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nell'asino del convento, risponde: « Io per me stimerei bene che prendesse moglie il primo [dei fratelli], acciò non avessero a nascere disturbi dopo seguito il matrimo– nio, come suole per ordinario succedere in simili con– tingenze >>. E, a questo stesso fratello maggiore, scrive senza reticenze : « Non dia orecchio a veruno se mai la coartassero a far donazione», poiché se ne pentirebbe. «Basta! Vostra Signoria ha giudizio... Solo le dico che si ricordi di salvare l'anima>>. Egli scrive con autorit:'1: « Stia sempre più vigilante nel servire a Dio»; « Sopra tutto sia umile, essendo que– sta la base di tutte le virtù»; « Solo vi dico che fate riflessione a quanto vi ho detto». Ma egli non vive sulle nuvole, è un realista e sa che il Signore può fare atten– dere, proprio come gli uomini possono render vana ogni sua preghiera. Cosi, dopo che ha supplicato il Signore per i suoi amici, scrive che « resta solo che Dio delle mi– sericordie voglia esaudire me indegno peccatore». Una persona che gli è stata raccomandata « non si vuole emendare dopo tante preghiere>> da lui fatte a tale ef– fetto: e fra Crispino conclude con tristezza: « Segno evidente di un cuor duro>>. Coi potenti egli non diventa servile. Anzi, essi sono gli unici coi quali il fraticello usa un linguaggio che si direbbe persino duro: « Se vuole che Dio le dia bene e le salvi l'anima... », restituisca ! « Le dico, cosi ispirato dal mio amato Gesù, che... faccia violenza alla propria passione »; e, una volta tanto, sia pure con la consueta discrezione e laconicità, scende a stigmatizzare le torbide fiumane dei vizi che scaturiscono da quella fonte avve– lenata. Sa invece compatire chi è tentato. Cosi, a un buon prete di Bagnoregio tormentato dal dubbio circa la validità della sua ordinazione sacerdotale, scrive di scacciare tal 3fi

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