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Capitolo XII de debiti, 185 Penitente s'accuía d'aver commelía qualche ingiultizia, daverdebiti, 8 obblighi da fod- disfare, 8 obbligarlo a reflituire, non lolo il corpo del debito, ma anche-i damni, che per l'ommiflione di pagare fono venuti al cre. ditore: male il debitore non ef in mora cul. pabilí y per non poter pagare, non e obbliga- toa reltituire detti danni. : P. Padre , poco, d niun danno pud pati- re il creditore dalla dilazione del mio paga- mento. 215. C. Fagundez Jopra i17. precepe. lib. 7. £8p.24. num. 16. Soto lib. 4. de jufit, quef.7. art. 4. Eraltridifendono, che, quantunque non -fiegua al creditore altro danno , che Peflere precifamente privo del uo danaro, pecca gravemente il debitore , che fenza cauía differiíce pagarlo ; perché cialchedu- no cerca quello , ce fuo . Et aggiunge, che il tal Penitente non deve alolverí , fe avvilato una , 0 due volte dal Confellore non cerca pagare, potendolo fare: e lenon pudo -tutta la quantitá del debito, almeno vada foddisfacendo quello , che puó : e mol- to meno deve efler affoluto- il Penitente, che potendo pagare in vita , afpetta farlo all'ora della morte , ordinando nel tefta- mento » che li paghino idebiti. San Tomafo 2.2.9,62, ar?. ult, Toledo nella Somma lib. 5. cap. 24. Bt altri molti. 216 Ma per maggior [ollievo de” Con- fellori noterd qui la dottrina di Silveltro Verb, Refiit.s.quef.s. dí Pietro Navarra dib.4. cap. 3.dub, 11. num. 55. ( feg. edialtri, che infegnano y che quando al creditore non fiegue danno alcuno dalla tardanza del pa- gamento, efefiegue, e molto leggiero, Sí al debitore e di molto utile tal dilazione; e le il Confellore teme , che il Penitente non foddisferáil debito tutto affieme , ma poco, a poco y pud aflolverlo. E per confeguenza hanno da dire , che-non pecca gravemente il Penitente in quelto cafo in andar diffe- rendo il pagamento ; perche, fe in quelto peccalle gravemente, (arebbe incapace d'aí- foluzione , non avendo propolito di compi- reintieramente quello, che deve , dc e ob- bligato”, e lo, con qualche limitazione approverei quelta dottrinay 8ce, in cafo, che il debi- tore fofse parente, damico, d perfona tale, che dal debitore fi poteffe prudentemente prelumere , che non folle invito in fimile dilaziore del pagamento; allora non lareb= be peccato il differire; perche il furto, dla ritenzione dell'altrui intanto e colpabile, io quanto é contro la volontá ragionevole del padrone. ll certo e, che importa molto , che il Confeísore carichi la mano con molte per- lone , che ftanno gli Anni fenza curarli di pagare ¿loro debiti, ed i Teftlamenti, Mel- le , Scaltri obblighi; e non mancando loro danaro per mantenere il falto, pompa, con- viti, giuochi, Staltre cofe fuperfue; folo per foddisfare a” debiti , non hanno modo: lalcino quefti tanto sfoggio , e tante foddisfa zioni inutili : (i reflringano nel loro vivere , e trattino di pagarey altrimenti fi rimandino [enza alsoluzione . » CAPITOLO XI!L Efortazione a quelli, che rubano , e non Joddisfawno . 217. C Se bene é vero , che dá niun A peccato riceve utile , quello, che lo commette , ma grandiffimo danno; tut- tavolta il rubare e quello , che affattoe lenza profitto y perche porta con sé lobbligo di reltituire : de elsendo necelsaria la reltitu- zione, non e una flolidiffima pázzia il ru- bare? E' anche quelto vizio, vizio vile ye molto lontano da una períona d'onore , e lolo proprio di gente facinoroía . Il prin» cipale pero, che ve, ePoffeía di Dio, che priva 1'Animadella fua amifla , edel jus, che há , come figlia di Dio, alla Gloria, 4 eun grand'errore per un poco di guadagno ter- reno perdere la Gloria eterna , e far piú con- . de' benicaduchi, che dell'eterna Beatitu- ine. Che cola fono ¡i beni della terra , fenon fango , flerco , polvere, e niente? 11 guan dagno, il danaro, le facolta , alle qualiinus tilmente s'affeziona il cuore, fono catene » che allacciano animo * fono prigioni, che inceppano lo fpirito : fono peí graviffimi, che abbattono » $t atterrano l'huomo , lo tengono inquieto coll'anfia di procacciar= le, Ecanfiolo colla paura di perderle » e bras ma d'aumentarle : la liberti dell'animo » ete la cola pid prezioía, eche pid vale, che tutto Poro del mondo , l'há polta in ceppi P'huomo avaro, che (chiavo del fuo roprio affetto , non vive, ma muore , pe fof- fre una perpetua morte civile nella Pa tu» 4 ; MN qN E

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