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Particolarmente numerosi sono pure i detti di fra Crispino circa la vita religiosa tra i cappuccini, a pro– posito della quale esclama: « Oh quanto siamo obbligati al Signore, che ci ha chiamati alla santa religione». In essa egli servi portando bisaccia e fiasche, che erano « la sua croce », « ma quanto era maggiore quella di Cristo ! ». Piu d'una volta ebbe a dire che la croce dei religiosi « era di paglia a paragone di quella de' secolari; e senza veruna uguaglianza le ,croci che portavano i secolari, benché di ferro, potevano paragonarsi a quella che portò » Cristo. Aveva perciò una visione piuttosto pessimistica della vita religiosa quale era vissuta nel suo tempo. Vo– leva che fosse impegnata, austera e materiata di opere. Soleva ripetere: « Figliuoli, operate fino che siete gio– vani, e patite volentieri, poiché quando uno è vecchio, non vi resta se non la buona volontà». Lui tanto garbato nell'« avvertire», quando si trattava di religiosi, lasciava volentieri da parte immagini e allegorie. Cosi, a fra Fran– cesco Antonio da Viterbo che si era arrabbiato contro il guardiano, disse di punto in bianco: « Paesano, se vuoi salvarti l'anima, hai da servare le seguenti cose: amar tutti, dir bene di tutti e far bene a tutti>>. A un altro suggeri: « Se voi volete vivere contento nella comunità religiosa, dovete osservare, tra le altre, queste tre cose: cioè soffrire, tacere ed orare ». Era particolarmente severo contro chi veniva meno al voto di obbedienza. Ammoniva: « Chi non obbedisce è un'anima morta innanzi a Dio ed al padre san Fran– cesco, ed un corpo inutile alla religione »; « ... rassomiglia ad un giovane senza giudizio, mentecatto e torbido in una famiglia, il quale è solamente buono per inquietare e disturbare gli altri e fare confusioni»; « ... è come un corpo morto in una casa, che a nulla altro serve se non ad appestarla con il suo fetore». 30
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