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dei calzolai. In convento, però, non eserciterà mai que– st'arte, forse ritenuta troppo leggera per lui che doveva essere provato! Infatti, fu immediatamente spedito a van– gare l'orto da mane a sera; quindi fu dato compagno al questuante, per appurare se riuscisse a camminare gior– nate intere, sotto la sferza del sole o della pioggia, carico di pesanti bisacce. Crispino superò la prova, non senza meraviglia di chi lo aveva giudicato non idoneo. Intanto, con la sua bontà, pietà, austerità e giovialità edificava novizi e religiosi. A poco a poco il rigido maestro si ricre– dette, e con lui tutta la famiglia religiosa. Quando poi fu necessario assegnare un assistente a un tubercoloso grave, il p. Cesare Veochiarelli da Rieti, che per consiglio dei medici era salito alla Palanzana in cerca di aria salubre, la scelta cadde su fra Crispino. E il p. Cesare, sul punto di lasciare la Palanzana, ebbe a dire che fra Crispino non era un novizio ma un angelo. Che cosi fosse, n'era ormai convinto anche il maestro, p. Giuseppe da Paliano, che per il resto dei suoi giorni si glorierà di averlo avuto novizio. E per molti anni, nel noviziato della Palanzana, si seguiterà a ricordare fra Crispino come un novizio modello. In cam1n1no Al compiersi dell'anno di prova, il 22 luglio 1694, ap– pena emessa la professione dei voti, fra Crispino fu tra– sferito a Tolfa, dove rimase quasi tre anni, fino al mese di aprile del 1697. Passato a Roma, vi sostò appena qual– che mese; dal 1697 fino all'aprile del 1703 dimorò ad Albano, di dove passò a Monterotondo: qui rimase quasi 8
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