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a EA Pao cs A ——— latin o e E RS a o e e ME RA A de a | 'Ñ nl Ol 1 / AN pr A 'e Ps e 5 360 confiderando attentamente Polpite chelié ricevuto nella camera del petto, dargli grato il ben venuto, regalarlo degli afferei del luo cuore, offerendolo a Sua Divina Maeltá , co- me piatto a lui molto gradito; confegnargli le chiavi de' fuoi defiderj , facendogli dono delle (ue potenze» rendendogli i fuoi [enti- menti» acció.come fue creature lo [ervano; invitando quegli Ordini Supremi del Gielo a rendere con grati Cori le dovute grazie, e lo dial fuo Dio per un beneficio tanto grande, che gli há £atto» unendofi alla fua Anima con vincolosi ftretto d'amicizia; gli offerifca la fua Anima, il fuo cuores i fuoi delidorj, i fuoi penfieri; gli manifelti le fue milerie, le fue piaghe, lefue infermita . Rifletta» che e fapientifimo Medico, ches'elibifce di buo- na vogliá a rifanarla da' luoi morbi, fenza al. tro premio, chequello del luo amore. E fi- nálmente, fi trattenga una mezz'ora ¡n altre pie confiderazioni, che ledetterá la divozio- ne, e lomminiltrera Viftelo Signore , [e V. S. procurerá mirarlo, Sc udirlo cogli occhi, de udito d'una viva fede , $tardente caritá . Il Divino U flicio ancora há da recitará con modeltia al uo tempo feguato per cialchedun” Ora, con polatezza , Át attenzione - Non há V.S. da ftimar quel! efercizio come cola per- fontoria , e di ceremonia , ma come feudo» etributo» chei paga al Monarca de' Gieliin riconofcimento della noftra [ervica: HA da confiderare , quando recita , che (lá in mez- zo de' Cori degli Angioli ( Pfal.133.4 11 c00- fpeóts Angelorum plallam xib5 Deus mbus 5 € clefercita in terra quello, che fanno gli Spi- riti Beati in Cielo. Eleggafi, per recitarlo, luoghi folitari, e fequeltrati > dove il tumul» zo non la fturbi , ne Vinquieti la confuñione: Avanti di comineiarlo, li raccolga un poco nel (uo interno, confiderando y che, quan- doarticola le parole colla boccas (1á ivi Dia prelente, oflervando ilfuo cuore : recitan= dolo in quello modo , non cauía moleltia quel? efercizio» ma diletto, non tedio, ma allegrezza , none di pena, ma di [ollievo, ferve al Signore 'incento gratiílimo» e di lua- Viffimo Aromato , e dolce fragranza : Agli Angioli e di gioja, di contento a' Santi, e a V.$. digrandiflimo merito in queíta vita, per ( nel!' altra il premio) e la Gorona me- ritata., Trattato XI. dello fíato de” Sacerdoti. E. SiM Pr Fo00; Nel qualef¿ mofira quanto offende il Sigmore ché saccofa all' Altare mal difpofo . 182, Lriferilce ¿n Florib. Exemplor. Tom, 3. cap. 5. tit. 28. Exempl 1. che vera un Sacerdote, che menava apparente= mente una vita morigerata , finché un giorno iltigato dal comune nemico con [ottilifima frode ando a vilitare una Donna , portato per allora, non da (iniítra intenzione y ma da un' amicizia fincera . Peró , come che mai e ficura la paglia vicina al fuoco ,'e la polvere della concupilcenza s'accende fa. cilmente » [e la tocca fcintilla ben piccola: paísd dall'urbauitá alla: licenza , dalla fa- migliaritá all amoreimpuro; e quello, che al principio pareva civiltá corteggiana , fl al fine bruttifima amicizia . Oh di quanta cautela hanno di bilogoo i Miniltri di Dio, le vogliono vivere immuni dal contagio ate taccaticcio del vizio. Non fi ritirava quefto Sacerdote d'accoltaríi al Divino Altare y avendo bruttamente :idolatrato nell' ara la- crilega di Venere ) né temeva di ricevere Dio Sacramentato in quel cuore, nel qua- le aveva intro una malla fetente d'im- mondezze : Ma Dio , ch'e-gelofo de” fuoi Minillri > e che , le gode di (tar fra'caná dorí delle nevi, patilce in dimorare frá le lordure delle latrine ;- fi chiamo tanto of= feío dall'immonda vita di quelto Sacerdo- te, che un giorno , che Paveva: in mano per cibaríene , gli fpari in.un (ubito dagli occhi , non avende- cuore la fua puritá d' entrar in un perto si lordo : rimale il Sacerdote attonito ., ma non affatto .Ígan» nato :: volle vedere , [e folle quello-qual- che fortuito accidente » e per- provarlo + tornó. il giorno feguentea celebrare ; 4€ altresidi nuovo gli pl dalle mani-la Mae+ fa di Criftos Bene, e Signor Noltro: Vol- le elperimentarlo la terza volta » e quelta pure gli avvenne lo ftello-, che le due pri. me ; e-conofcendo gia', eh'é cofa dura si- calcitrare contro lo ftimolo , e che il reli. ftere ribelle a si manifelto-difinganno , era obbligare la giuflizia Divina a dar di ma- no all ultimo caltigo , apri gli occhi , e co- nobbe y che-le fue colpe erano degne di po- ne molto maggiori ; e ch'era gran Mileri- cordia Divina il prevenire co'l dilingan- no ció 5 she poseya punize con il il z A
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