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Cap Y. Efortaz:a quelli,che giurano,e maledicono. 39 corpofopra una fedia, per poi dargli la mat= tiva lepoltiras furono a prenderlo fatto gior= no, epiú no ritrovarono. Non é da mera- vigliarli, che il Demonio fi portalle via € Panima , 4 il corpo di quel huomo tanto fenza Dio» che Voltraggiava, come Le non Lavelle conofciuto . Efortazioni a coloro , che maledicono . On vede V.S. quanto brutta coa fia la maledizione ? Avverta y che é una parola indicativa d'un cuor dannato , d'un animo rilaffato, e d'uno fpirito difordinato , e feompolto; echeil maledire lenza timore é argomento, che lanimafna e pofleduta da Satanaflo. Lalingua , dice Criílo, parla le- condo quello, che há nel cuore; da un cuor buono > efcono parole buone , e dal cuore Cattivo , parole catrive , e male» e paroledi maledizione da un cuor maledétto . Quando (ale da qualche camino il fumo, s'inferilce, che nellacucina e fuoco, perche il fumo € (egno vaturale del fuoco: il camino del cuo- Ye ¿la lingua: Dunque, quando per quelta fale il fumo della maledizione, e fegno, che in quelio arde il fuocoinfernale ¿¡2femmata dá Gebenna. Jacob. 3. Efe V.S. hi famiglia, figli, dfervi, non confidera il mal'efempio y, ché da loro colle fue male parole ? Che cola hanno ad impara- rei figli, i fervi, chela vedono, efentono maledire fenza alcun timore, di Dio, fenon a fare anch'efildo fello? Efe alcuno diman- dera loro da chi hanno imparato, da chi po- tranno rifpondere» femon da mio Padre cat- tivo , eda una pellima Madre , che maledi- cono, come furied'inferno. EnonífoloV S. cauía loro queíto dannos d'infegnarli si cat- tiva dottrina, ma hi da temere-, che Dio caftighi e V.S. e quélli, in pena delle fue male parole; del che n'habbiamo molcifimi elempj. Nefenta uno. Efempio contro coloro , che maledicono. Tferiíce il Padre Andrade nel fuo Iti- nerario grado 12. $.12. d'aver cono- Icintosinuna Cittá un Giovinaltro, al qua- le fua Madres perché ufciva la nottedi cala contra lua volontá , tiró addoffo una male- dizione , dicendogli-, prego Dio, poiche non vuoi fare quello ti.dico , che ti faccia ammazzzre a forza di pugnalate, Sefletcuó in breve la maledizione, poiche una notte fú pallato da parte a parte con una Ípada, e lo portarono morto a lua Madre, la quale vidde elaudita la lua maledizione 3 con aípro [uo cordoglio. A me ancora, efuccello nella Miflióne , che incontrandomi con un'huomo y che avventó a fua moglie una maledizione y 4i- cendo: pofli tu moriredi mal di colla; indi a poco fu forpreía dal mal di cofta; chelitol- íe la vita. Altra maritata mi difle , che fentendo piangere un figliuolino , che allattava , 1M- fallidita gli dife y pofíi tu una volta morire , la martina lotrovó morto [lenza infermitá, né vi li vidde fegno d'altro accidente , che quello della maledizione . TRATTATO Il DEL. lll. COMANDAMENTO. Santificare le Feíte . CAPTOR Del Precetto d'udire la Mea. N queílo Precetto di fantificare le Fe- fte, una cola (i comanda, 4 un'altra fi-proibifce ..Si comanda l'udir Mefla tutti i giorni di Domenica , e Paltre Fefte comandate : e circa di quelto vi fono due Propofizioni condannate da Innocenzo Xl. quali [piegheró mel trat. 10, mum. 183. UH feg. Si proibifce in quelto precettoil lavorare in giorno di Feíla, 8 efercitare opere fervili : edi quefto diró molte cole nella 2 part. del= la Pratica trat,16, cap.8 e 9. Si proibilco- no anche gli acti grudiciali in-giorno di Fefta , del che tratteró nella 2, parte trar 15.cap.3.mum.238: E benche la materia del digiunoappartenga al 4. precetto della Chie- la; peró , per metterla nel Decalogo , ne parleró in quello comandamento ; lalcian- do altre cole diquelt'afunto per la 2. parte di quelta Pratica , dove ne! trat. 17. num, 14. U fe7. e num, 181. (y fc9. nello Ípiego delle Propofizioni 23.29 30.31. e 32. che fopra quelta materia condannd, Papa Alel- fandro VÍ. toccheró molte dottrine concer» nentia quelo. 1. P. Padre m'accufo, che due giorni di C 4 Fela

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