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Sentendo suonare la campana per la preghiera, si licenziava con dire che << lo chiamava il suo Signor Pa– dre»; e a fra Francesco Antonio da Viterbo dichiarò: « Paesano, quanto facciamo, tutto l'abbiamo da operare per amor di Dio... Io non alzerei neppure una paglia che non tosse per 1a gloria del Signore»; facendo altrimenti, « sarebbe stato martire del demonio». Frequentissime, sulla lingua di fra Crispino, erano « le sue sante massime » sulla Madonna, iehe chiamava « la mia Signora Madre >> : « Chi è devoto di Maria san– tissima non si puol perdere >>; « Chi ama la Madre e gl'of– fende il Figlio, è un finto amatore J>; « Chi offende il Figlio non ama la Madre »; « Non è vero devoto di Maria chi disgusta il suo divin Figliuolo coll'offese ». E insegnava a ripetere: « Maria santissima, siatemi luce e scorta particolarmente nel punto della mia morte ». Quan– do veniva sollecitato a pregare la Madonna per casi gravi (ordinariamente si chiedevano miracoli) egli diceva : « Lasciami .parlare un poco con la mia Signora Madre, e poi ritorna >>; oppure: « Mandarò un memoriale alla mia Signora Madre, e ,poi ne vedremo il rescritto »; e non sempre il rescritto era quale lo si sarebbe voluto, come nel 1caso di Francesco Laschi, al quale disse: « La mia Signora Madre non ha sottoscritto il memoriale da me porto per la salute» di tuo figlio. Sono molto numerosi i detti riguardanti i novissimi. Fra Crispino compie ogni atto alla luce dell'eternità che l'attende, e vuole che nessuno perda di vista questa realtà, gioiosa oppure terribile, a seconda di come si sarà vis– suto. A suor Maria Costanza annunzia la prossima, impre– vedibile fine con le parole « Chi nasce, muore». A chi era attaccato alle vanità del mondo, ricordava: « Ogni giorno ne passa uno>>. Incoraggiava malati e tribolati con dire: « Il patire è breve, ma il godere è eterno», 28
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