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Capitolo 1. Dell'Odio contro del Proffimo s 77 quantunque non vi 62 Pintroduzzione intrin. feca , il che nor baña con parenti., 9. P, Padre m'acculo atiche , che hó qual. che poco d'auerfione ad vna perfona ,e del fuo male non hó quel difgufto , che hó del male delli alcri.. C. Há compiacenza pofitina del fuo male? P. Padrenó. o difplicenza, e dilguño pofitiuo del P. Né meno . C. Altra coja e compiacerfi poficinamente del male del Proffimo , 6 auer difgufto del fuo bene 58% alera non aner dilgulto del fuo male, O guíto del fuo bene. 11 primo fempre € pec. catO + Lo fecondo mai, fe non quando iofa 11 precetco d'amareil fuo Proflimo; ¿llora wé obbligazione di compiacerf poficiuamente del Luo bene , Ec aner diígufto del fuo male. Come ,e quando obbliga il precerto d'ama. re ilProffimo, lo tratreró di pol nello [piego delle Propofizioni condannate da lavocenzo XL, Trat. 10. Pr0p. 10.e 31.1. 32.0 1e9. 10. P. Padre, d me pare che pofi:iuamen- ce mi farei rallegraro , fe fofíe aunennto anal. <he male á quella perfona , ; C. Lo defiderana poficivamente, d artnal. mente aucua Compiacenza oel tal male? ws. P. Padre no. C, Vna cola € guardare al futuro condi- zionato ,8l altra al prefente: L'auere arual- mente compiacenza , O defiderio del male del Proflimo , € peccato grave, ó leggiero , 1e- condo che pid , O meno grave 2 il male che fi defidera ; ma il mirarlo condizionatamente; cioé Ícil ral mal fnccedelle, mi pare , che me ne rallegraria , non € peccato , come dice Al- cocer cap. 19. fol. 16, Remigio Trar. 2. CAP, 5» part. J.M, 1. Perche non ve perfona per agginftara che ba, la quale non tema di le hefía, che ; fe Gitro- nafe in rale occañone , peccherebbe ; e ció non oltante , quefta p reuifone condizionaca non € colpa ; Adunque , quantunque condizionata- menre le paia , che, fe fuccedele il tal male a quella perfona, le ne rallegrerebbe , guando non ne ha compiacenza artnale , ne defiderio pofitino , non v'há peccato . 11. P.Padre macculo anche, checon al- cune perlone m'occorre d'auer Ípefo gualche parola , € tal volca fe ne diciamo di quelle, che pongono . C. Sogliono dirfi parole ingiuriofe 2 P, Padre, ¿n cofa d'onore , e di fama ,n0. C. Quefte contefe non fono peccari morta. li, quaotangue dipoi refti nel cuore qualche ri- fentimentncio ; perche quefti fono leggieri, € fubici mori dell' irafcibile, che non Jaíciano odio nel cnore , E cerce diferenze, che fogliono autse les Donniciole colle loro vicine; d perla gallina; pería , O perché alcuna dice quaiche parola al figlio, fono differenze Jeggieri; e perché non laífcizno odio nel cuore, ordinariamente fono peccati veníali, maífime non dicendofi parole di gran pelo , CAPITOLO HL. DelP'odio contro fe Reffo , 12. » Padre m'accufo , che fopraggiuna p gcodomi vn rrauaglio, m'hó defi. d+rato molte volie 12 morte, C. Se la deideraua conformato alla volontá di Dio , dicendo +» fe Dio fi compiacelle , fe fof- fe fua volontá 2 P, Padre alcuna volta me la defiderano ia queíta manicra, alcre volte , con qualche ¡m- pizicoza . C. Se la defideraua di cuore , d lolo diceua quelle parole fuperficialmente in qualche fubi- ro moto d'animo ? P. Alcune volte era di eutro cuore, C, IIdefideraríi vna perfona la morte con impazienza , e faltidio , come danao proprio, £ peccato morcale ; ma quando fi delidera con formi fempre alla volontá di Dio , per vícire da qualche crauaglio , non é psccato . Marcap- tio im refol, circa 5. precep. $. Quero 9. Remigio nilla Som. Trat. 2 cap.5. $.7.0.5- Pero , le il defiderio deilá morte non e di cuore, ne di volonrá totalmente deliberata, ma per qualche leggiero moto d'impatienza, folo € percaro veniale: E quelo fuole effere il piú ordinario nelle perfone y che s' accunlano d'cirá defiderara la morre ;perché fono po- chi quelli, che amino tanto poco la vita, che deliberatamente( defiderino la morte ; poiché anco, quando Dio la manda , non í fnole ria ceutre con troppo guíto . 13. P. Padre anche «uaccufo, che molte volte fono ftato difordinaco nel mangiare, e nel bere. C. QueR'eccefío gli ha caufato notabile dan. no nella fanicá ? P. la vna occafione mi fece notabil dan- no; poiche vn difordine mi coftó vn” infer. mica. C, Credé allora , che quel difordine g!i ane- rebbe fareo quel danno notabile ? P, Padrenoó , C, Auevacfperienza, che altre vole fimi- gliante eccedo di mangiare gli auele caufaco danno confiderabile? P. Padre a me ng il mangiare, ne il bere, bd mai facto dauno nocabile, C. Adunque quantunque abbia peccato yt. "nialmente , eccedendo la regola della tempe- ranza; pero per il danno, che gli há facco, non

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