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E poco zelo FalcuniConfeffori. XxXvij Vivir Dominus , quia filius mortis efi vir , qui fecit boc > ovemréddet in: E quadruplum : queftapecora e Panima, chi ne perde una, mérita pa» ,..,.,2.0. garla quadruplicata;z «e quello, chene perde molte , dice Elia Creten- fe ,che caftigó merita? cuitandeo fupplicio-obnoxims efi, quimuleis for= ej, raffe animabus- ob culpam fuam , [5 fegniciem exitii caifam prebuit : non Cret. oca. pare fi trovicaftigo adequato alla brutriffima colpa , qual” e Pellere * caula della perdizione d'una, d pi anime, che tanto travaglio co- ftarono al Noftro Redentore. E” certo, che Dio dimanderá ftrettife fimo conto , non folo de” peccati di commiflione , ma ommifñone, eche in quefta Tpecie dicolpa faranno avanti de* fuoi occhi divini di gran pelo le negligenzé in atrendere alla Tpirituale lalute de? proffimi; come fentenziolamenteci lafció infegnato il gran Padre della Chiefa San Gi- D. Hie- rolamo. Negue enim (dife i1 Dotrormaflimo) folwm pro moftris delidtis Mis veddemusrationem fed proomnium, quorum abutimur doms y lp nequaquam +. 10. Jumus de.corum falute folliciti : notabilifonay e che meritano rifleffione quefte ultime parole: nequaquam fumus de corum falute folliciti ; Me- ditiníi con-qualche pofatezza , mentre palo a confermare la dottrina bo a feguente ; che-riferifcono Cefareo , il Padre Alfonto Herrera. di psico o a Ls , : eS 22. Fi, dicono, un” huomoufuraro , che avaro pofe ogni fuo. tu- dio.noninammaflare tefori per Panima fua, main accrefcere il capitale della terra 5 fenza tiflertere , che fono caduchi i beni diqueñto Mon- do, e che foloquelli del Cielofono permanenti: non badava la fua ingordigia,-chefoffero leciti i mezzi , Chefervivano all'aumento de” foi telori; perche eflendo la cupidigia radice , che produce i rami di eutti i mali in frale Sagra dell? Apoftolo.: Radix ommium malorum eft Pod e A ; z . Y. 10. eupidiras ¿ E? necellario, che piantando quefto pellimo albero nella terra del cuore , nafcano moltifhmi rami ,che occupino le facoltá dell” anima : Eranoiniqui + eraffichi di queft' huomo , non ( ricordava d'eflere humano, diferribile per natura; a [vegliarlo daqueíta oblivio- ne di sé medemo, gli venne una grave infermitá , che Pavvisó , che la»morte lo chiamava alle fue porte per ifpogliarlode' fuoí corruttibili tefori. E? veriflimo quello fperimentato proverbio, che la morte $ un*echo, che corrifponde univoco alle voci della vita: Onalis vira, fnis ira e quefta antica fentenza ebbe un teftimonio di piú per fua autentica , coll infauíta forte di queltomál Criftiano. Crebbe lPinfer- mita, appretaronogli accidenti, giúnfeil sermine delle necellarie pre- venzioni di quel tempo ; venne il tempo di far reftamento , fi chiamo il Notaro, e-dettó il paziente la fua ultima volontá in queíta terribile, e formidabile maniera . Primieramente raccomando Panima mia 2” Demon, perche la portino:alle loro infernali prigioni , dove con eter- ni tormenti paghi 1 delieri comme : Scandalizzato, Satterrito il Notaro , -gli replicó? che dite? Gete pazzo? v'ha foríi Dio rigetrato dalla fua mifericordia? Panima há da raccomandaríi al Mere , che | acreó.
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