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Crispino, infatti, sa inculcare le verità cristiane anche quando comportano un peso: « Con allegrezza di spirito... baci quella destra amorosa di Dio, che lo flagella da padre per non averlo a castigare da giudice»; secondo la logica crispiniana, le sofferenze son « olocausti odorosi che si sollevano all'Altissimo», e l'accettazione della divina vo– lontà è « segno evidente della predestinazione». Perché ciò riesca meno difficile, fra Crispino inculca la preghiera, il ricorso frequente e fiducioso a Dio e specialmente alla sua Madre Maria: « Siano sempre piu devote della Santissima Vergine, se vogliono andare in paradiso». Non v'è una sola lettera dove egli non lo ricordi. Gli amici possono star sicuri di non esser soli. Egli non cessa di pregare per loro : « Come faccio con– tinuamente nelle mie deboli orazioni»; « Giammai mi scordo di pregare... per tutta la città d'Orvieto». Molti lo interpellavano circa l'esercizio dell'orazione mentale. Per esempio, come meditare con frutto sulla passione di Gesu. E fra Crispino risponde di tener presente « Chi patisce, che cosa patisce e per chi patisce». E seguita a scriverne con dovizia di motivi e con la convinzione delle cose lungamente ruminate. Infatti, « la dolorosa passione di Cristo è sufficiente a liberarci tutti dall'inferno». A fra Crispino non si taceva niente, neppure per lettera: infermità, figli che destavano preoccupazioni, prove di spirito, contrasti che travagliavano comunità re– ligiose, parti difficili, « debbo risposarmi ? » («Si, per la salvezza dell'anima tua»), richiesta di raccomandazioni (il mondo non cambia!), confessori che la piu infame delle calunnie aveva gettato nella costernazione... Nessuna lettera resta senza risposta, poiché neppure l'umiltà può dispensare fra Crispino dall'esercizio delle opere di misericordia. Cosi il fraticello, dopo aver rilevato - non senza una punta d'ironia - che non si cercano lumi 35

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