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tanto fracasso per un asino che passa! Andate in chiesa a pregare Iddio ! ». L'umile bestia da soma tornava spesso nei discorsi di fra Crispino, e nelle sue parole non c'è alcunché d'af– fettato. Un giorno disse al p. Giovanni Antonio: « Padre guardiano, fra Crispino è un asino, ma la capezza che lo guida sta nelle vostre mani; però, quando volete che vada o si fermi, tirategli o allentategli la capezza l>. Quan– do si faceva aiutare a porsi sulle spalle le bisacce, « tutto allegro e gioviale egli diceva: Carica l'asino e va alla fiera »; e a chi gli chiedeva perché mai non si coprisse il capo contro la pioggia o il sole, rispondeva « faceta– mente: Non sai che l'asino non porta il cappello? e che io sono l'asino dei cappuccini? ». Ma alcune volte sog– giungeva con serietà: « Sai perché non porto la testa coperta? Perché rifletto che sempre sto alla presenza di Dio». Le lettere di fra Crispino Fra Crispino fu in corrispondenza epistolare con molte persone: parroci, monache, frati, rappresentanti della nobiltà e comuni mortali che un giorno avevano dato a lui il pane e il vino e che, nel momento del biso– gno, venivano a bussare al buon cuore di chi aveva tro– vato Dio, per avere una preghiera e una parola rassere– nante. Le lettere furono molte. Nel decreto circa la ortodos– sia degli scritti di fra Crispino, emesso dalla congrega– zione dei Riti il 23 dicembre 1767, ne vengono ricordate 553, reperite nelle città di Bagnoregio, Città della Pieve,
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