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EE FER A a e AA vina, qua quid certins ? La minore , tanche fermillima . Perchéla certitudine dell! afsén- fo li fonda nella certezza dell' oggetto moti- vo: Adimque fe queltoé probabile non potra quello elsere certo. PROPOSIZ. XX!!. CONDANNATA. La Eede d'sin Dió y Jolamente? necefaria hihe- cefítá di mezzo 5 ma non la Fede efplacitay ebe Dio fia rimineratore. ] : 67. S Oppone efprelsamente quelta opinio- 1 ne a quel Teflo di San Paoló;. Ara ¿edentéin ad Deum oportet credere y quia ef, E guia inquirentibus- fe remunerator ft : ad Hen bros cap, 11. In che dichiara il S. Apoltolo , chequello, chehá d'andare a Dio in quelta vita per la grazia ¿ e nella futura per laGlo= ria, deve credere» che vé un Dio, che ri- munera quelli , chelodervono. 68. Peró non (1 condannano qui -l'opi- nioni , che dicono , non elsere netelsaria mecefirate medri Velplicita Fede del Miflerio della Santiffima.Crimitá. , € Incarnazione: ne meno. quelle, che parlano della Fedeim= plicita, né della neceffitá di precetto.Ve= daíi quello hó detto nel Dialogo Tra2.1,. cap. mun.I. ue ''PROPOSIZ. XXII!. CONDANNATA.. Lá Fede, detra cosh latamente 5 perrejfere: dal ref imomio delle creature y motivo fmiglian- re , e bafante per Jagiufiificazione . 69. S dimoltra facilmente la falíita di quelta Propofizione ; perché la Fe- de necefsaria per la giullificazione ,' há da elsere Topravaturale: Atquiy' quella, Cheli fondain motivo dicreature , non pud elsere fopranaturale : Adunque, ne efseré baltan- te.per la ginllificazione. La maggiore e cer= ta: perche fra la difpoflizione alla grazia, € la grazia (teísa, há ad elservi proporzione : la grazia e fopranaturale : Adunque Sic. La minore e chiara ; perche latto fi Ípecifica dall' oggetto formale: .Adunque, le il teftiz monió ereato fará motivo' della Fede, efsen- doquello naturale, non potrá queflta elsere lopranaturale /, E: cos] :reflai.cóndanmato l'errore de Manichei , quali dicevano e(ser baltante per la ginftificazione la Fede natu- rále , come tellifica Sant Agoltino /1b, de 324 Tratt.X.S piego delle Prop.Condan. da Ino X1- utilitate: eredendi cap. 1.* Relta anche con- dannata , come ben prova Filgueira fol ro8. $. Nun vero y, lopinione di Ripalda de Aide dilp> 17.Seét. 10. (ter che ammetteva una Fedelatay; che non era Fede Teologiéw; fe ben diceva , che era fopranaturale , ma che procedeva da motivo di creature Vedafi aña che il R, P. Torrecilla fopra quita Propofs qione num, 24. U fego. AITANA AL PROPOSIZ. XXIV. CONDANNATA. Wan Ay. vR* yin Chiamare Diointefimonio Pana bagia leggiera, = non) tanta irriverenza , che perqueopofa y 9 vogliarondannare Ebuomo:: ' 70. TLpeccato, che exgenerefuo ¿ mortaz lez, pud'eflere “ex accidenri veniale in tre cali , che [piego .elle “Conferenze Moral; Trat. 2, Sett.4.Conf.1.:S$ 2) num. 9: Bruno de'cali , ne'quali il peccato di fua natura mottale ) € veniale ex accident , e per la rvitá della materia y che fi ammette rego- armente ne' precettimaturali , Divini, 8 umani; mavi lonoalcani precetti, che non hanno parvitá , che Ículi da colpa-grave la fua traígreffione ; come il precetto del figillo della confeflíone, Sc altri; che riferifco nel luogo citato delle Conferenze S.4. num.33. Vedanfi cola... - *r 71. Una delle materie ; che per parvita non (i fcufind da colpa grave 5 e il giura- mento fallo y«perche in: ello non s' attende tanto alla materia giurata, quanto alla rive- renza dovuta alla Veritá infallibile di Dio: - Atqui e grave-irriverenza chiamare in te- ftimonio d'una falíitá quello , che e la Su= prera Veritá : Adunque, benché la mate= riaifía leggiera, e che il giuramento- fia per ridere , (ará fempre peccato mortaleil giuras recon:bugia. Imó» come dice San Fomaío 12.9. 98.art.3 482. :2 maggior, irriverenza del Nome Divino, e per confeguenZa mag- gor peccato giurare il falío ¡nr materia leg- giera» che in materia gráve. PROPOSIZ. XXV. CONDANNATA. Ejendovi caufa,+ Jecito giurare y fenzanimo digitirare, 0 la cofa ffa di poco; ddi-gran momento . di giurare, e dire parole, che nel 72. SU ppongo , che giarare fenz' animo accet-

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