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Propofizione X L1-Condannate: S19 Hinc sangens fea pudenda, fi ob deleGationem , peccat gramiter ; fi leniser ex curiofitate citra aliud periculum , venialiters $ed bis im omnibus , quia je MiMiS , CAKE, 266. Dico ptr {clo , che-né meno quefta propofiziene coodannata parla delle parole» {porche 5 ¢ quantunguc fia vero , che non fono peccato mortale , quando fi dicono per ieg- gierezza fenz’alcro fine, 6 pericolo 3 ma, {efi dicene con animo di provocare a lafciuia , 6 a laido confenfo , 6 con psricolo di compiacen- 2a in chile dice, @ |e fente , faranno colpa gra- ue; Affolatamcore parlando {ono rali parole incenciui di bruccure, {ciorille di fen{ualica , ¢ diftruzione degli onefti coftumi , fecondo qul- lo , che diffe !Apoftolo 1. ad Corinth. 15. Core rumpunt bonps mores colloquia praua . Quelli, che dicono fimiii parole, {ono come i Sepolcri aperti ,ch’efalano vapori fecidi di corruzione abbomincuole ; Sepulcrum patens eft guttur eo. vim. Pfaim.5.& alle paroic di quefta qualica ’ eonuiene molco bene quello, che difie S, Ber- nardo. Serm. 24. in Cant. ¥num illud verbum, uno in momento , multitudinis audientium , dum au- rcs mficit , animas interficit « Propofizione XLI. Condaonacs. Wen dene obbligarfi il Concubinario a {cacgiare la concubina , fe quefa gli foffe molto vile al fuo gufto.,e detta volgarmente regallo , men- tre mancando quefta pafferebbe la vita con grande {commodo , ¢ l'altre viuande gli caufe- rebbero gran faftidio , € molso difficslmente fi trouerebbe vn'altra ferua. Ell occafione proffima di peccare fi tracta nel Decrero di Papa Innocenzo a Xi.nelle propofizioni 61, 62. ¢ 63. € aclia 63. fi copdannd il dire , che poreva effer’ affoluro quello , che ftana nell’occafione profil ma , quale potena ,¢ non volcva lafciare 3 nella 62,che nou fi dovena fuggire l’occafione prof- fima, quando v’cra caufa vile, 6 ones di non fuggirla:¢ oclla 63. ch’era Iecito cercar diretcamente I’ occafione proilima di peccars perilbeae tpiricuale noftro, 6 dsl proffimo: Lo fpiego di quefte propofizioni condannare Giedi nelia 1, part. di quefla Prat. Trat. 10. num, 281. feq. pag.256.done fi pocranno vedere per miglior ingelligenza della propofizione, che quicondansa Alefiandro VII. 267. KE fuppongo, che occafione proflima € quella, aella quale arcenge le circof#enze, mo- ralmeote patlande, non fi pud lalciare di ca- derein peccatos I'rna € occafione proflima; j alera remoca 3 ¥na gerancasis ;eValrra i9n0-. lootaria ; quefha condanoazione ago parla deli occahone remota, poiche quefla niuno ¢ ob. biigatoad cuicarg; n€ meno parla dell’occd. fione proflima ionolontaria , poiché qued quella, che I’huomo non pus cee molto grave danno ; ¢ la propofizione condan- hata parla dell’occafione , che poreua cuicarG feoza molto graue danno, folo col patire va Poco di penuria il Concubinario »timanenda Privo del {uo Regalo; folo dell’ eccafiones proflima voloncaria G parla io queite condaa. bazione. 268. Suppongo por cerzo , che l'occafiong Protlima pud effer accompagoata dall'abico di psccare , & effer fola: (ara abico, quando I’huo- mocade, ¢ ricade frequencemence in cal Ptce Cato colla perfona ,che ha incafa, che queha ripetizione d'atci gli ha iagenerato l’abico , ¢ facilica di peccare ; fara Poccafione fenz’abi:o, quando l'huomo é cance inclivaco di {ua acu - ra al vizio, che {ubico che fi vcde colla Doana in cafa, moralmence parlaado, ¢ in pericolo manifefto di peccare. 269. Suppongo per quarto, che vna mede- ma occafione pus eticr proflima per vno .€ p:r vo’alcro 06, perché vnoé pit fragile dell’ ai- fro; alcuni pid viziofi , alcsi meno, alcuni rehtono gin aiutati dal cimor di Dio , al- tri refilono meno trafportaci dalla pailio- ne. Suppongo per quinto , che concubinato, pi- Bliandols rigcrofamenre , Ef frequens » & con- facta fornicauo cum eadem perfona domi retenta, abutcndo ea tanquim vxores E quetto concubi- Dato puo effere ia (pecie d’adulcerio, fe yao de’ duc fofle maricato; 6 iacefo, fe pareaci; o femplice fornicaziong, fe liberi; come dices Trallinch fopra il Decalog. Tom, 2 lib. 6. cap.d» dub 9, nue tre2. ° 270. Dico primieramente , che il Concubi- paric hada efssr obbligato dal Coafefsore a {cacciar di cafa la covcubina, quaacunque que- fia fia molco veile per fuo regallo, & aliten- z& ,¢ quastungue non croua alcra con facilica, che lo ferua casi bene, n¢ gli accomodicoa tanca delicacezza i cibi: ¢l’opinioae., che dice il conrrario , € !a coadannaca in quefta propo- fizione 41.¢ Con molifima ragione: L’vno, perche ncn ¢ caufa baftgore il regallo , & affi- ttenza del Coacabinario , per far innoloncaria Poccafione prod na: lalera, perché guetta opiaione ¢ra moico {candalofa , ¢ csufa di gra- ni iacoonenisati, poiché va’huomo acciccaco dalla {ua coacupifcenza giudicherebbe , che fa, lo la {ya amica abbia abilicd di accomodarg!i i cibi, ¢ curce le alice gli canfercbbero faftidios Aduague, per euicare canara eecitd, & iacon- ucni¢aore, con molriffima ragione fi cundanna quefta propofizione . : 274. Dico per fecando, che noa deuc efser afssiucoil peniceace, g00 folo quzsdo bain caial’occafione, ma aache quando I’ha fuori coa facile ingreigo di peccace {enza impedi. + Bi ee meno; a ee
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