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536 ce Ordinario; che non (í preualga della fua giuriídizione; come con Aiterio, Vgolino, Co- riolano , é alcriiofegna Lezadro del Sacramen- “to Tom, 4.Trat.3. difp. 16. quef!. 2.ed afin. ché quello ,che impediíce l'vío della giurifdi. zione agli Ordinarij, incorra ia queña ceofa- ra , e neceflario , che l'impediíca con pubblica aucoricd ; come con Nauarro, Suarez, W al- tri, dife Caftro Palao vii fupr. punét. 17, num, 4. Noa incorre né meno queíta cenfura quello, cheimpediíce la giuriídizione de' Superiori ne” caí , ne” queali, von] hanso ordinaria, ma de- legara come fi raccoglie dalle parole del Te. flo, che dice; Impedientes Ordinarios , ne fua ¡nvifdiÉlione vtantur , Ne meno l'jacorre quello, che impediíce al Veícono il valerái della fua giuriídizione temporale ; perche il Telfto parla della ginrifdizione Spiricuale . Circa della (e- conda cofa, che queño Canone proibiíces, s'anuerca, chenon e cerco frá Dottori , fe in. corre nella ceofura quello, che ricorre a” Tri- bunaliSecolarj, aevan:i che i Giudici ordina- rijabbino dara la fenteoza ; O fe folo li proibi- fce decco ricorío doppo da<a la fencenza: Lezo- úro del Sacramento fupr. quel. 10. con Regi- naido, Filiacio, Bonacina , de altri, e di (cu. umento, che Pincorra nellacenfura , quantua- que fi ricorra a'detci Tribunal: fecolari, auanci che fia dacca la fenceoza : tiene per probabile Leandro il contrario : 5] che fegue Vgolino, Duardo , X alecrio , Caftro Palzo ibid, num.S, 8 € il piú ragioncuole ¿ perche il Teto mede- mo lo da ad iotendere con quelle parole, nelle quali dice: Poft iplorum ordinariorum , vel eriam ab cis delegatorum fentencias , 3c. e per- ché puo capire quefta incerprerazione fenza vi. olenza nelle parole del Teflo , non e di ragione negarla, efiendo odioía queíta ma. ceria . Comprende aleresi la Cenfura di queño Cas none quelli, che danno configlio , pacrocinio, O fanore nejle cofe riferite , come abbia effeco detco conbiglio , fanore , O patrocinio ; € non e neceflario , che copulatiuamente fi faccino quelte tre cofe,e fi dia iofieme configlio , pa- trocinio ,e fanore, ma baña qualinoglia d'efe difgiuntiuamente; ciog , bala dar configlio, quaotunque non fi dia patrocinio , e batas dar patrocioio , quantunque non fi dia conf- glio, tc. : $- XP IIL Della decima fettima Scomunica della Bolla della Cena . Elto della Bolla: .Quiue ¡urifdiétiones, Jeú frucins , vedditus , 7 prouentus ad nos, , O Sedem Apoftolicam, 2 quafcumque Ecclefiafticas perfonas, ratione Ecclefiarum , Trattato XVIII. Apendice » aliorum Beneficiorum Ecclefiafticoruna péreiientes vfurpant , vel etiam quanis occaftone, vel cafu, fine Romani Pontificis , vel aliorum ad id legitimam facultatem babentium » expreffa licentia feques frant . Nota 17.La mareria di queño Canone mi. ra alla virca della Religione, $e d quella della ginftizia 5d quefta , acció noo fijno pregiudica= tiibeoi alerui; $ d quella, perche parla de beni Ecclefiaftici, O che godono le períone Ec- cleiaftice pertitolo Ecclefaítico; e fi proibif. cono due cofe in queño Canon: ; l'vna l'víurs pare la giurifdizione , O frutri , O rendice, che fpercafero alla Sede Apoftolica, O ad alcre períone Ecclefaltiche, e lP'alera; il fequeñtrare derci beni, fenza auere perqueño legictima au. coritá . Circa del primo s'ayuerta , che; per incorrere in quefta cenfura , víurpaudo i beni riferici, e necefíario, che fijo beni, ch'2ppara cenghioo á perfone Ecclefiafiche perragione della Chicía , Beneficio , Y Monaftero ¿ perche; fe fofíero beni , che gli conueniflero per ticolo di patrimonio , ercditá, O altro modo fimile, noo s'incorrerebbe quefta ceníura , vlurpando fimili beni; come con Caietano l'infegna To- leto nella Somma , lib. 1. cap. 28, num. 3. es l'infegnai ¡o medemo in calo fimile nella 1, part. di quefta Prat. Trat. 11. $. 3. num. 31e paz. 270. Sopra la parola, vfurpant, we difficolea; fe igaifichiil rubarli femplicemente , 9 il ru. barli, come fe noa fofíero altrui, macome fofíero proprij+ Leandro del Sacramento , con Caierano , Nauarro , % alcri, che cia Tom, 4 Trali. 3. difp. 17. quaft. 4. tiene per pi proba« bile quell'opivione , che dice, che l'vfurpare, non e qualiivoglía furco , ma quello , nel qua- le fi piglia Palcrui, come fofle coía propria , á douuta á quello, che la piglia ; e che non ins corre in quefta cenfura quello , che non ruba in quefta forma; Il contrario: tengono Saira lib. 3. cap. 21. num. 4. la di cui opinione tiene per probabile Filiucio Tom. 1. Trat, 16. cap. 8. queft. 11. num. 223. € quantunque jo cenghi per prebabile Popinione di Lrandro , micon. formo peró colla concraria ; 'vno , perche ra- re volte accaderá, che alcuno rubi i beni alerui, come [e follero luoi proprij ; e cosi pare fareb. be fruftatorio il fine di quefta Ícomnnica : Pal- tro , perché, Ó quello, che piglia tali beni, giudica , che 6jas fuoi, O che fijno d'aleri; fe giudica , che fono fuci, 8 inbuona fede che fijno fuoi, li piglia , non commerce furto for. malmente : Se giudica , che fijao d'alcri, co- me potrá pigliarli, come foficro luoi proprij? Adunque la parola vjurpare, che vía quefto Canone , non fi deue intendere di quello , che roba i beni alerui,come fe fofiero fuoi propri), O fi douefiero á quello, che li piglia : Pálero, perche la nofra docerioa (1 deduce dal Teta : Ca:

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