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252 Trati.X.S piego delle Prop.Condan. da Inmoc. XT. “erca . Perché niuno- e cbbligato a con- 0 due volte un medeíno peccato : Ma fe il Penitente é interrogato dal Confeflo- re, le il peccato e di reincidenza ,.0 d'abi- 205 é obbligato il Penitente a rilpondere la veritá , de il dire il contrario , e quello , che Sua Santitá:condanna. E liprova , perché il dolore della confeflione há da ellere fenfi- bile, 8 há da coltare al Confeflore: Atqui, quando il peccato e di confuetudine » fi _pud dubitar molto del dolore ; Adunque per certificariene ha jus il Gonfeflore di diman- dare y le e di confuetudine ; e per conle- guenza e obbligato il Penítente a rifponde- re il vero. PROPOSIZ. LIX. CONDANNATA. E lecito affolvere Sacramentalmente quelli » che f fono confeffari, dunidiando la confefione per ragione di gran concorfo di Penitenti,qua- xXx le: V.G. puo fuccedere nel giorno. di qualche gran Fefja, 9 Indulgenza, 229. Ico , che il folo molto concorío , D nón ¿caula baltevole , per dimi- diarelaconfeflione , 4cildireil contrario, é improbabile , e condannato per [candalofo; Perche , elsendo di jus Divino l'integrita del- la Confeffione , il pela concorío folo época cauía dimidiarla. ñ. > 230. Non fi condanna pero, chein molti cali non fía lecito dimidiare- la conteffione; V.G. quando linfermo non pud» Íenza gra- ve moleftia , dire tuttii fuoi peccati, ec il Confeflore teme, che moja se che fini- íca la confefione; inquelto» Bcaltri cai li- mili dimidiaríi laconfeione. Perché la Propolizionecondannata dava folo per cauía il molto concorfo; e quefti altri danno altre caule di maggior urgenza.. Vedaíi Diana P. 3: trat. q. refol. 131. ENS PROPOSIZIONE LX. CONDANNATA. Al Penitente , che ba confuetudine di peccare controla Legge di Dio, della natura, > della Chiefa, nonfr há da nezare , ne differire Pafa foluzione y benché non apparifca jperanza alo cuna dV'emenda: quella volta y che proferia fea colla bocca y che neba dolore , e propone d'emendarf , 231. pa [ono certe in quelta mate- ' ria della con(uetudine di peccare. L'una; che , le il Penitente viene con vero dolore , e propolito d'emenda , gli (i pud dare Vaffoluzione; poiché porta buona difpolizio- ne per il Sacramento. L'altra , che fe il Con- fellore non ftima , che abbia dolore, e vero propolito d'emendas non pud dargli l'afolu- zione » quantunque il Penitente diés; che € pentito, e ches'emendera; Etil dire il con- trario , é praticamente improbabile, 8cilca- lo della condannazione sb Propolizione 60. E dalla frequenza delle ricadute hi il Con fellore da regolarli per formar giudicio » le € vero il dolore, e propolito del Penitente. La ragione di queíto e; perche il Corfello- re» non vedeil cuore del Penitente, per co- nolcere»fe vi ¿,0 nó, vero dolore ,e propofi- to; némenoglibaíta, che il Penitente dica colla bocca, che há dolore, e propofito: Adun= que per formar giudicio di queíto , non gli re= fta altro mezzo , che ricorrereall' opere del Penitente: Atqui , quando v'e la confuetudi= ne di peccare fono contrarie alle fue parole; Adunque Sc. L'altro; perche , le il Peni= tente in una , due, quattro » dieci , e piú confeflioni, há data liftella parola , e mail'ha adempinta , e fegno, che i fuoi proponimenti ono mere velleitá» Sc il Confellore pud , e deve cosigiudicare. : In quefta dottrina non e dubbio alcuno”, dopo del Decreto d'Innocenzo XI. e perque- fto laício di provarla con piú ragioni, e di foddisfare all' objezioni fatte in contrario. Solo per follievo de' ConfelTori y che in queíto punto ( per ellere tanto frequente ) fogliono operare con molto timore , noterd alcunica- fi, ne' quali non oltante la confuetudine » pud daríi Paffoluzione, e li dividerd nelle conclu= fioni feguenti. 232. E prima fuppongo » che coftume., 0 confuetudine di peccare » € un'abito y d fa= cilitá acquiíita di ripetere gli atti > a incli-

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