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Virtu alla prova Nonostante tutte le testimonianze di venerazione e di affetto, in Orvieto a fra Crispino non mancarono in– sidie, umiliazioni e contraddizioni, sia dentro che fuori convento. Per ben due volte si attentò alla purezza della sua vita col farlo insidiare da due « sfacciate donne i>. Nel monastero delle Convertite, una religiosa d'oltre Alpe si prese la briga di accorrere ad insultarlo, per lo spazio di oltre trent'anni, ogni qualvolta egli veniva alla porta per l'elemosina. In una famiglia convivevano due fratelli, uno dei quali gli dava l'elemosina, mentre l'altro lo insul– tava. Costui giunse a scrivere al ministro generale Bona– ventura Barberini da Ferrara (1733-1740), chiedendo la rimozione di fra Crispino. Sempre in Orvieto, il canonico Pietro Bucciosanti lo tacciava di ipocrisia. come lui, vi furono pure altri che gli gridavano in faccia « Sei un un ipocritone! ». Incomprensioni e « croci » non gli mancarono neppure in convento, da parte dei suoi confratelli. Ciò in certo senso era scontato. Fra Crispino fu un religioso impegnato a realizzare, consapevolmente e senza compromessi, un ideale. Ciò lo poneva non solo al centro dell'attenzione, ma anche in conflitto permanente e vivo con la realtà che lo circondava. Il suo ufficio lo teneva quasi continuamente fuori convento, in strettissimo contatto con « la sua fa– miglia orvietana», di cui conosceva vita e miracoli. Eb– bene, al suo rientro in convento, non mancava chi gli chiedesse novità. E fra Crispino, pronto e deciso: « Ho altro che fare, che stare attento a cose». Vi fu un guardiano che aveva il pallino della osser– vanza: la sera, voleva tutti i frati in convento, compreso 22

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