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74 P. Padre, faranno due volte la lettimanay una per Valtra. C. Quelto e peccato contro natura: vero é , che in V-S. non fú peecato per caula dell' ignoranza , quantunque quello peccato fia proibito per Legge di natura , in tenten- za comune de' Moderni; quale ammette y ¿he puo daríi ignoranza invincibile nelle co- fe proibite dalla Legge naturale . Vedaíi il Calpente Tom. 1. tras. de peccatís difp.5. feét, 2. MUM, 19. s. Édopoche há laputoy ch'era peccato> y é caduta altre volte? P. Moltiffime. C. Quante faranno flate? P. Padre, non hanno numero. C. Quanto tempo há continuato in quelto vizio? P. Padre, fina che prefimoglie.. C. Di qual etá li accasó? P. Diventiquattr' Anni. C. Quando venne in coguizione , ch'era peccato , cheetá aveva? P. Non pollo. ricordarmene. C. Quando s'accompagad con quel com=- pagno, Che gl'infegnó queíto peccato , quan- ti Anni poteva avere da poco pió , 0 poco meno? . P. Mi pare , che ave dodicisAmni a circa.” ra Pe C. Adunque-, fe páísó- in quelto vizio quattr' Anni fenza conolcere; che folle pec. cato , e prele moglie-di ventiquattro ; da che loconobbe fino a quando fi-accasó, tono pafíati ore” Anni; poiché di dodici Ani ap- prele il vizio, quater” Anni n'e vifluto coll jgnoranza » che fono dodici, e quattro fedi- ci; difedici per andar in vintiquattro ve ne vogliono otto? P. SiPadre, cosié. 6, C. Quanto frequentemente foleva: far 'quelto.dal tempo in cai conobbe ch'era pec- cato ? e quante volte lará tato la lettima- De » dal giorno , pigliando un giorno per Valtro? P. Padre, non me ne pollo ricordare -; alleswolte palfavo tutta la fettimana enza ly altre fettimane vi cadevo molte volte. C. Balta dunque , che s'accali d'aver avuto quelto vizio lo fpazio di ott” Amai-. Cosi inlegnano cómunemente i DD. con Navarro , Vittore , Gajetaño citari da Villa- lobos nella Somm, Tem, Ly 4war. 9 dife. 33. Trattato VL del VI Comandamento. num, 5. Cano y eSotocitati da Diana parf.$. trat. 4. refol. 89. 1-che e generale , e co. mune principio , che in quallivoglia máte= ría » nella quale il Penitente «non puó dire invidualmente il numero de'fuoi peccati., baíta, che dica il tempo» che há avuto quel VIZIO. 7. Ora mi.dica, quando cadeva in quelle fragilitá ferebatur ne cogitatu in mulieres ? P. Padre si. C, «Deliderabat eas ? Perche , fe aveva queftodeliderio fuori della malizia di pecca- to contra nazuram , quam pollurio includir y n' há commeño. un' altra diítinta di (pezie peril defiderio ,; fecondo la circoltanza dell” oggetto deliderato; (4 defiderium: ferebarur inuxoratam y erat adidierium; fintonfangni. neam , five affinem erat: incefius 5 Perche e dottrina certa , e comune, che il deliderio eflicace li veíte dellamedema malizia, che Poggettos al quale mira ,-e ú porta. P. Padre: ame pares quod, fi pro tunc prefentem habuillem malierem , peccavil- lem. C. Defiderabat actu pro tunc cum ea. pec- care ?2 Perché: not confille o contingenti.condizionati- di ftato > le mi fol -trovato- ia quella , ó in uell altra occafióne ; jocché anche il piú timorato teme della Ea fragilica , e che polto-nelloccalione caderebbe-.; e non: per quefto pecca .. Loftellodicodi V.S. chenon per quelo, chee allora habuiflet prelentem mulierem peccaturum fore exiftimabat-cum.ea y hi da giudicare , che contraeíle la malizia del de- tiderio. Per. queíto e necellario , che allora li defideri di peccare . P. Padre non avevoqueíto deliderio.. 8. C. Solo recordabatur mulierum. ad capiendam majorem-deleltationem in pol- lurione 2 P. Padre si. C. Adunque quelle fragilitá non diffin- guono di fpezie per caufa del penfiere, col quale (idilettava in varj oggetti d'altro lef- losmatutre lono d'una fpezie. Baíleo Verb, Lxuria). 18. Dianapart.:7.2rar 12. ref0l,15. Cajeráno , Bonacina , Azorio , ¿altri y; che cita, e fiegue Murcia Tom, 1. di/3:.[ 2. difp. 3. refol4. num. 3. E la ragione e > perché il rammemorarí quefti oggetti ( quando non w'e deliderio efficace ) lolum:-elt ad inten- deadam deleétationem.: Atqui media, quee olum
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