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Ú ! JA He ME LE UN - 168 P. Padre ne m'¿cellato lucro, né occorÍo er cambiare . Et Mato il guadagno di V.S. in ayer dato qualche moneta falía ? Perché quefto non e lecito , quantunque V. S. foffe ftata ingannata con fimil moneta da altre per- fone - P. La moneta , che io hó dato , e flata buona » €corrente. C. Erano molti , che ricevellero danari a cambio , e pochi che lideflero? Perche», si come l'altre mercanzie vagliono pid , quan- do ve n'é penuria, 8 abbondanza de'com- pratori, cosi la moneta in ordine a' cambi, vale pid 5 quando vi fono pochis che la dia- no, emolti ,chela ricevono, come pud-ve- derfi in Bonacina dif. 3. de contradl, quafi. 5. puncl. NIC, HUM, Y $. P. Né meno per queíto titolo cavai guada- gno. C. Adunque per qual mezzo locavó? P. Padre, lo cavai per il beneficio, che facevo a quello, acui davo lá letteras libe- randolo dal pericolo, che gli poreva occorre- re nel trafportar il danaro, e per Pindultria , colla quale io lo tenevo pronto nel Luego» nel quale l'altro aveva da riceverlo . 140. C. E” lecito al Cambilla ricevere qualche cola peril cambio, per il quale rice- vendo di prelente il danaroia un Luogo,- lo da in un'altro, liberando con quelto quello, che riceve la letfera dicambio , dalla fatica , epericolo di portario , e dal rifchio de* ladri5 + perché quefta Y induftria del Cambilla , 48 previo efimabilis la diligenza, efaticay col- la quale tiene pronto il danaro nel Luogo-, nel quale Valtro n'há di meltieri: Bt in que- fto caío fono imbevati tre contratti; Puno, e la permutazione del danaro per danaro; Paltro, e di conduzione dell'indultria del Gambilta per il prezzo, che riceve; ePul- timo :d'aflicurazione ; perché con quefto mezzo non corre. rifchio il danaro di per- deríi per ftrada. Vedafi il Reverendo Padre "Forrecilla mbi fupr. num. 1: €s feg. E-quelto gno ponno fare non folo quelli, che ono Cambilti per ufficio, ma anche quelli, cheno'líono per ufficio; come dice Villalo- bos fupe. dific. 3. num. 8. con quelto perd', che non vi fía qualche legge particolare y che'k proibilca. 141. Il contratto di Compagnia » 0 So- cietá: Ef duoram, vel plarium conventio y ho» neft? contradia ad mberioremquefum,O lucran A Trattato VI. del VIL. Comandamento. comune. Sidice- duerum , vel pluriun y pera ché quelto contratto ponno fare due. perío- ne), tre, dquattro» 0 pid: Si dice conver sio , in che conviene la compagnia con altri patti, e convenzioni. E fi dice home? com ¿raéta , per dar ad. intendere, che quelli., che entrano in queíto cóntratto y non hanno da procedere con ingamniy, 0 frodi, néjpro- curar il guadagno per mezzi illeciti, d com tratti proibiti..Si dice. arco ad uberiorem quefum , perche il contratto di compagnia) del quale qui fi parla, non e la compaguia d'ufhej, d quella., cheíi chiama inter fratres y ma laquefuofa y d lucrativa. Aggiungeli, Er lucrum comune, perche , le folo prendelle il guadagno uno , quale avefíe polto il danaro-, d mercanzia, Ba quello, che vafíiíte colla fatica , fi pagalle il falario y che merita, non farebbe propriamente compagnia > ma loca- zione , d conduzjone-- 142. 11 contratto di compagnia pudo farí in molte maniere ; 'una quando quelli» che Sunifcono » fanno convenzione generale di tutti i beni, che lecitamente s'acquiítano; Paltra e particolare , quando due , d piduni- ícono alcuni beni , mercanzie , d dañaro, per negoziare con quello 9 quando uno mette il capitale, e Paltro Pindafria, e fa» Pindultria, fatica , € tica» 0 ambi mettono Lime capitale: 8cilguadagnos chefe ne ricavera, e ra compagoi, lecondo la fatica y Hay e capitales che cialcheduno va» ollo, d fecondo le parti , che: giufta- mente latanno convenuti fenza dolo, fro» de, dinganno . Chi delidera maggior noti= zia di quefto contratto di compagnia , puó vedere- Bonacina Tom.2. di/p.3. de contraél, q. 6. per totam. PARTE VII De Contratri di Promeffa y Donazsone y. Empbiteuff y e Feudo . 243. Lo Promella:: Ef deliberata , Y fpontanea fidei obligatio faéta ale seri de re aligua bona, (5 pofíbili. Si dico de- hiberara , perché quellis che foro privi di ra- gione , non ponno promettere . Si dice fpentañea y perche , fe none liberale promeíl- fa , non obliga . Diceli dei obligatio y im che fi diftingue la promeíla dal propolito:> che queíto non induce obbligazione , € la promelfasl. Sidice alreri fañta de re bona”, perche

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