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PROPOSIZ. XVII. CONDANNATA. . E lecito ammarzzare il falfo necufatore , e fal teflimonj, (y anco il Giudice, dal quale? certamente ¡mminente la fentenía ingiufa , fe per altra via non pudo Pimnocente evitlre quefo danno . +7 SUproogo » che e cola certa non ef- ler lecito ammazzare 1 acculator fallo. , teftimonj falá , né il Giudice, dal quale fi teme certamente la [entenza ingiu- íla, quando we altro merzo, fenz ammaz- zare , per ripafare a' danni, che frtemono; perche, [e vi foflealtromezzo per la difela, li maucherebbe in queíla morte al modefa- me dell'incolpata tutela. Supponge per fe- condo, che quando non fi teme certamente, che il Giudice há da dare fentenza iniqua, ma Che Íolo y'e folperto, d timor probabi- le). imaginario, che: ingiufta- mente , tampoco: fará lecito-l'ammazzare; perché la vita d'an'huomo fi ftima molto, e non h3da toglierfi de faéto per congetturare , lolpettare ) d aver probabilitá 3 che dará una fentenza iniqua. La maggior difficoltá + , quando certa- mente fi teme un'ingiufla [entenza , eflen- do preceduta una falía accuía, e depofizio- nisbugiarde, e non avendo altro mezzo per difenderfi , che ammazzate )' accuíatore B reltimonjs e Giudice ; (e far lecito il far- lo? La ragionedi dubitaree, perche e leci- to ammazzare- quello , ¡che mi toglie roba, fama , ó vita, quando non hóaltro refugio, némezzo per la mia difeía y che 'ammazza- re * ¡Adunque Fpecolativamente parlando, parey*che fara lécito ammazzare 1'Accufa- £ore fallo y i falíi teltimonj,-e Givdice ,-da cui li -teme-certamente la fentenza ingiu- fia, aon avendo altro mezzo, d via per la difela . 118. -Ció nón oflante dico primieramen- te, che é cofa certa , ed oggi indubitabile, che non e lecito |'ammazzare ¡l falío Accu- Íatere » fal Teftimonj neil Gindice, dal quale fi teme certamente la [entenza ingiu- lta» quantunque non vi fía altro mezzo per difenderíi, che 'ammarzare 8 il dire 41 contrario é condannato come improbabi- le, Praticamente falío + e [candaloío mella Propofizione 18. la ragione e, perché , quan- tunque il Jus naturale permetta a qualfivo- glia il difendere la fua vita, fama y-ebeni Propofizione XV IH.Condannata. 52) dall'aggreflore ingiullo ; ha perd da elfere per mezzi proporzionati , e mifurati : Sed fic eft, chel'ammazzare i teltimonj fal, PAc- Eufatore, Sc il Giudice, dal quale li teme certamente Pingiulla fentenza, e un mezzo eccedente; Adunque non pudo valerfi d'elio , quantunque non vi fía alero mezzo per la dí- fela : Valero, perche il permettere quelo» larebbe aprire la frada'a graviflimi inconve- vienti, e-danui, potrebbe qualúvoglia gin- dicare con pafñione, chiequello, che l'aceu- sd » l'habbia fatto fallamente; che i teftimonj abbino giurato con bugia , e che il Giudice non opera giultamente, Standar ammazzan- do quanti gli (uggeriffe la paññione-foflero- in- giufti nel. giudicare la fua caulaz Adunque per chiudere laporta a tali inconvenienti, e flatagiaflifimamente la Propofizione 1 8.con- dannata. Alla ragione di dubitare polla di fopra ái rifponde, che + vero, che-permette il Jus naturale, chefi polla, perdifendere la vita, fama , eroba, ammazzare l'inginlto aga tel- fore, quando non v'e áltro mezzo perlardi- fefa ; con quello, che l'ammazzare fiain ca. fo , che fi giudichi mezzo mifurato, emo. derato : Ma non quandodi reputa mezzo ec- cedente;ecomeched mezzo eccedente l'am- mazzare una perfona pubblica , qual' e un Giudice, per timorcerto, che dará la fen- tenza ingiulta; e lia anché mezzo eccedente ammazzare l'Acculatore fallo, e falíi tefti- monj, per quelta ragione non fi deve , ne puó permetterí quello. 119. Dico per fecondo, che non fi con- danna quelto calo, come peccato veniale fo- lamente; comedice Prado fopra quefña Propo- fzione num, 5. e con lui Torrecilla fopra la medefina ; num, 14. nella feconda imprefione ; ma che fi condanna come peccato mortale; perché, quantunque la Propofizione condan- natadiceva, ¿lecito: e quellosche afferma > cheé peccato veniale , nordice, cheé leci- to» da dove pare li falvi il rigorofofento del. la Propofizione; peró , come la materia d'el- fala grave, li deve giudicar condannatao- megrave, epeccato mortale, come hó det- tonellafpiegazione della Propolizione prece- dente mum, 116,

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