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gioniero nell'angusto osp1z10 di Orvieto, senza luce e senz'aria, e perciò pensava di chiedere di essere trasferito altrove, disse: « Che pensate? che cosa vi passa per la mente? Oh, discacciate queste tentazioni, rincrescimento e ripugnanza, rimettetevi alla santa obbedienza». Come si vede, a volte consigliava e persino ammo– niva senza che ne fosse stato richiesto. E non solo i frati. Una ricca signora orvietana, Livia Stellini, riferi che « senza veruno umano rispetto molte cose gli disse ri– guardo alla di lei condotta, acciò si emendasse... ; che in paradiso non si andava ballando, danzando e conversan– do». Incontrandola per via, le ripeteva ad alta voce: « Vanitas vanitatum et omnia vanitas ». Ma quella signora, brillante e vanitosa, non sapeva rinunciare al lusso e ai giovani che la corteggiavano. Per piegarla, fra Crispino le giuocò un tiro furbesco. Durante una missione popolare, convinse il predicatore che faceva lo « svegliarino », a lanciare il suo invito sotto la finestra della donna : « Con– vertitevi, o anima, oggi, ché poi non c'è piu tempo! ». La donna, prendendo quelle parole come dette a lei, si decise a mettere alla porta i cicisbei. La mattina seguente, fra Crispino, incontrandola, le disse: « Cosi va bene, Iddio l'ha vinta, il diavolo l'ha perduta». E il cambiamento fu reale, poiché in seguito la donna, seguendo i suggerimenti di fra Crispino, prese a visitare e soccorrere i malati all'ospedale, tra i quali Orsola Pisana, « ripiena tutta di schifosissimi mali», e Rosa Greppelli, « attratta nella vita». Fra Crispino si portava nei numerosi monasteri di Orvieto non solo per il suo ufficio di questuante, ma anche perché il vescovo si serviva di lui « per rimediare a scon– certi nati ne' medesimi monasteri». Egli aveva la massima stima per la vita consacrata di quelle donne, e incoraggiò piu d'una vocazione allo stato monastico. In caso di ma- 20
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