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59 €, v.S. propofe loro ragioni rali,e Tefi= monij degni di fede , che baftaffero , per canar= Ji dall 'errore , nel guale erano ? P. Padre sj: chiamai due perfone di cofcien= za ,€ di tutto credito , e quelti li afficurarono, ch'era legittima . C, Reltarono fodisfaceii due Teftimonij di: quello diceuano loro quelte due períone , e cre- dertero fenza ritrofia , O dubbio , che la tal per- fona era legicrima ? P. Padre si . C. Adunque V,S. há operato prudentemen. te, € lecitamente, come dice Hurtado, con Diana ne] luogo citrato refol. 19, É' lecito indur. re vn'alerod giurare la vericd, che ignora, fa- cendonelo prima capace con iftromeati, d per- fone degne di fede . E la ragione e , perche , fe guei cali Teflimonijauelfero fapuro la veritá, ñ farebbero poruti indurre a giurarla; Atquico'! Teftimonio di quelle perfone hanno faputa: Dunque (fi ponno obbligare a ginrarla . * 20. P, Padre m'accuío, che auendo veduto, che Giovanni amazzó Pietro , fui chiamato ad efaminarmi, $e iocacqui la vericd, rifpoaden- do anfibologicamenre . C. Del modo ca! quale fi ponno vfare l'anfi- bologie , tratreró di poi nel Trat. 1. fopra la Propofizione 26. e 27. doue fpiegero in che len. fo fono condannate l'anfibologie , Per ora folo elaminaró , quando in queflo cafo v'é ticolo, d canía d'occuicare la veritá. Midica , ji Giudice, che lo cicó all'cfame aueua femipiena próna ? . P. Padre, gid mi conftaua, che Giouamnj era flato legitcimamente accuíato, e denun» ziato . | C. Quando non v'é femipiena proua del de, Jiteo , (1 pnó occultare la vericá , ancorche il reo fia legiccimamente denunziato, e quanten- que ia pronata Pinfamia , Ícoza pero che vi fia la femipiena prova ; ciog vn Teftimonio , che abbia depofto contro il reo , ó pronato taliin- dizij , che equinaglizno ad voa femipicna pro» va .Itá communiter DD, che cita ¿l P. Murcia tom. 2. dif9. lib, 4.difp, 4» refol, 4+ Me 12, in fine, Vedafi Layman T, 1,4 lib, 3.5cÉ?. 5, trat. 6. (ap, 4. 3.07.€ 9. 21. P, Padre ,io non fapeno , fe il Giudice aucíle, O 00 femipiena proua , C. Poiche V.S. era in dubbio , non era ob. bligata á rilpondere la yerirá; e per iatelligen. za di queño, (i deue fuporre , che il Giudice há due azioni, ó diricriz P'vno € di procedere 311 clame, 8 ¡oterrogazioai del Teltimonio; e l'al. tro € Che il Teltumonio riíponda conforme al. la fua mente fenza occulcare la Veritá . Accio. ché il Giudice polla procedere ad inquirire, 8: elamiaare , balta , che il reo ha legictimamente accuíato ,e ña prouaca Piofamia ; ma afoché Y: giudice abbia diricto di precendere ¿Che il Te- Trattato 11. del 11, Comendamento > flimonio, 0 il reo rifpondano fecondo la fug mente , fenza occulrare la. vericá , e necedario, £he jl Giudice abbia femipiena proua ; Perche, guantunque allora jl Gindice Jegicrimamente interroghi,non há pero legitima azione, per obbligare a non racere la verirá , E da qui vic. ne , che quando , 0 il reo, 0 Telimonio dubi- rano , fe li Giudice abbia femipieaa prova, pone no occultare la verizá . Ela ragione e , perche in dubbio € migliore Ja condizione di chi pof- fiede: reo e in polledo della fua indennicá, mentre che non gli coníta , che il Giudice há femipiena prova contra di lui: Adunque in dubbio fi dene favorire il reo ,e í puó occulta. rela veritá. Vedib il P. Lezaodro da Murcia Tom. 2. difqu lib. 4.difp. 4. refol.4. n. 12, € 13, Vedaí quello dirg circa di gueíto piú diffnía- mente nella 2, parc. della Pratica trat. 15. cap, 1. NUM. 2. € CAP. 16. NUM, 69. € CAP. 7. NUM. 77. ar feg. 22, P. Padre m'acculo, chejo vna occafño. ne auendo perlo malci danari nel giuoco , gin» rai di mai pid givocare ; e dopo hó ginocato venti volre.. €. Quefte volce , che V.S, hi ginocato, fono fate lolo per puro dinertimento , O pure há gi- nocato danari ? P, Padre, quattro volts hó ginocato per dj- nercirmi ¿le alere quere ho giuocato danarí . C. Quelto era giuramento promiforio , hs obbliga á fare quanto s'é promeño , per eSero de meliori bono , Peró , come tucra la forza dela la prometía confifñe nell'intenzicne di quello, chela fá, $ il morino , che Y.S. cbbe ja fare queñto giuramento , fú l'aner perío il fuo dana- ro, 8 il fuo fine (ú di non perderne pin nell au. uepire; da qui viene ,che fempre, e tucte le vol. re Che há giuocato danari dopo il giuramento di non giuocare, I'há tralgredico , e farco yn peccato mojrale : ma quelle quazcro volte , che há ginocato per divertir, non há pecca:o,per- ché a quel fiac non s'oppone jl diuercir , con due amicií, 23. P.Padre nvaccuío, che vn'alcra volca giuocando con Pietro , e perdendo ¡jo alcuni reali, quello fi parti fenza volermi mantener giuoco, 8 io Ídegnaro giurai di mai piú gino- care con lui, C. Ji giuocar V.S, con Pietro, gliera occa. fione d'ioquietudine , di riffe , per efere Piecro huomo licigiofo ? P. Nó Padre, giurai folo per rifentimento dj non arermi voluto mantener giuoco » C. Quando fomigliaori. giuramenti (fi fanno d fine di non giuucare con perfone, che danno occalione di licigi, il giyramento e valido, $ obbliga 3 € lo (leo e, quando 6 giura di aon giuocare nella tal caía, ó al ral giuoco , che fono occafñione di qualche danno . £ la ragione € , perche il giuramento promifforio de melrori 1 e b no

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