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Luce cap: BS: Ve 4s ¥4 Lamentocontra l Ommiffiont, gliare , come fece il Paftor Divino colla fmarrita pecorella , fulle proptie fpalle il pefo dell’anime ; ajuti coll'incerrogazioni il penitente , accid meglio efprima i faci diferti; |, gli applichi il lenitiuo dolce d'vn’amorofs efortazione ; confoli Ja {ua anima coll’acco- glierio graziofamente: quantungue lo veda aggrauato da moltitudine quafi ionume- rabile d’enormiffime iniquita , né fi {paventi, né lo fpauenti; gli promerta vna ficura fperanza nel ceforo immenfo dell’infinita pieta del noftro mifericordicfiflimo Signore: _ alcuna volra fara necefiario riprenderlo ; ma ha da efiere con fomma difcrezione, autn- Leuitic.cap: Ii. ¥. 18. Deuror, » c. 14. ¥%. 16. Cayet, Car, Simil} Marth. cap. 12. V+34% Mich, c. 6. v.12, Ecclefiaft. e, 13. v. 3%, do di gia vomitato i! peniceate tutto i] fuo veleno ; non ha da farlo con parole afpre, ma con motiui porenti d’eflicaci difinganni : finalmente , fe gli defidera l’ecera gloria, fi perfuada , che ha da confeguirla co’! farfi compagno, ¢ partecipe del fuo trauaglio . 8° Anche fi rrouano, ¢ vedono aleri inganni , ¢ frodine’penitenti : viderunt tibi falfas che dicono colla bocca d’auer dolore d’auer offefo Dio , & il loro cuore é fenza il do~ unto pentimeato: fono come il Cigno abbominato da Dio nell’antica fua legge , per~ che in Ini non corrifponde l’interno all’eficroo cacdore, dice i] Cardinal Caietano; Pro- hibetur Ifraeli Cygnus inter alia animalia, quia cum albus fit foris intus nigerrima carne co0- peritur ; E i] caacodi quefto vecello molro fonoro, velte nelle piume il candore della neue, & ha Ja carne fuori di modo nera: paiono affaicandide le parole di molti peni- tenti, auendo per altro vn'interno mojro diuerfo da quello , che il lor efterao dimo- fira ; S’abbellifce con piume molto bianche anima veramente contrica ; ma non é ve- ramenee pura nell'incerno |'anima , fempre che nell’eftcrno fi moftra pencita ; perche molte volte fi {cuopre vn’euidente ripugoanza cra il cuore , ¢ la bocca: fi conofce que- fto nslla tepidezza , colla quale molti fi confeflano : nella poca ymilea , e f{ummiffione, colla quale vengono : nella diligenza, colla quale difendono i loro peccati , ¢ troppo fcufano i loro difttti: conofciuro quefto dal Conteflore , deue manifeftargli le fue pia- ghe , per non incorrere ia quello nec apericbant iniquitatem tuam: pefare al peccatore la brutta macchia della colpa; l’'abbominazione detefiabile dell’offefa di Dio; i danni, che ne ficguono all'anima ; fpingendolo con caritatiui yfficij di Chriftiani fgaanamen- tiad vo vero dolore di cuore: Se quefto non fi fa ,come fi fanera Vinfermita? Si craf- cura molce volte di manifeliare al penitente il peftilente fuo morbo ,e perd non é da. eee » che fi pianga , ¢ pofla piangerfi_ per incurabile il fuo ftacos Quis mede- itur tui? 9 Non €é di minor pefo vo'altro lagrimeuole inganno, che fi vede in molce anime: viderunt tibi falfa, che danno parola al Confeflore di migliorare la vita, ¢ non hanno propofito vero d’emendaria ; il che potra beniffimo il Confeffore conofcere dal mo= do, co'l quale il penicence fi confefla fenza dolore , fenza verecondia , fenza roffore, arie do , fteddo , languido , con mille altri difecti, pur troppo volgari ; fra’ quali i prias cipale € . che fi vede fempre venire con vn. medemo faicio di peccati , ¢ fempre ricadue to nelle medeme colpe , fenza che fe ne veda in moleiflime confeffioni , che hauera fat- to, emenda alcuna: non deueil Giudice fpiricuale goucrnarfi fecond ola fola verba- le informazione del penitence , né bafta , ch’egli dica colla bocca’, che propone di non -offendere Dio ; deuz acrendere alle fue opere , che fono i megliori ceftimonij del cuore; € quando lopere fono contraric alle parole , non ha da preitarG fede'a quette. Soglio- no auere gli orologi yna cerca lancerca al di fuori, che {egna l’ora , & é'come vna lin- gua , che ce la dice , e manifefta , ¢ le diamo credico'; perfuadendofi , che fia ora, che {egna la moftra ; ma quefto crediamo , quando lorologio fuole andare ben concerta~ to ; poiche andando male , ¢ fconcertaro.non diamo fede a quello , che l'indice mo- ftra di fuori - Laliogua é vna moftra mifteriof2 del cuore , al dire venetabile di Chri- fto noftro Dio : ex abundantia cordis os loquitur : daraMi credito a quello, che dice, quan do caminera beoe Vorologio de’coftumi; ma fe quefto é feoncercaco , ¢ difordiaato, hon meritano fede le voci della lingua ; perché incorre nella nora infamé di fraudolen- ta, che le da il Profeca Michea : Lingua eorum frandolenta in ore corum: ® vera , che nom eto vedere il cuore del penicence; ¢ come diffe difcretiffimamente lo Spirico Santo, . - ie {cuoprire quello , che é nel cuore : Veftiginm cordis boni difficile inuenies . > cum : ore 3 ma fe ben fi rifflerce , non dice, che quelto fia cofa impoffidile , ma difficile ,¢ : he s‘atriua con qualche trauaglio , c& cum labore: Applichi il Confeffore al trauaglio nn penitence , fe il fuo peccato é di reincidenza , d’occafione proffima , di quenza , di quanto tempo, ¢ crouera qual € il cuore del penicente : & almeno doue- oi propofiti non fono veri; fe auend due, » non ha fodisfarto alla {ua parola. eae cae quefta verica , & importante dortrina per i Confeflori fi troue. TE ey ay ra ra formare giudizio , che i fu Cmolre volte ’emenda 10 Buona prowa di

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