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Crispino dice : « Eh, che vuoi fare il sagrificio di Caino ? ». Dopo che un cappuccino era scampato per miracolo alla morte nel tentativo di attraversare un fiume in piena, fra Crispino cantarellò: « Torbida si vede, torbida si lassa; son un gran matto, se si passa». A fra Crispino capitava spesso di dover parlare di se stesso... per aiutare gli altri a farsi sul suo conto un'idea piu rispondente a verità. Cosi almeno la pensava lui, che volentieri faceva eco ai suoi denigratori con dire: « sono peggiore dei merangoli, da' quali pure se ne ricava un poco di sugo, ma da me cosa vogliono ricavare ? ». Per sottrarsi a lodi ed ammirazione, fra Crispino ricor– reva spesso ad immagini e similitudini. A chi gli diceva di non rovinare la minestra con l'assenzio, rispondeva: « Ogni amaro tenetelo caro », oppure: « Questo assenzio, se non è secondo il gusto, è secondo lo spirito». A chi lo compassionava vedendolo camminare sotto la pioggia, diceva: « Amico, io cammino tra una goccia e l'altra», oppure tirava in ballo la sua « sibilla » che gli teneva « l'ombrella sopra il capo » o gli portava le pesanti bi– sacce. Essendo andato a visitare il cardinale Filippo An– tonio Gualtieri, questi gli chiese perché mai, per l'occa- non avesse indossato un abito e un mantello un poco migliori. E Crispino « al solito con una facezia ri– spose, allargando il mantello, che questo riluceva da tutte le parti, volendo significare che era logoro e sbu– cato ». A chi si esaltava per i suoi miracoli, diceva: « Eh di che vi meravigliate? Non è già cosa nuova che Dio faccia miracoli »; « E non sai, amico, che san Fran– cesco li sa fare i miracoli ? ». A Montefiascone, al popolo che gli tagliuzzava il mantello per farne reliquie, gridava: « Ma che fate, o povera gente! Quanto sarebbe meglio che tagliaste la coda ad un cane! ... Che siete matti? 32

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