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ininterrottamente per oltre un sessennio, fino all'ottobre del 1709; si recò quindi ad Orvieto, dove fu ortolano fino al mese di gennaio del 1710, quando cominciò ad eser– citare l'ufficio di questuante. Cominciavano cosi i quasi quarant'anni di vita orvietana, interrotti da una breve permanenza a Bassano (ultimi mesi del 1715) e a Roma (metà maggio-fine ottobre 1744). Finalmente, il 13 mag– gio 1748, vi fu la ,partenza definitiva per l'infermeria di Roma, dove morirà il 19 maggio 1750. Questa la cronologia della vita di fra Crispino, rico– struita non senza difficoltà sulla scorta delle testimonianze processuali e della vita che di lui scrisse il p. Alessandro da Bassano. Nei cinquantasette anni trascorsi tra i cap– puccini, fra Crispino fu cuoco a Tolfa, infermiere a Roma, di nuovo cuoco ad Albano, ortolano a Monterotondo, que– stuante, per lo spazio di quasi quarant'anni, a Orvieto. Come si conveniva a un frate, si mosse sempre per « ob– bedienza». Nondimeno, in due casi chiese e alla fine ottenne di poter essere trasferito altrove. A Roma, i su– periori dovettero prendere atto del suo cattivo stato di salute (ebbe delle impressionanti emottisi) e mandarlo a respirare aria piu salubre: ma lui si trovava a disagio a contatto di medici, medicine e trattati dell'arte salutare. Era venuto tra i cappuccini per servire e faticare, e gli sembrava un tradimento doversene stare all'ombra: a suo dire, « lui era una bestia da non stare all'ombra, e che ci voleva per lui o fuoco o sole, e che doveva stare o alla cucina o all'orto». Fu piu difficile ottenere il trasferimento dal con– vento di Albano, dove la presenza di fra Crispino era ritenuta necessaria non solo per i servigi che rendeva alla numerosa comunità e agli ancor piu numerosi ospiti di riguardo che vi giungevano, ma principalmente perché per lui nutrivano stima e venerazione teologi, poeti, no- g

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