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Capitolo I. De Peccati contro Natura’ oY babente . Peccate contro natura , eft effifio fe- minis extra vos debitum . E quefto peccaco con- tro natura ha tre fpecie diftinte , que funt pol- lutio , feu molitics , fodomia, nefandum cri- men, & beflialicas . Pollutio, {tad molicics eft effufiobumani feminis extra vos. Sodomia eft accubitus 5 feu congrefJus inter perfonas einfdems fexus ; vel inter perfoncs ciufdem {pecied , fine eiuf- dem, fine diuerfi fixus , fed in vafe indebito, Be- ftialicas eft accubitus , feu acceffus ad fuppofitum alterius {pecici . 4. In ciafcheduvo de'feguenti Capitoli an- deré roccando quello, che piu praticamente fuccede ;¢ comincierd dal peccaco contro na- tura, che fuol’effere molee frequenre ; ¢ quan- tunque in quefto fi doueffe tractare della So-- domia ,¢ beftialica , pero per eflere neceflario, che tracci di quefti ello {piego della Propofi- zione 24. che condannd Alefiandro VII. per quefto li rimetco a quello, dou fi potra vede- re nella 2.part.della Prat. Trat. 17.0. 150.27 feq. Neé poffo tralafciare di preueoire, & auuerti- re quii PP. Confeflori , che quefto Comanda- mento fuol‘effere lo fcoglio pit ordinario , che s‘incontra nelle confefoni; quis'incontrano Je occafioni proffime ; qui fi crouano abiti czt- riui 3 qui fitaccionoi peecati, 6 le circoftanze neceflarie per timore , paura, e vergogna. Si vefti il Miniftro di Dio di zelo, e difcrezione di zelo , per faper parlare con coRanza Criftia- na ,¢ cuore forte a quei , che fone immerfi nel- laprofonda fofla dell’occafione , & allacciati nella rece delli abici prani , per cauarlida canco miferando , € cieco ftato co’! difiegammarli, coll'cforcargli:¢ fe gquefto non bafta, col ne= gar loro l'afloluzione. Abbia alcresi difcrezio- ne , per fapere or colle buone, or colle brufche, ¢ fopra i] tutto con yna fomma patienza mun- dare dalla lepra {l cuore del poutro Peaicente, che fenza conofcere il fuo male, erafcura la propria infermica : penfago gl’ignoranti , che fe hanno peccato conrro aacira, non v’é per loro rimedio , fe non ricdrrono 4 Roma, 6 al- ja Sanca Inguifizione: dica loro il Coufeffore quello, cheéin gueflo peccato, e cid che ho gia auantiaucrrito: ia quefo penfano iruki- ci, che i] Confeflore li debba fgridare., ¢ carica- re d'ingiurie (¢ pud eflere , che alcuno l’'abbia iniquamence fatto ) faccia che tocchino coll’ pericnza, che non € cosi; € quefto fara loro motiuo , che aprino il cuore , ¢ vomitino il ve- leag de] peccato « De’ penfieri , ¢ parole {concie parlerd in que- fto Trattato cap. 9. e 10. de ofculis , vero cac- tibus inhoneftis nella 2, part. della Pratica T rat, 17+. 256. & feq. nello fpiego della Pro- pofizione 40. condannata da Alcfandro VIL, ouc potra vederh , ¢ ee a — CAP TT OL Oy ‘4 Del Peccato contro natura. . Padre, lo prego a voler auere vn poco di parienza, ¢ fentire le mie iniquica; perché io tono il peccacore pid {celerato de’quanri fono i natida Dosna. C. Figlio ftia di buon cuore, e non s’affliga, che io lo fentiré6 con fommo guflo,écon tute to l'affetco , fenza matauigliarmi di cofe alcu- na , che pofla dirmi; perché fou"huomo ; co- me lei, e conofco Ja fomma fragilica di quefto vafo di terra ; né in mia vita mai m’hanno fac- to ftupire i peccati . Faccia animo , ¢ dica tur- to quanto vole, né tralafci cofa pur minima per cimore, 6 vergogna; perche, fe liafermo non manifetta al Medico Ja fua infermira , gli non pud curarlo ; e fe effo non mi manifeta tucte le piaghe della fua cofcienza , n¢ men io porrd rifanarle: & wn fol peccato, che tacia per malizia , ha da darlila morte. 3. P. Padre m’accufo, quod, cum parou- lus adhuc effem meq; focium feciffem cuinfdam adolefcentis , ab eo edodus de peflimo crimi- ne polluendi , crimen huac ego indé fepius patraui. ao C. In quella eta fapeua V.S, che queito vi- zio era peccato ,6 Ie venne in mente, che fof- fe mate? ae Dimanda che dene farfi a’ fizli di poca eta , & a’ rujlici 3 perché molti credons, che fe now confua mano it peccato cum perfona diner{i fexus, cre dono, dico , di non peccare in quefta materia C7 io bo incontrato molti 5 che non fanno , quod pollatio fit peccatum . P, Padre nd. C. Se n’é mai confeffata ? Da quefia dimanda fi pud inferire a'poferiori, fe acafoin tali perfone v'era malizia ; poiche, fe lo confeffano, fenza che alcuno dica loro cbe fia peccato', € fegno , che formarono concetto, chefoffe cofa brutta , e diforme - P. Ame son é mai p2fsaco per il penfiere di confeffarmene , fino, che noa ho fearito di- re , che € peccaco . :, 4, C. Quanto cempo € Rato in quefta igno- ranz3¢ Ry ' ; P. Padre , quattro anni in circa . C. In quefto tempo , quaure voice € caduto in quefto peccaco ¢ P. Padre faranno due volee la fectimana, vna per Valera. C. Qaelto é peccato contro-narcura: vero é,che io V.S. non fa peccato per caufa dell’ jguoracz2 , quaatunque quefio peccato fia, proibico per Legge di natura, in fenrenza cos mune de'Moderni; quale ammerre, che pod dari ignoranza isuincibile nelle cofe proibice dalla Legge naturale . VedaG il Cafpeafes \ M 2 Tom.
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