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a \ Capitolo I. De! Giuramentos. ° - ¥4, Lo médemo fi dene dire proporzional- menace del giuramento promifforio, in quanto alla verica di prefences in quanto poi alla verica di futuro hada dirfi lo fieflo refpetciuamenre, che fi dice del voro , del quale cratcer6 dopo. Es'’suuerta, che cvcti i giuramenti afeccorij, promifforij , commioacorij, & efecratorij »ia ragione di giuramento, oon fi diftinguooo di fpeci¢ , per giurarfi ora per Dio, ora per i San- ti, ora per alera Creatura, 6 diqualfiuoglia maniera . Ira Caiecano , Soro, Leflio , Azorio, & altri ,che cica,, ¢ fiegue ii P. Murcia. Tom, 2. difq. lib. 4. difp. 4+ refol. 1. me 6, E la ragione é, perché Ja ragione formale del giuramento confifte in chiamare Dio in tettimonio della co- fa giurata ; in queRa ragione coauengono {pe- cificamence curtii giuramenti: Adunque in ras gione di giuramento cutti feno d’vna {pecie . | Dico,ia ragione di giuramento ; ptrche per al- tre circoftanze fi diftingueranno di {pecie:V.G. fe il giuramenco ¢ accompagnaco dalla beem- mia ; O fenel comminarorio fi troua il defide- rio della vendecea ; 0 fe l'aflertorio fi fa in ma- no del Gindice , che allora € accompagnato dallingiuftizia, fe fi giura il falfo , per effere guefto giuramento giuridico . Faguadez Sopra ib Decalog.1. 2464p. 4-0-6. © gin 15. P. Padre m’accufo , che molte volee ve. dendo , che i miei figliolinon faccaauo quello, che lor diccuo, giurano, ¢ diceuo, giuro a Chrifto, che me l’'auece da pagare ; ¢ di poi molciffime volre non faceuo loro cofa alcuna . -C. Eftendo cheil caftigarei figli moderaca- -mente, affinché s’alleuino co’l cimor di Dio, é cofa buona ; ne fiegue, che il giuramenco ob. bliga a farlo , & eieguirlo. Molce caule pero vi fono, che {cufano dal caftigarli, quando s’é -giuraco; V.G. quando alcun’amico, 6 viciao s'interpone , accio fi fofpeada il caftigo ; quan. do dal caftigarli fi ceme poflino nafcere difcor- dic in cafa; quando il figlio fi rauucde , ¢ di- manda perdono; ¢gentralmence quando fi giu- dica , cheil perdonar loro fara di pid proficco, che il caftigarli Caiccano , Tolero , Letlio, San. chez, Nauarro con alcri, che cita, ¢ fiegue Fa- gundca lib. 26 Lecaloge cap. ete 146 US. 16. P. Padre, m’accufo, che in vna occa. fienc da vo Proflimo mi furono dimacdati cer- tidanari,e per non darglieli, quancunguc li aucill jlo negai, dicendo, i danari, che ho, &jno maledecti. j C. Quefio non é giuramento , né efecrazio- ne, perché non caica la maledizione fopra la ‘perfona, ma bensi foprail danaro ; come ne nieno per la ieflaragione ¢ giuramenco quan- do fidice , fia maledecto il boccone, che hd Mangiaco. Sanchez fopra. il Decalog, tom. 2. lib. {Be CAPs 20 te 42s 17. PB. Padre m’accufo, che Pietto mi do- sMeua alcuni danari, ¢ come eglimincgauas SE d’auerii riceuuci , lo feel giurare auanti-del Gin: dice ,¢ giurd il falfo; e cosim’accufod'eftere. ftato caufa , che giurafic il falfo . [ _C. Sapeua V.S. di certo, che anerebbe giu- rato il falfo? 5 . P. Padre cerramence no'l fapeuo , quantun<. que dubicafli , che auendoli aegati a me ‘ porria efiere, che giurafe anche il falfo per. fofte-, nerlo, > o > C. Se V.S, aueffe fapuro di certo , che aue-, rebbe giurato il falfo, auerebbe peccato graue- meace co'l cirarlo al giuramenco: Poiché I'ob- bligaua ad vna azione iactiofecamence mala; S¢ pero folo né fofpetcaua , edubicaua, noa ha peccaco faccndolo giurare ; perché in dubio ne=. mo prefamitur matlus mfi_probetur, Suarez ,San-. . chez , & alcri, che cita Fagundez foprail Deca- log. lib. 2. cap. Jo tte 40 , _ 18. P, Padre m'accufo, che in vna ioforma- zioac , che fi ebb: a fared’vh Sogegerro, il qua. le abitaua in cafa d’yn’Ebreo, io chiamai ad. efamioarGi due perfone, quali fapeuo beaifi- mo che oon fapeuano il difereo , fouradi cui doucuano effer’efaminate , ¢ reneuano colui psc. huomo dabbzne ; ¢ cosi giurarono, che non, aucua vizio alcuno . “1, » C€. Non ha V.S. peccaco in quefto , nell’opi< nione diHurcado , che cica, ¢ fiegue per pro- babile Diana p. 5. trat. 7. refol. 14. Quintana Duena citato dal P. Murcia Tom. 1, d'fq. lib. 2. difp. 5. refol. 2. m. 8. & il medemo Marcia ape proua il {uo featimeato nel num. 20, I quali ia- fegaano effcre lecico indurre vn'alero 4 giucare wna cofa, che realmence ¢€ falfa , ma quello, che la ginra , penfa eflere vera. Perche é lecito indurre vo’alcro a fare yna cola , cht aon é ma- la: Acquiilgiurare il fallo materisimence( il che fi fa, quando fi giura, che la cofaé, cone ficrede ) n00 € peccato: Adungue non fara peccaco iodurlo. a giurare. Mi pare perd pid vera la {enceaza coutraria ; Perché vno folida, ¢ ftrauolco di fenno non pecca, facendo va'azio- ne difoncita , e pure cid. non oftance, non é Ie~ cito indutlo. a farla: Adungue benché colui, _chegiura materialmence il falfo, refi {cufaco _per Ligaoraaza dal peccato , non fara lecito in« durlo a giurare . Quefta fearenza é di Azoria T ove voilib, 10. cap. U1. qo 2 §»Quares . Suarez de Religion, T. 3. lib. 3..de iur.cap, 14. n. 8. & _quancungue la prima fcocenza di Hurcado fia probabile ; deue limitarfi con quetto, che il giue ramenro non ceda in danno di terza perfonz. Cosi lo limica Lugo 2 Tom.de inft.difp. 29. Sets 3.¢ Giouanai Marticez del Praco pracep. 94- Tom. 2. Cap. 24+ 9. 5 S+ $+ : 19, P. Padre m’accuio, ch azila fteffain- formazione quefti due Tettimonij ftimaueno guella perfona illegitcima, eflendo per alcro Ic, giccima;io li feci cepaci della verica,¢ coo quefto.giurarcao , che la cal perfona era legice tima a , G c. V.Se

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