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Quel che fra Crispino dava I bambini gli facevano festa e lo chiamavano « san Crispino»; i viterbesi rimproveravano agli abitanti di Or– vieto di aver tolto ad essi il loro « santarello »; gli orvie– tani parlavano del loro « san Felice » e della « religione di fra Crispino». A monte di tutto questo v'era anzitutto la fama di taumaturgo: fra Crispino era ritenuto un ope– ratore di miracoli a motivo delle moltiplicazioni di vino, farina e pane, delle guarigioni e deUe profezie a lui at– tribuite; ma non lo seguiremo su questa via, poiché, pur consapevoli che il miracolo è un atto di amore compiuto per soccorrere fratelli bisognosi, finiremmo 1per allonta– nare Crispino da noi, proprio mentre cerchiamo di avvi– cinarci a lui e capire il significato profondo della sua espe– rienza religiosa ed umana. Da un attento esame dell'ampia documentazione a noi giunta, risulta in modo incontrovertibile che il prin– cipale impegno di fra Crispino non consistette nel pro– cacciare i mezzi di sussistenza per la piccola famiglia che viveva in convento, bensi nella cura da lui prodigata alla grande famiglia formata dagli abitanti di Orvieto e dei suoi castelli. Ha dell'incredibile l'opera da lui svolta in campo assistenziale e religioso, per ,la pace e la giustizia. Nessuno sfugge alla sua attenzione: malati, peccatori pub– blici e privati, religiose, prostitute, madri nubili, bimbi esposti, famiglie ridotte in miseria, anime che il dubbio riduce alla disperazione. Per rimediare a questi ed altri mali, fra Crispino attinge alla sua bisaccia e al suo buon cuore, ricorrendo, se proprio ne,cessario, anche al miracolo. L'aneddotica è copiosissima, e conferma ampiamente le testimonianze di carattere generale che non pochi testi– moni resero ai processi. Ma come fare, in cosi breve spazio, 15

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