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Propofizione LX. Condannata. inclina animo 2 continuare le reincidenze, € ef difficilo mobilis A fubjecio . 233. Suppongo in fecondo luogo , che que» flacoadannazione parla, d'ogni forte di co- ftume dipeccare gravemente ; cosi politivi., come il coltume di giurare il fallo , beltem- miare, maledire di cuore y vivere in inimi- eizia y moechari , pollui , tadtus,. ofcula , penfíeri acconfentiti , mormorazione , Kc. come privativi: V. G. tralcurare molto tem» po, potendo, la reftituzione della fama, ro- ba, loddisfar a? Teltamenti , Legati, Mef- , Ge. 234. Suppongo per terzo , che occorren- do qualchecotume di peccare , il Confel- fore non pud afsolvere, come se detto, fe non ha fondamento da perfuaderí «proba» bilmente , che il Penitente há vero propo- fito d'emendarli: e per quelto non baíta fo+ lo, ch” egli lo dica; baíterá perd, fe vi con- corre alcuna delle circoltanze-, che or. ora riferizó.. Prima Conclufione. : Ico primieramente, che: pud- dar- > D li Paísoluzione al Penitente» che none ftato tre , Y quattro volte ammonito dal Confeísore melle confefioni anteceden= ti del male ftato, nel quale viveva , del peri. golo, nel quale flava la fua Animas mé pres venuto dalio: (telso- Confelsore confoavi ay- vertimenti, evive riprenfioni della fua ma. la vita , e non gli bd fluggerito mezzi per vincerla. Itá docet cum: Sanchez, e Palao», Diana pars. 6, trat. 7. refol. 30: e con Fagun» dez trar. 7. refol. 49. econ Azorio, de Hozes l Padre Torrecilla fopra quefa Propofzione fol. 98. num. rg Da ragione e» perche non e da maravigliaríi (attenta 'umana fragili- ta) chela paffione acciechi le potenze colle tenebre dell” inganno; e non laíci-Juce al! Anima, per vedere gli efecrabili danni del la colpa : e fe il Confelsore col verito foa» ve della dottrina non dilegua else tenebre > e Col: chiaro del difinganno , non ravviva Focchio: della confiderazione , non é d'am- mirare y che l'abito del mal coftume: pro- rompa in altri atti: Adunque fperanza ben data pud: averíi:, cheil Penitente col lue me: del Confelsore efca dal!” ofcura voragine dellacolpa; e per confeguenza mon elsendo. preceduti fimili avifi de! Confeísore > puó darfegli Vafsoluzione;. — A 253 236. Da dove sinferifce y che quando viene il Penitente con qualche confuetudine di peccare , deve addimandargli il Confefsor re, le in altre confefioni éftato' addottri- nato della gravezza del fuo peccato ,-e gli fon ati fomminiltratiimezzi per vincerlo; e le dice di nd», afsolverlo » dosudonit pe- fare-il uo male ítato , 8 elortandolo con ragioni eflicaci all'emenda : e quantunque se eli fiadtato fatto due volte, fi puó af= olvere la terza: ma fe trevolte, d quattro e flato avvilato , enon s'é emendato licena ziarlo lenza afsoluzione, fe foríi non vi cón- corre qualche circoítanza di quelle , che pon» go nelle feguenti alserzioni.. Seconda Conclufrone, 237. Ico per [econdo , che adbue dopo d'elser flatoavvilato la terza vol- ta, le viene il Penitente con hraordinarie lagrime y fofpiri, e moftra di dolore, gli fi puó dare Pafsoluzione. Itá cum Lumbier , “Forrecilla 1b5 fupra num 110: Perchoállora ve fondamento di credere , che venga il Penitente con propofito fermo d'emendar- li: Avverto:, peró , che talvolta le lagri= me (malfime delle Donne) fogliono elsere per motivo terreno : V. G. per vederíi in qualche travaglio , d difgufto, che riferi. Ícono' al Confeísore : non parlo nella con» clufione di quelte lagrime, che fono lagri- me d'Efad», del quale dice l'Apoftolo: No imvenit locum panitentia, quam quis cum lacrya misinquififot eam, Ad Hebreos cab:12. per» ché piangeva per motivi tempora ij, come dice San Tomalo : Non dolebar de peccasoy, fod de damno, bre. 238. Da dovesinferiíce , cheintempo di Miflione pu darfi l'afsoluzione con pin facili- ta, cheinaltravoccalione; Perché appena ve fiwima , Che udendo le minaccie de caftight di Dio, l'orrore della colpa, l'agonie del paf- fo pericololiffimo della morte , i rigori del fpaventolifiimo-, e fevero Tribunale del Su- premo Giudice:, + terrori dell'eternita di quelle fulfuree-, 8£ ardenti fiamme inferna. li, non ficompunga, atterriíca , conoíca: il fuo mal flato ,. e tratti di migliorarlo; di che: come teltimonio d'ilperienza , potrei addur= re molti elempj; quefto pero sintende, quan= do dopo le Prediche udite- vi comparilee emenda , e non quando feguita il fuo mal” abito., Terza:

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