, trat, 6. cap, & S:67:¢ ty Rue _ 21. P, Padre ,io non f{apeuo , fe il Giudi fue, nd femipiens meet ve » fe il Giudice _C. Poich¢ V.S, era ia dubbio , non era ob. bligata a rifpondere la_verita ; ¢ per intelligen. 2a di quefto , fi deve fuparre , che il Giudice ha due azioni, 6 diricti ; I'vao ¢ di procedere al’ efame , & laterrogazioai del [eftimonio; ¢ lal tro¢, che il Teftunonio rifponda conforme al. a * mente {enza occultare Ig verita , Accio- che il Giudice pofla procedere ad inquirire , & efamioare , batta , che i! reo fia legictimamente - accufato ,¢ fia prouata l’iofamia ; ma affiaché ¥ gludice abbia diritia di ptecendere , che il Te. flimonio, 6 il reo rifpondano fecondo lafug mente , fenza occulcare Ja vericd , ¢ neceflario, che i] Giudice abbia femipiena prona: Perche, queacunque allora il Giudice legiccimameoce jocerroghi, non ha perd Iegictima azione, per obbligare 2 000 tacere Ig verita, £ da qui vies ne, che quando, dil reoa,yd Teftimonio dubi+ reno , {¢il Giudice abbia femipicaa prona, pone no occuleare Ie vericd. Ela ragionc € , perchée in dubbio ¢ migliore la condizione di chi pofs fiede; Hreo é io pofedo della {ua indennica, mearre che non gli confta , che il Giudice hd femipiena propa contra di Iniz Adungue. ig dubbio fi deve fayorire il reo .¢f pud occulta. rela vericd. VedaG il P, Leandro da Murcia Tom. 2, dif. lib. 4. difp. 4, refol. 4. 0. 12-6 134 Vedafi quello diro circa di quefto pid diftele. meace nella 2. parc, della Pracica trat. 15. capy 1. — we cap. 16. 04M, 69-¢ Cap. 7-4. 77; oF 304s : 22, P.Padre m’accafo , che in roa occafio» ne aneodo perfo molci danari ne! ginoco , gius rai di mai pid givocare; ¢ dopo ho givocacg yencivolee, — i C, Quefte volee yche V.S, ha givocaco, fong ftace folo per puro diucrtimento , 6 pure ha gi- nocato danari? *P. Padre, quattro volte hd givocaro per dj- wercirmi ; le alere curce ho giuocato danari. ‘C. Queftotra gipramenco promidorio , che ebbliga 4 fare quanco s’¢ promedo., per ¢titre di meliori bono, Perd , come tutca Ia forza de}s Ja promeffa copfilte nell iageaziene di quello, che la fa, & il moriuo, che Y.S, cbbd¢ yn fare gutfto giuramenco , fi l’auer perfo il {a0 dana- ro; & if fuo fine fa di noo perderoc pid nell au. nenire ; da qui viene ,che fempre, e cucte It vole te ,che ha ginocaco danari dopo il giyramenrg di non givocare , ha trafgredico, ¢ fatco wn peccaro moftale ; ma quelie quattro voice , che ha giuocato per divertirG, nooha pecca*o, per- che a quel flag non s'oppone il diuerpirli , coq duc amici, : 23. P. Padre m’accufo, che vn’altra volca givocando ¢on Pitcro , ¢ perdendo jo alcuaj reali, quello ff parti fenza volermi mantcace giucco , & io {deguato giuraj di mai pid giuo- carecon|ui, =~ r C, JI giuocar V,S, con Pierro, gli cra occas fione d'inquicgudine , di rife , per efler¢ Picceo huomo licigiofo ? Tn P. No Padre, giarai folo per rifencimeata di non aucrmi voluco maatener ginoce . Cc, Quando fomigligoci giuramencifi fanno a fine di non giuucare con pérfong , che daano occafione di jicigi, il ginramecoro ¢ valido , & obbliga :¢loficiio ¢, quaado fi givra di gon Sivocare ncila cal cafa, 6 al cal ginoco, che fono occafione di qualche dasno . 8 la ragions € » peche il giuramearo pzomifforio de meliors : ee iO
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