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30 ss a ’ cemipo della Pafqua, © Quarefima = « smoruto.confelsarh , non é pia obbliga- ente, benché abbia copia di ee oS ett afseri{cono > tots: p-"Batit. 9+ S» 3° siltefito , verb. Euc ms ne 3 15- Tabiena » Megala » Valenza » . be tacciucone il nome cita Diana p- 3. trat. 4; zefol. 1303 turtania Ja feacenza conrraria ” ne. Padre, l’alcr’anno aueto commefso vn ais dineeflo ; n€ aneuo altra parence , fe _ pon vna, che ftaua nel lnogo medemo , doue tose perche il Conf(sore aon venifse ia Spies al quella, tralafciai di confefsarmi. C. Poteva V. S. andarea confefsarfi in al- tro luogo , done non porelse efsere conofciuca Ja perfona complice? Pp. Padre si ° é C. Opinione probabile , ¢ comune contra comune, é, che quando non fi puo confefsare il {ao peccato , Ole citcoftanze neccfsarie , fen- ga che il Confefsore venga in cogoizione del complice , fi pofsa lafciare cal peccato, a le {ue circoftanze:. Pinfegna. Caietano wella Som. verb. coufiffio. Cano, Nauarto, & altri , che cita il Cafpeafe trat. 24. diff. 4. fee. 172%. 15345 € perd vero, che, quando fi pud ritrouare va Coofelsore , che noa pofsa venire A conofcere il complice, dene confefsarfi-, per fodisfare al precetco della confeffione. Calpenfe nel luogo citato. x. 156. Choninch difp. 7. dub. 9. 1. 88. Lugo de Panit. difp. 16. felt. 7.” 392 2¢ ben- che V..S, nom potena auere alero Confelsore, _ douevaconfefsarfi dal medemo degli alcri pee- cati mortali, che aucua, ¢ dimidiare la con- feffione, lafciando la circoftan za delincefto: Cafpenfe ibidera: Siché V.S.in queiti due anni - non ha fodistacto al prececta della Coafeffione _aanuale, & ha peccato grauemence : a malizia poi di quefti due peccati; beache fia contro la vired della Religione, noa fe pero facrilegio, perché non fuit violatio rei Sacra s adunque oon . ti peccato di Sacrilegios S'accufa ancora di non hauer compiro in queRi duc anai al pre- cetto della Comunione; il che ¢ faro pecca- to diftinto, oppofto ancor egii alla vired della . Religione ¢ 4. P. Padre, di turto m’ accufo ; ¢ m’accufo ancora d’efsermi fcordato nell’vitima Confef. fione due peccati. C. S'€ ricordaca di quefti auanzi di comu. nicari,ddopo? * Py Padre d’vno me ne fono ricordato auan- ti, ¢ dell’alcro dopd . C. Ebbe tempo, auanci di comunicarfi di confeflarfi del peccato ricordato 3 _ PB. Padre , mivenne in memoria menere fen- tuo la Mefla,e benché aueffi rempo, pure per eflere nella Chic fa molta genre , non m’attencai di titornare dal Gonfeflore . au Efordio 6 Principio "c. se ¥. S. fe ine folle ricardata Rando gid: a gradiai dell’Alcare per comunicarfi , poctua comunicarfi, per euitare la nota , ¢ confeflarfe~ ne poi dopo ; ma auendo auuto tempo auaaci, © € peceato mortale; i non confeflarh »€ comus, nicarfi in quefto modo , € peccato di factilegio, | yideacur Leander 2 Sacramento part. 2. trat. 7. aye. q: 18. »¢ 21, alero peccato, del quale fi ricordé dopo d’ efferfi comunicato , reftana cbbligato di cap. fefarlo in altra , oecafione fecondo la comuac de’ Teologi, quale infegna . che i peccatiri- mefliindirettamence, per.eflerfeli fcordari acl< la confeflfione, devonli dipoi confeffare; ¢ fi raccoglie dal Tridentino Sef. 14. cap. '5., @/ Can. 8.5.€ pero vero, che di quefto'peccaco fcordaco non aueua obbligo di confeflarh fubi- to ;anzi che poreua diferire , fino al cempo che | il precetto lobbligaua alia canfeffione , come affermano Villalobos , Layman Filiucio , & al. tri citati , ¢ f<guici da Dijana part. 3. trat. 4. refa 124.3 fi veda la Seconda Parte di quefia Pracica” trate 17.0. 70. » CF feq. 5. P. M' aecufo Padre, che io vn giorno. delia Portiuncala aon pore il Confeffore aflale | uermi; & io, fenza pil confeRarmi, mi coe municai. C. Giudicaug V.S., che le foffe lecito farlo® P, NO Padre 3 conofceuo benifllmo , che: commetieuo wn gran peccacto. C. Penfaua di commetcere vn fol peccatos per comunicarfi in peccaco morcale , d dicom=_ metcerne va’alcro di pil, per comunicarfi fenza eflerfi confefiata,né auer ciceuuto |’affoluzionc? P. Padre, non badauo pili che canco , che peccauo comunicaadomi in queito ftato. C. Non ficommertono due peccati, ma fol vno di facrileggio , comunicandofi fenza pri« ma confefsarfi : Diana par. 2. trat. q. refole 39.2 elo ftefio Gi deue iatendere di chi G comunice - fenza effere aficlato de fuoi peccati’: ¢ !a ra. gioneé ; perch¢e, quando vn precetto s'impone per ragione d’va’ alcro, fa crafgcefsions di cacti due € vn folo peccato ; fed fic eft ,cheta con- | fefsione per comunicarfi , i precetta » ¢ comane | da per rifpeeto delia ftefsa comunione; adunque | il comunicarfi , fenza confeflarii , 6 {enza eficre | affolato, fara folo vn peccato; il coucrario ™ auni¢ne in chi fi confefsa male , ¢ male f{ comu- nica, perché quefto crafgredifce duc precerti, che noo fono ordinaci |’ vno per Valero , l'vao di confefsarfi bene, ¢ I’ alcro dico municarfi | fenza peecato , che eucti due fono de iure dininos ¢ cosi commecte due peccati di facrilegio . 6. C. Mi dica V.S, ha compito alla penis tenza impoftale nell’ vlcima confeisione 2 P. Padre, mi reftano da fare quattro di- giuni , che i! Confefsore m'impofe . C. Ha pocuco farij? P. Padre sis C. Bt?

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