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E AAA A - - E or . a ¿ h . 7 - E 3 E Y 5 5 E A q? > y 1 e é ' ME «e Í A ia * AN ñ e eN eE! ¡* in »S a 1 , Í i y] p Al] >» EP j 1 iÑ y Ñ e O y ' b pl 1 A a E E 4 le : . o E E q ' 1 "7 E h : ENT E en. Ll p Ñ q 1 . 31M ll 1] ú My , de E h e 14 y í : . , ¡ : ' 0 O A a, 328 TrattatoXII. dello flatode' Sacerdoti. smortale a relituire , come dice nel fuo De- creto Innocenzo XI. condannando la propo- fizione 38. , che diceva il contrario : Adunque il medémo há da dirá pariformiter nel noltro caío prelente.. 77. P. Padre, m'acculo , che alcune volte hb recitato con voce tanto fommella , che io medemo non mi fentiyo . C. Peró pronunciava V.S. le parole dell Ufficio? perche, [e folo le recitafle mental- mente» non [oddisfarebbe a)l' obbligo di reci- tarlo, come diconoi DD. tutti. P. Padre» quantunque con voce molto baí- Ía , pronunciavo pero le parole. -=C. Benche la fentenza comune , tefte Leandro a Sacramento Tom, 6. traéi, 8_ difp.4. queff. 47. dica, che quello, che recita pri- vatamente , debba pronunziare in modo , che tion effendo fordo , polla udire se ftelío , E' peró probabile il contrario» il che tiene Azorio, eFilliucio, che cita » e fiegue il N. P. Leandro di Murcia /opra il 3. della Rego- la Serafica , cap.1. S.2. mum, 13. perché la Chiefa lolo comanda , che 'Uflicio non (i re- citi interiormente, ma elleriormente: At- qui , quello, che pronunzia le parole , ben- ché non Íenta [e (teflo , recita efteriormente: Adunque (oddisía all obbligo di recitare l'U£f- ficio Divino. 78. P. Maccufo, chealtre voltehó tron- catoalcune fillabe dell Ufficio, e pronunzia-.. ¿e to male alcune parole . «q C. Era quefto volontariamentes ) pel pedimento di lingua ? A P. Son'alquanto 9 emi preci- pito nella formazi per naturale impe- dimento di lir , non hi di che aver fcrupolo ; Villalobos rom. 1. della Somma , rat. 24. dife. 10. mum. 7. Ma quello , che colpa lua , 0d per recitare con molta E ertololita , pronunzia male , peccherá grave, d leggiermente , fecondo lara l'ec- ceflo in troncar le parole : $ all ora fará Vecceflo grave » quarido fi mangiamo di mo- do le parole, che fi muta , 4 altera ¡blor fignificato, come le per dire: Domine labia men aperies y lí dicelle : Domi abia me ape- aies Ge. 79. P. Altre volte hd recitato con un compagno, cheaveva la lingua alquanto grol- fa, e promunziaya-alquanto male. C. Non importa;. a fufficienza compiva V.S, all' obbligo di reritare 1 Uficio Divi- no, Diana 2. p traéi, 12. refol.32. S. Igitun qui , e con Diana Leandro del Sacramento ubi fupra que. 60. 80. P. Padre m'acculo, che “molte volte fono ftato diftratto , quando recitavo l'Ufficio Divino. C. Era volontaria, 0 involontaria la di- frazione ? P. Padre » molte volte.era involontaria , 8€ altre volontaria . C. Quello , che recita l'Uficio Divino con dillrazione- involontaria , foddisfa al precetto , enon pecca, fe non hi dato cauía colpabile alla fua diflrazione per mancanza di preparazione, e poca diligenza in evitar= le; che in quefto calo fará peccato veniale recitare col penfiere diítratto.. La ragione e, perche il peccato há da ellere volontario in le» d nella fua cauía, St una delle due cole é necellaria, e baltante, per coltituire la colpa: Adunque quello, che (ta diftratto nell Ufficio involontariamente , le há dato cauía- colpabile alla fua diftrazione pec cherá e le non l'hidata, nó. ; 81. Midica, levolte» ch"ebbe quelle di= ftrazioni volontarie , furono. s d in- teriori? E P. Padre, tutte le volte fi interiormen- te, llando col. difperío ; $2 una a 9 due fui anche efteriormente di. "Quello » Che recita PUfkcio Divino con interiore diftrazione volontaria ¿ non foddisfa al precetto della Chieía. , e pecca gravemente in fentire di Nayarro» de Azo- rio y che citati fiegue Villalobos» ubi fupra dific. 15. mun. 6. Lo helo fentono Cajetano», Medina , Sá, $ altri moltiffimi , cke cita Diana part, 2, tra. 12. refolus.2. E tengono, che abbia obbligazione di reftituire , Na- varro de.ora?. cap.20. num, 32. Soto de jufis, lib. 10.queB.g. art.6. concluf. 4. e6. 1 con- trario afleriícono Layman , Silveltro, « altri che cita Diana sbid. -e lo giudica pro- babile Leflio /ib. 2, deju/fis. cap.37. num. 11. (non dub. 2. come lo cita Diana ibidem ) dub. 63. e per probabile lo qualifica altresi Diana ; perché la Chiefa. non comanda gli attiinterni , «ma gli efterni : Adunque quello , ch' efteriormente recita , quantun- que interiormente [tia diftratto , pecc venialmente » fe e volontaria la diftrazione> foddisfará peró al precetto della Chieía , € non peccherá gravemente , né fará s: ga
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