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58 P. Padre nó. sy C. ll caricare alguanto pid lo ftomaco , di modo, cheú rigesti il cibo, 0 la bevan- da , fe non avviene altro danno notabile alla fanita , nonépeccato mortale » venia- le si . Colla dal Decreto d'Innocenzo XI. Propofz. 8. Vedaliil luo [piego trat. 10. mum. 28. e29. 15 P. Padre m'accufoanco» che due yol.- te mi fono ubbriacato col vino . C. E' llato per aver bevuto troppo , % per ellerí pollo al tuoco dopo d'aver be- vuto moderatamente , d per aver lo ftoma= co debole? P. Una volta fú » per aver bevuto trop= po Valtra per fiacchezza di flomaco , e di tella. C. E”ubbriacarfi una perfona volontaria» mente, emateria di peccató mortale, non folo per eller contro la virtú della tempe- ranza , ma anche per privarú volontariamen- tedell'intendiinento , e riduritallo ftato del- le belie. Perd, quando P ubbriachezza na- fce da fiacchezza di ftomaco , fenza eccelso nel bere, non e colpa grave. Toleto, Leffio , Navarro, dt altri, checita, e fiegue Balseo Verb, Gula num. 5... 6, 16. Io queíta occalione, nella quale..sub= briacó per troppo bere ) previdde , e conob= be, cheilbevere Paverebbe privata d'inten- dimento? . P, Gia conofcevo, che bevevo molto, e che non mi poteva eíserutile. C. Se non le fofse venutoin mente, che le averebbe fatto dánno , non farebbe pec- cato mortale ; perché non farebbe volonta- rio, come s'é detto: peró balla per giudica= re» che V, S. peccó mortalmente, che gli fia venuto. in mente , che beveva troppo; perché con quello s' efponeva al pericolo d'ubbriacarí . Il metteríi a pericolo di pece catomortale , ¿colpa grave: Adunque V. $. peccó gravemente in quelto. 17: BA per coltume d'ubbriacar(i > P. Rare yolte mifuccede. €. Seavelse il coltume d'ubbriacaríi > fa- rebbeincapace di ricevere l'alsoluzione, co- me colla Decreto: d' Innocenzo XI. nella Propofiz. 60, Qui importa molto, che il Gonfelsore adopri il zele com molte períone, che han- no quelto vizio d'ubbriacaríi , negando lo- ro l'afsoluzione ; perché d'ordinario vengono fenza propofito d'emendaríi., e per quelo Trattato V. del Y. Comandamento. [ono incapaci dell'afsoluzione . Poiché que- lla paflione é tanto difficile da correggere, che le il Confelsore non li prevale di que= fto: mezzo y e di commandar ad else, che be. vino moderatamente, $ adacquinoil vino, fará difficiliffimo il levargliela. Gli altri vi. zj , le non-li vince la ragione , li rimedia Petá , che , 0 Íminuilce , 0 toglie le for. ze per proleguirli , ma quello dell' ubbria« chezza y quando 1' etá e piú cadente , fuo- le efsere pi vivo , econ maggior forza nella Pérfona. ; Ne é meno riprenúbile quel gulto tropa po difordinato d'alcuni , che (i prendono a Ipalso di far ubbriacar altri, gloriandolene » qual che ayelscro conquiltato qualche Piazza el nimico ; fenzaavvertire la grave offeía di Dio , che commettono, elsendooccalione di peccato al uo Proflimo. C€CAPTPO LO "EL Del! Omicidio , Mutilazione » * Reffituzione de” danni da quello feguiti. 18. Padre m'acculo , che una notte 4“ venne un ladro a rubarmi, enel tempoche ufciva di caía col furso,-gli diedi unarchibugiata , e l'ammazzai.. C. La roba , che gli aveva rubato , era alsai? ; P. Padre , mi portaya via una boría con venti pezze. dentro. €. Per la quantitá d'un Ícudo d'oro non e lecito ammazzare il ladro , come colla dal-Decreto d'Innocenzo XL nel- la Propolizione 31. Peró per la quantitá , che gli rubava poteva ammazzarlo col mo» deramine inculpate tutele ; come ora rilol» verd... > 19. Poteya V. $. ¿devargli il luo danaro» fenza- ammazzarlo ? P. Padre si, col dargli quattro ballonate potevo fargli laíciare quello, che mi porta- va va. C. Quando un ladro entra in caía di not- te » ordinariamente. non é-colpa l'ammaz- zarlo-; poiche tali-períone vanno rifolute d'ammazzare i padroni delle cale: e le fa» cendo rumore non fuggono , e fegno, che hanno quelta volontá, e riloluzione. Ben é vero , che cosi quando entra in cala, come quando n'elce , fe li pud rimediareal danno, e fare » che non rubi, ne facciainíulel, fen- za am-

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