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notte e portavali poscia, senza vergognarsi, all'ospedale di Santa Maria della Stella, ove quelli sono mantenuti i>. Non mancarono situazioni imbarazzanti, che fra Crispino, col suo umorismo seppe trasformare in episodi da « fio– retti >l. E piu d'uno di questi «trovatelli», egli lo segui con particolare attenzione, curando che imparasse un mestiere. Fra Crispino era convinto che gran parte delle mi– serie materiali e moraU che ogni giorno aveva sotto gli occhi, erano dovute all'ingiustizia. Perciò, lui cosi mite, inveiva con forza contro il « grave peccato >> di chi defrau– dava gli operai della loro mercede. Ammoniva i mer– canti di essere giusti. Procurava che gli operai, che a volte erano chiamati a lavorare per il convento, fossero ben trattati, tanto « che tutti correvano volentieri» a farlo. Il predicatore cappuccino p. Angelo Antonio da Viterbo depose ai processi di essere stato esortato da fra Crispino « a fare anch'io ciò che esso faceva; mi disse che, quando si incontrava con qualcheduno di detti debi– tori, gliela cantava liberamente J>. Fece cosi con un nobile che, caduto infermo, voleva essere da lui guarito: « se voleva - gli disse - risanare nel corpo, si sanasse prima nell'anima, e che quando avesse pagato li creditori e la di lui servitu, egli dipoi avrebbe pregato Maria Ss.ma per la sanità del corpo ». Con la stessa libertà ammoniva i bestemmiatori, sem– pre ed ovunque: « posava la tasca - riferi un testimone -, andava ad investire le persone che le proferivano, e le correggeva acremente ». Fra Crispino era « un laico dotto », come un giorno ebbe a dirgli il lettore p. Luigi da Belluno: non solo aveva studiato da giovane, ma leggeva, meditava, ascoltava pre– diche e, a una mente aperta e vivace, univa una memoria di ferro per cui poteva ripetere alla lettera una predica; 18

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