BCCPAM000545-3-09000000000000
78 jpon é pectato mortale ; per non auerlo preui- “fio auanti. Ela ragione ¢, perche ogni ptc- cato hada effere volontario; ¢ per effere vo- lontario , € neceflario , che fi preueda , ¢ fico- nofca auanti: V.S. non previdde guefto danno, chele aucua da fare, né n’haveua ifperienza, che poteffe efferle fondamenco per conofcerlo: Adungue non fa colpabile , 14. P. Padre vna altra volta ho rigettato §l cibo , per non poterlo foffrire il ftomaco, c he troppo aggrauaua. C. Pertigettare il cibo, fentina danno po- tabile nella {anita ? P. Padre no. C. Il caricare alqvanto pid lo Romaco ,di modo, che Girigetti il cibo, ‘6 la bevanda, fe non auuient altro danoo notabile alla fanica, — non € peccaco mortale , vepialesi, Confta dal “Decreto d’Innocenzo XI. Propofiz. 8. Vedas jl fuo fpiego Trat. 10.4. 28. ¢ 29. 15. P.. Padre m’acenfo anco ,che due volce mi fon vbbriacato co'l vino . C, EB’ flaco per aner bevuro treppo, 6 per efierS pofto al fuoco dopo d’aner beunro mo- deratamente , 6 per auer lo ftomaco debole? P. Voa volta fi, per aver beuuco trope po, l’alera per fiacchezza di Nomaco, edi tefta. . C. L’ vbbriacarfi vna perfona volontaria- mente, € materia di peccato mortale , nop foe Jo per efler contro la virch della temperanza, ama anche per privarfi volontariamence , dell’ intepdimenco,¢ ridurfi allo ftaco delice beftie. Pero, quando I’ybbriachezza nafce da fiac- chezza di flomaco, fenza ecceflo nel bere , pon écolpa grave. Toleto, Leflio, Nauarro,& altri, che cita, e fiegue Bafleo verb. Gulan, 5. ¢6, 16. In quefta occafione, nella quale s’vb- briaco per troppo bere, prenidde , ¢ conob. be, che il benere l’anerebbe priuato d’incendi. mearo 2 P, Gia conofceno, che beueno molto, e che non mi poreua effer vtile. C. Se non Je foffe venuto in mente, che le auersbbe facto danno, non farebbe peccato mortale; perché non farcbbe volontario , co- me s’€ detto: pero bafta per giudicare , che V.S, peccd mortalmente , che gii fia veouro ia mente , che bevnena troppo ; perché con quefto selponcua al pericolo d’vbbriacarfi. 11 met. terfi a pericolo di peccato mortale, é colpa grave: Adungue V.S. peccd grauemence in quefte . 17. Ha per coftume d’vbbriacarfi ? P. Rare volte mi fuccede. C. Se anefle ilcoftume d’vbbriacarfi , fareb- be incapace di ricenere l'afloluzione , comes confta da! Decreto d’Innocenzo XI. nella Pro- Poliz. Go. a ee TrattatoV. del V. Comandamento « i ai | a Quiimporta molto ; che il Confeffore ado? pri il zelo con molee _perfone, che hanno que, ito vizio d’vbbriacarfi, negando loro l’aflolu. — zione ; perche d’ordinario vengono fenza pro. © policod’emendarfi, ¢ per quetto fonoincapa- © ci dell’affoluzione. Poiché quefta paffioneé tanto difficile da correggere, che fe il Confef. © forenon fi prenale di quefto mezzo, e¢dico. © muindar ad efle, che benjno moderatamentce, — & adacquino il vino, fara difficiliffimo il le- uargliela, Gli altri vizij , fenon li vince lara. — gione, lirimedia eta, che 6 {minuifce ,6 to- © glic le forze , per profeguirli, ma quello dell’ — vbbriachezza , quandol'erd é pin cadence, fuo- © le eficre pik vivo, ¢ con maggior forza nella © Perfona, 4 Né & meno ripreofibile quel guftotroppo — difordinato @’alcuni, che fi prendono a fpaflo © di far vbbriacar altri, gloriandofene, quafi che aneflero conquiflaco qualche Piazza del — nimico; fénza auuertire la graue offefa di Dio, © che commettono , eflendo oceafione di peccato — alfuo Proffiino. CAPITOLO Il. Dell'Omicidio, e Mutilazione, e Reflituzione de’ danni da quello feguiti. ne vnJadro 4 tubarmi,enelrempo | che vicina di cafa co'l furco , gli diedi vna archibuggiata , ¢ l ammazzai. C. La roba , che gli aucua rubato era, aflai? P, Padre, mi portaua via vna borfa con yenci pezze dencro, C, Per ja quanocica d’va fcudo d’oro none lecito a@mmazzare i] ladro,; come confta dal Decreto d’Innocenzo XI. nella Propofizione 31, Pero per la quantica, che gli rubava, po. teva ammazzarlo co‘l moderame inculpatz tus tele ;come ora rifoluero. 19, Poteua V.S, lenargli il {ao danato , fen- za ammazzarlo ¢ P. Padre si, co’l dargli quattro baftonate potcuo fargli lafciare quello, che mi porraug via. C. Quando vn ladro entra in cafa di norre, ordinariamence non € colpa I’ ammazzarlo; poiche cali perfone vanno rifoluce d'ammazza- re i padroni delle cafe ; e fe facendo ramore non fuggono, ¢ fegno, che hanno quefta volonca, crifoluzione, Beaé vero, che, Cosi quando entra incafa, come quando n’efce, fe fipud timediare aldanno, ¢ fare, chenontubi,ne — faccia infulci , fenza ammazzarlo , fi deve fares perché altrimentj mancherebbe fl moderamen inculpare ctuceke. E per quefta ragione V.S, Peco mortalmence contro Je ginfizia, in aver am. 38. P . Padre m’acenfo, che yna norte ven.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz