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disagiate, la ricusava « con bella maniera», dicendo che, se gli fosse occorsa, sarebbe tornato. In convento, fra Crispino aveva un orticello, in cui coltivava verdure d'ogni genere, che faceva distribuire alla ,porta e regalava ai benefattori. In particolari circo– stanze, poi, non mancava di invitare i benefattori in convento e li trattava con cortesia e giovialità. Nei processi molte altre cose si leggono su quello che potremmo dire lo stile di fra Crispino questuante: lo si vedeva andare carico di bisacce sotto le quali scom– pariva e che mai cedeva al compagno, anche se giovane e forte, tanto che uno di essi dirà ,che « l'andare per com– pagno di fra Crispino, era l'andare a spasso »; cammi– nava scalzo e a capo scoperto con ogni tempo; in deter– minate occasioni, faceva il giro, naturalmente a piedi e carico della inseparabile bisaccia, anche per la montagna di Orvieto; quando gli veniva offerto qualche ristoro, rispondeva lepidamente: « Un'altra volta, non è questa la giornata», e la sua giornata non veniva mai; trattava familiarmente anche con gli ebrei, dai quali riceveva ele– mosine. Dopo che fra Crispino fu partito da Orvieto, il padre guardiano Giacinto da Belluno trovò affissa dietro la porta della sua cella « la lista di tutti li luoghi della cerca» del convento, scritta di proprio pugno da fra Cri– spino, con in fine queste parole augurali: « Vivi sano, e dal peccato sta' lontano ». 14
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