BCCPAM0001175-5-0100000000000

legoire l'intenzione abituale nel fare i Sa- cramenti, ma quinon parliamo dell'inten- zione neceflaria per celebrare , ma dell'in- tenzione d'applicare il frutto del Sacrifi- cio; ecirca di quefto non dice cola alcuna la condannazione . 180. Ritornando al noítro calo., dico , che nella fentenza comune , qual dice, che l' eflenza formale del Sacrificio della Mella confifte nella Confecrazione , non foddif- fece V.S. con applicarla Mela nel fecondo Memento : ma ellendo probabile, che non confiíta la formal eflenza del Sacrificio nel- la Confecrazione , ne fiegue , che bafterá applicar la Mella nel fecondo Memento : Ica Tamburinus > apud Dianam parr, 10, trat. 12. refol, 27. la prima opinione peró e comune, evera, equella, che giudico deb- ba leguiríi , e praticare . CAPITOLO vV. Fjortazione y che al fine della Confiffone La da farff al Sacerdote. 181. On (ara facile , Signore , che io s poíl: ponderarea V. S. l'eminen- za Íublime , che há il monte elevato del- la dignitá Sacerdotale, e la fomma puritá, che ricerca la Maellá Divina ue Miniftri del fuo Altare. Non fido la Suprema Bon- tá quelt'impiego agli Angioli, non agl' Ar- cangioli , non alle Poteítá', non a' Cheru- bini 3 non a'Serafini , non ad alcun ([pirito di quelle puriffime Gerarchie , che afifto- no alla prelenza del Re del Ciclo; fi diede lolo. a queltesSovrane Intelligenze, Vimpie- go di guardare la Reale prelenza di Crifto Sacramentato : elercizio , a cui applicano con si profonda riverenza , ed attenzione tanto riverente , che dice il Grilollomo 5 che pienidi timore, e Ípavento» e quali ac- ciecati negli occhi da folgoreggianti raggi , che. tramanda quell' Oftia conflecrata non ardilcono .rimirare con libertá mifterio si venerabile .. Quod Angeli , dice Griloltomo bom. 80. ad Popul Antioch., videntes. horre» Jeunt;.neque liberó audent intuer; propter emi cantem ¿nde fplendorem . e Quelto Sacro impiego > che , fe bene con emulazione divota ammirano i Sera- fini, non ebbero tuttavolta fortuna di yederlo fuo , ha confegnato la Divina CapV Par. IH.dell efortaz.chebada farfial Sac. 357 Bontá agli huomini , creature per natu- ra d'ordine molto inferiori a quei So- vrani Spiriti . Quanta dunque dev eller la ftima , colla quale veneriamo , Ác.ap- prezziamo in noi medemi dignitá tanto eminente ; e quanto e dovere , che noi ci portiamo , non come figli del Secolo , ma come Cittadini del Cielo ? Tale h% da ellere la puritá d'un Sacerdote, dice San Gio: Grifoltomo /ib. 3. de Sacerdot. y che fe folle collocato in mezzo degli Angioli , potefle far con decoro , e fenza diídir= vi in lor compagnia: NeceJ? ef Sacerdon tem fic eje purum , ut f im Calis' ¡ps cola locatus y inter Culefes ¡llas virrutes medius Jharet., Rifletta V.S. le taleéil fuo cuore; confi- deri per vita fua , quanto poca e la candi- dezza de' fuoi coftumi ; oflervi , che il fuo obbligo e molto differente dalle fue opere: non fia ella nel numero di coloro, che abbo- mina David, P/.48.che non feppero intendere la grandezza del loro onoratiflimo Ufficio : Homo, cum in bonore ejfer y non intellexit, per non aver faputo, che l'Impiego, Ufficio, e Dignitá Sacerdorale e tanto fublime , che non Íi trova eminenza , a cui polla giulta mente paragonarli , come difle S. Ambro- gio lib, de Dignitat. Sacerdot, cap. 2. Honor, (y fublimitas Sacerdotalis mullis potef compara. rionibus adeguari. Ellendo poi la dignitá tan- to fublime, non [ard ragionevole , che fia= no i penfieri umili ? eflendo P'Uficio tanto grave» certo, che gravi hanno da eflere an- cheicoltumi. ( Ambrol. ¿bid, ) Ne/e honor fublimis y E vita deformis . , Vorrei, Signor mio, che capiffe, che non tutto quello , che e tolerabile in un Seco- lare , puo foffririi in un Sacerdote : le pa- role diícherzo , di giuoco, diburla, che in un Secolare fi ponno diffimulare, in un Sa- cerdote faranno abbominevoli . Come te- merario Cafligó Dio con fommo rigore il Sacerdote Oza (2 Reg. 6. ) Percuffír cúm Jfuper temerstate ua; € il fuo ardiré, € pec= cato conúillé , dice Teodoreto, che per ve- dere, che , portatal' Arca da Fililtei fovra d'un carro, Dio gli aveva tolerati; pensó , che facendo egli lo fleflo , egli pure aye- rebbe lofferto: Hoc em fefellis quod ff e mila Ja ab alienigenis, nemini nocust : S ingannó di molto nel peníare , che gli era lecito quel. lo , che Ki diffimulava con altri , che Hon aveyano tant' obligo : E fe ció, che pud Z 3 perdo-

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz