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laborioso ed onesto. Nel 1721, quando Crispino godeva ormai fama di santità, il canonico Jozzi, patrizio viter– bese, parlando col padre Gabriele da Ischia che predi– cava nella cattedrale di Viterbo, esclamò: « Oh che buon giovane era nel secolo! ». Un nov1z10 da provare Pietro Fioretti si sarebbe deciso a farsi cappuccino al veder sfilare per le vie di Viterbo, in una processione penitenziale ordinata per impetrare la pioggia in tempo di grave siccità, un gruppo di novizi scesi dal convento della Palanzana. Ma, quella, dovette essere soltanto la clas– sica goccia d'acqua che fa traboccare il vaso. Nella Viterbo francescana, i suoi incontri con i figli del Poverello ap– partenevano ai primi ricordi della finciullezza, come ri– sulta dall'episodio dei libri rubatigli nella chiesa di S. Fran– cesco alla Rocca. Il proposito di farsi francescano, doveva averlo coltivato a lungo, poiché aveva letto la regola mi– noritica e ne portava un piccolo esemplare addosso. Non solo, ma, al momento della scelta, egli optò consapevol– mente per lo stato laicale poiché voleva imitare il beato Felice da Cantalice. Con questo proposito si presentò al ministro provin– ciale, p. Angelo da Rieti, in visita al convento di S. Paolo, il quale gli concesse immediatamente le lettere di accettazione all'Ordine. Pareva che la porta del novi– ziato gli si aprisse facilmente, con immensa gioia del suo cuore. Ma cosi non fu. Si opposero anzitutto i suoi fami– liari, a cominciare dalla mamma, ormai avanti negli anni, bisognosa di aiuto, con una figlia nubile a carico, e contra- ;)

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