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Uae Capitolo VIII. Efortaxionea coloroy, che mantenzono ody . 89 nofcove, 6 denono conofcere ( poiché tanre voltelo fenrono dire, ¢ predicare a’ Minifiri di zelo ) che danno occafione colle loro profa- nita a moliiflimi di peceare ; come pud fuffra- gale queila feufa? Canendum enim eft , quod occafionem mali, praftat, licet now intentione mali fiat, dice dottamente I’ Abnicnfe ad cap. 11. Matt, que. 24, lit. C. Encil'Iftoric leggiamno, che Dio ha caftigaro molte perfone per quefio eccefio , {enza che fia loro valfura , quefta , 6 altra {cufa fomigliance . 63. Quelle perd, che s'aderaano modefia- mente , quancuogue fia a fine di parer bene , fe - pon hanno incenzione cattiaa, né animo di prouocar¢ alcuno al male, oon peccano mor- talmence 3 Nemeno fe defiderano d’efier ville da quefto , oda queli'altro, quavdo non fan- ho degerminatamente, che alcuno le amicon amor obliquo ; il che fe fofle , allora pecchereb- bero mortaimente, quando lo facciitro fen- za oceeflicrd. Balto Verb. ssandalum §, 3.& alti. CAPITOLO VIL, Efortazione d quei,che mans tengono ody . 64. NO de’precetti, che pid ci ha rac- comandati Chrillo $, N. ¢ fazo quello della carita, infeguandoci a pracicarla co’ noftri nemici, non folo colle parole, ma molto pid cogli efempi fublimiifi- ini; poich¢e non v'é ttatco, a¢ puo eficrui per- {ona alcuna, alla quale fijao itare farce mag giotiingiurie di quelle farono faccea Chritto Gics3i nohtro Dio , ch’effendo la fleffa innocea- za, ¢ Santica , fii rractaro da ladro, da beftem- miatore , da iademoniato , & finalmentes cooficato in Croce come Reo; e¢ fu canto ge- nevofo il {uo cuore, che con turta libsralicd perdond a fuoi Crocififori ogni oltraggio. Sa: ra fomma faperbia, che va'huomo pretenda dcfere di maggicr condizione di Dio:che» limmeofa Mactta di Dio ingiuriaca abbiada {offrice , tollerare , ¢ perdonare ,¢ che 'huomo creatura vile ,e miferabile non abbia ad inge- goarti di fatlo aach'egli ? Alzi V.S. gli occhi 4 quel Crocififfo Signore, elo vedra dinenuro fcopo Wingiurie le pid ac- troci, d’affronti i pid ingivriofi, d'olcraggi i pi iniqui , d’offcfe lc pid inginfte, che & Gjao vdite: concempli quelle Mani, ¢ quei Piedi, che mai offefero alcuno , ma bensi a curei gio- narooo , inchiodati.con duri ferri ; quelle Tempia divine, che fempre idearone penfieri tucc’amore , autrirono afferti difomma pitta, forate di pungearifime fpiacsmiri quegli Ome- ti fracaflaci dalle batticure : quel Volzo Diuino _ Sporcaro da’ {pati, ijlividico dalle guanciacs, ¢ finalmeuce miti quel Corpo Sacro Jafciato {ula Croce qnal ritaglio, & auaozo di pene, ecormenti. Or mi dica , fono tants, ¢ si gras uilinginrie , che V.S. ha riceuuto da fuoine. . mici? Cerro chends Ora, fe Dio ha coteraro tanti olktraggi, per dar efempio a V.S. ¢ per- donato coo fomma generofita tante offcles, perche V.S, non fara lo fteflo co’ faoi nt. mici? E {c vogliamo auanzare vo poco pit il dif. corfo; Ela Refla quanre ingiurie ha fatcoa Dio? Quante volce Phadifprezzato? Quanti peccati ha commefio? E cid non oftance V.S, vole, che Dio le perdoni rance offtfe, & ol- tiagsi? Auuera, che fe noa perdonaa fuoi nimici , 2g meno Dio perdonera aici; ¢ fe soa fofire in pacicnza i corti, che le fono Rati faciije _ né meso Dio foffdara quelli; che a lui ha-farco + V,S.eche Dio mai Pamera, fe ella non amai {uoi nemici. E ic V.S,non vive in pace, né conferuala cacica co'l fuo Proffimo, né meno Pio fara pace con Iti, mala paghera colla ttefla mone. ta: Eadem mevfura, qua menfi fuevitis , remcn tietur vobis : Lac, cap. 6. Riflctea , che fe diane da a Dio Noftro Sigaore nell'orazione de! Pa- ter Nolter , chele perdoni Ie fue colpe , com’el- Ja perdona a’ {uoi nemici; non perdouando, dioanda a Div, che né meno perdonia lei. Sua Divina Macfla la fara, come la & V.S. In proua di quetta veritd , ci dice Vifteflo Chri- fio , che ad vn’huomo, quale per cerco debiro doutua ctitr incarcerato , chiedeado pica al credicore, fa condonaro tutto il debico: L’huo- mo debicore ,¢ra ancor e¢gli credicore d’vn'al- tro; quale pure gli dimandd, che gli vfafle, come a lui cra ftaca vfaca , piera; ¢ queito, for- do alle preghicre del debicore , mai volle vfar- gli mifericordia ,& io pena di quefta crudelea lo confind la Maefta Divina nella carcere erere na dell’Jaferno. Lo fteflo fara con V,.S. fenoa perdooa ,ed v{a pieced co’! {uo Proffimo ; cos me fi puo vedere nel feguence cafo: fi rife- rifce neilo fpecchio degli cfemp'j Verb. Dimit. num 4 nel 65. Vera vo'huomo vendicatiuo , che mai volle perdonare vo’ingiuria. Moti coftui, ¢ lenato ilcorpo, ptr efsere portato alla fepol- tuta , ftando nella Chicla ,¢ cantando VG- cio de’ Morci, gionco i} Sacerdore 4 cancace quella Itzzione , che comiocias Parce mibi Do- mine, perdonami Sigaore . I Crocififgo deli’ Alcare Maggiore ( cafo fpaueatofo) {chiodd dalla Croce ic Mani, e chiudsadofi con gueiie Voregchie , difse con voce alta, che lo fenii turco i] Popolo: Non pepercit 5 neque parcan, Egli nce ha voluta perdonare , ng io mai per- dentre 3 hui e M Efem:

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