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330 P. Padre , che voleva recitare 1'Uficio Divino. C. Per loddisfare al precetto non li ricerca intenzione di foddisfare a tal precetto, balla, che non sabbia inteoziome contraria, di non volere foddisfare in quel giorno al precetto y bencheé fa neceflario aver intenzione di recitare , quale non é necellaria » che lia elprella , ma balla Pim» plicita , che (há imbevuta nel prendere il Breviario, poríi a recitare , come dico mel luogo citato dele Conferen, S.1, num. 12, € 13. dove tratto pil di propofito quelta materia, enon. la ico qui: cola potrá vederla chi -vorrá : Vedali anche Villalobos ubi fupra am. 8. ; 86. P. M'acculo Padre , che in una oc- calione recitando Ufhicio Divino, mi [ug- ger1il Demonioal penliere un' oggetto ofce- no» ebruttó: enon folo v'acconfentii com piacendomene , e dilertandomene , ma an- che propoli di peccare elteriormente » finito VUfhcio. : C. Fú pienamente ayvertito il penfiere, a cui V.S. acconfenti? P. Si Padre. C. Acciocché vi lia peccato mortale , lo» no necellarie te cole; materia graves pie» na avvertenza , e pieno conflenío , come quelto lia , 8Cin che li diflingúano la piena» € femipiena avvertenza , lo tengo Lpiegato- nel Toma. delle Confer, Tras. 2, Sebb. 4 Ea 1en.1. SF. 2. mun, 9. € feg, eflendo ¿come tra, cola grave l'oggetto della dilertazionedi V.S. A avendovi acconlentito pienamente , e con pienaayvertenza, elenza dubbio, che pec- có mortalmente, Scin quella fpezie di pec- Cato, di cui era loggetto, col quale ebbe animo di peccare . 87. Mi dica , ftimó, che per aver accon= fentito a quello peccato nel tempo, che rex citava l'Ufficio Divino, avelle divería defof= mitá ? P. Beniflimo conolcevo , Padre che era la colpa piúgrave. C. Che fia cola pik grave, non w'bó dif ficolta : 1 dubbio e , fe lará circollanza , che mutj [pezie , e che debba efprimeríi nella confellione , per efleríi commefa nel tempo, che recitava l'Uflicio Divino: Dia- na [ ente, che nó: pars, 6. Tras, q. refol. 36. e con Navarto afferma Sanchez ne Confgli Tom, 3. lib, 7. dub. 9 num, 3. che non-com>- m ette peccato diflinto chi recita com pro- di recitare, Trattato XIL dello flato de" S acerdoti. polito di peccare : 1 contrario aMerifeg * Silvio. im Refolutionibus variós , Verb. Orario $ Moya melle Seles, Tom: 1. Track:2. dijput, 2, quefi, y. num, 7. al quali mi conformo , e ten= go la loro: dottrina per vera: ,. e lo prove : La diltinzione [pecifica de' peccati 41 piglia dalla diverla confonanza alla ragione , co= me dico nelle Conferenze ubi fupra (+7. 6, Conf. 1. S.t,n. 6 rfeggSed lic ell, che. ha: divería. confonanza alla ragione il peccare » quando attualmenteÍi recita , da quando: non-4i recita : Adunque fará peccato con: eta io (pezie il peccare, quan» do fi. recita ..Si conferma ; % peccati » che 6 oppongono a diverle virtú ,, ( diftinguo- no in fpezie , come dico mel luogo citaro 2.7. Sed lic elt, chequello» che recitando acconfente .a penliere lafcivo , oftende di- veríe virtú: v.g. la caftira, ela Religione; AdUnano commette due peccatiin fpezie di- int, y 88: Mi dica , crede Y. S di foddisfares all' obbligo dell Ufficio » recitande in quelto: modo?* P. Padre quantungne conoícevo: di com= mettere colpa tanto grave, pure mi pareva: di foddisfare all obblizo: dellPUlicio Div nO... A 5 Ea C: yatto » che lía peccato grave » puó fode Gal precetto , e legge dellx: Chiela, come' dico con Palao , 3 il Calpen= le, nelle Confer, Trat.3.Confer: 3, S-7.-numhz v. g. quello, che con fine libidinofo-vá a [ene tir Mella.» per vedere la Donnx»> che bfu- talmente amá : benché-pecchi: mortalmen= te , loddisfa all” obbligo: , e precetro: della: Mefía ; Limitano peró quelta fentenza nel recitare -1' Ore Canoniche , Palao- Tom: 2. trat. 3. dijp, 1. punét, 18, fub.num. 2. $. Disi. E Sanchez. nella Somm:lib, 1. cap; 14. num-1. E Bonacina de legib. tom 2, dif): 1.quefl, 1. Trad, 9. num. 2. quali , quantunque aflerifcano y che-con, un'atto. peccaminalo puó. -Loddis- far all' obbligazione della. Legge: , come nel cafo detto della Mella ;. lo negano peró nel cafo dell' Ore Ganoniche ; ma giudico» che quefli Dottori pongano. queíta limita- zione , perché tengono la dottrina , che in- [egna» che l'intenzione interjore € dellens za dell Orazione-; di modo che , quello » che recita con diftrazione volontaria: , peoc- ca mortalmente , e non: foddista all obbli> go dell' Ufficio Divino : Sic Sanch. +mCo/- liiytom, 2. lib,7. dub.28. num;2..£. 9 € 30. NUM,

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