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riata nel vedere il figlio, non ignaro di lettere, optare per l'umiltà e le fatiche proprie dello stato d'un fratello laico. Stando a quanto riferito nei processi, Pietro avrebbe vinto le lacrime e le resistenze della mamma, dicendole: « E quante faccie avete voi, madre mia? Non vi ricordate che... mi donaste alla Madonna?». Al che la povera donna avreb– be risposto: « Va' pure a servire la Madonna». E' difficile negare la sostanza di questo discorso. Si direbbe che la sua eco mai si spense nelle orecchie e, meno ancora, nell'animo di Pietro, il quale farà accogliere in Orvieto da persone caritatevoli, almeno per un certo tempo, e la madre e la sorella. Quest'ultima sopravvisse al fratello, rimase nubile, fu terziaria domenicana e servi presso la famiglia di Giovanni Battista Leporelli, da cui fu assistita fino all'estrema vecchiaia. Era « Una santa– rella », ma, divenuta cieca e invalida, visse di elemosina. Crispino fu in corrispondenza con lei fino agli ultimi giorni di vita, forse non senza pena. E' un fatto che a un pio giovane, Giuseppe Maria Fracassini, desideroso di farsi cappuccino, consigliò di rimanere nel secolo ed assistere la propria mamma. Inattesamente, nonostante le lettere del ministro pro– vinciale, Pietro trovò difficoltà ad essere accolto àl no– viziato. Il maestro dei novizi, vedendolo piccolo e mala– ticcio, gli disse di tornare a casa. Comunque, alla fine gli consenti di rimanere come ospite, mentre si attendeva la risposta del ministro provinciale, il quale, non senza una punta di dispetto, scrisse che a lui spettava accettare i novizi all'Ordine, e al maestro provarli. E il maestro non mancò di mettere alla prova il no– stro Pietro, subito dopo che, il 22 luglio 1693, giorno della Maddalena, l'ebbe rivestito dell'abito cappuccino, dando– gli il nome con cui è conosciuto nella storia della santità: Crispino da Viterbo, in omaggio a san Crispino, patrono 7

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