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524 Trattato XV 11, Spiego delle Propofiz, cond.dá' Ale Jandro VII, cerca , che J'huomo'fi- móÑri contumace ; non wbbedendo , ne fotromertendofi alla Chieía, chel'ammoniíce , come pieroía Madre auanti di caÑigarlo come rigorofo Gindice . Suppongo per guarro, che queña propofi- ziove condannara non parla della cenfora laca, che s'incorre feoza i monitorij Canonici, € fenza contumacia : perché , come queña non s'incorre con quefta forte di contamacia, quan- cunque non vi fofíke, O ceflafíc, non potrebbe cefíare la cenfora . 291. Suppongo per quinto, che puó +no efiere con.cenfura nel foro efterno, e non aucr- la nell'incerno ; v.g. quello , che ia primo moto d'ira , fenza colpa mortales, percofle pubblica- mente vn Chierico , quelto nel foro efterno € Ícomunicato e non nell'interno ; e fe qnelio, che con colpa mortale. percolle il Chierico , e fú afioluto ¡a vir della sal ia quanto al foro della cofcienza da queñá cenfyra , € nel foro efterno non e flato affoluro , queño tale e con cenfura nel foro efterno, e non nell inter- NO» Ecanche puo ayuevire, che 'huomo fia, ligato nellinterno con cenfura , € no"! fa nel! efterno : come fe occulcamenre commife qual- che delitto ,d cui era anoefña ceofura nel fora interiore , e no"! refta nell'efieriore. 292. Suppongo per feto, che puo verif. carfi, che fia perdonato il peccaro apprelio Dio , e l'avima in Íva grazia., e von fa leuaca la cenínra, che s'incoríe per il tal peccaro; come ; fe quello, che commife qualche peccato, gc incoríe Ja cenfura , facefie vn'acto di contri- zione períctta , con quefto gli fi perdonerebbe il peccato , e ció non oftante reftetebbe ligato dalla cenfura , fino che ne fofle afoluto da chi ne ha facoltá ¿ e le quefto tale moriíle con con. trizione vera, fenza porter effer añoluto dalla ceníura , non € da dubitare , che fi fAlherebbe, quantunque nel foro efterno fi fofíe pubblicaca la lua cenívra, e non conftaíse la fua contrizio- ne , fi rrarrerebbe , come chi muore ligato con cenfura , : 293. Dico primieramente , che quello , che incorle in qualche cenfura , non ne refia libero adhuc nel foro della cofcieona , quantenque fi penia del fuó peccato , e correrto fia ceffazas la ína contumaciá, e fi fotromerta all vbbidi- dienza della Chicía , e de fuoi Prelati; e l'opi- nione , Che dice il contrario, fi condamna ia quelta propofizione 44: Perché la poceftá di di ligare , € fciogliere hanno fra fe corrifpon- denza : Acqui alla Chicía, 8 á fuoi Prelaci compete la facolrá , e poteftá di ligare con le cenfure :Adunque a quefti Geli rocca la facol- cá di fcioglierne; Adunque non celferá la cen- fura , (e il Prelato , 0 chi oe ha commillione, non Ja roglie , quantunque il reo (ij. peacico, riconolciuro, € corretco, e pronto ad rbbidire; benche fia vero, che la lua relcipiícénza, e ri conofcimento faraono cauía , che il Superiorg con pin facilitá 'aflolua dalla ceníura , 294. Dico per fécondo , che non fi condanz na Popinione di Covarrubias, Anila , Coninch, e Vafquez ,che cica, e fiegue Caftro Palao part. 6<T rat. 29. de cens. difp, L- pont. EE. uno, 4,Cche dicono , che la ceníura impoÑta fotto condizione; che fi fodisfaccia , ceB3 , compita la fodisfazione , v.g, fe il Giudice dice: fotto fcomi. nicaipfo facto incurrenda : ticomando , che paghi dentro tre giorni quello , che denia Pietro , e farai fromuñicato , finché won fodisferai; fe dentro del- li ere giorni fodisfa il debicore, refta libero , 82 afíoluco dalla fcomunica + la ragione della no= fira conclufñione € ; perche la propofizione condannaca dicena , che la ceoíura cedana,per eñler correrro il reo, O cefare la fua contuma. macia ¿ € io gon dico qnefto, ma che refta lis bero dalla ceufura iimpolta forto derro oneres di compire a quello gli fi ordina + il che € cala molto diuerío dalla condannazione. Da.quié , chenon fi condanaa l'affermare, che la fofpéñone, che s'impone in quelia forma; Ti fofpendo per canti giorni, fioche paghi, fodisfacci , O fiache larai contumace ; cea pa. gando , O fodisíacendo , 9 cefíando la coutug macia: Icá Lumbier Tom. 2. num. 8 19. Torre. cilla nelle confulie, T rat. 9. num. 3: e íe la fof: penfione simponefe per cempo desreriminato, non fi condanna il dire , che ceda , pañaco il tempo : Torrecilla ibid. num. 4: la ragione €; perche la propoítrzione condannata parla gene. ralmente della ceofura , Íenza diftioguere fra quelle, che gimpongouo con condizjoue , 0 limictazione , O fenza quetase la noftrá concla- fione non patla con queíta generalitá , ma colle limitazioni riferite Aduaque dec, 295. Dico perterzo, che né meno Ñ con? danna l'opiaione, che dice , ché la Ícomunica fulminaca ad inftanza della.parte, per ticupera. re dal debicoye qualche coía p:cil tal tempo, poísa prorogarí piú il tempo dal medemo creditore , a di cui fauore fi fulmino la cenfara: Werbi gratia, 6 deuono a Pietro cinquanta ducati, cava vna ceofura, acció gli fijoo pa- gati dentro d'vn mefe ¿ le egli Me/so: da al cre- ditore piú tempo , per pagaclo , e probabile, che paísaco il mefe, che il Giudicea/segnó, non incorre fubico il debirore la la cenfura ;co- me ne meno l'incorrerebbe, fe il creditore con. donaíse i cinquanta ducaci voloncaridmente al debitores Torrecilla vbj fupra , num. 114 PEL» ché ,come queña ceníura ti falminó a fauore del credicore , pare, che la mence del Gindice ía di prorogarla , (e il medemo creditore 14 proroga. Ma, preícindendo da queto; che non fi coodaoni queíñta opinione'(che € il no- ftro aísunto ) echiaro; poiche il cato delle pro- pofizione condannaca € molco dinerfo, come confta dal detto . Pro-
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