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mn e a, Propofiziome XXXV I1.Condanuata: ; do dicono la prima M:fa, 8 ¡o articolo di morte ; 2 altre , che riferióce il fuo Decrero , il quale puó yederfi nel P, Emanuele di Filgueira melle Cenf. Pontific. peg. 252. E 1l Padre Moya Tom. 3. Seledtar. ad Tral?. 3. difp. 4. quel. 8. num. 4. 0 fequen:, aleres] riferiíce lindulgenze, che derto Paolo V, concefle di nuovo a* Rego- lari ; vedaníf coli. 238. Dico per fecondo , che quelta condan- vazióne non parla dell'indulgenze concefe alle Confraternicá de Regolaji , né quefte riuocóo Paolo Quinto, ed eorrando jl Regolare nella tal Conftraternica , potrá guadaguare l'indul- genze ad «ña concefles Ne meno fi condanna jl dire, che i Regolari poffino participare deli' jodolgenze concelle agli altri Fedelis Sic Lum» bier Tom. 2.nym. 301, e 803. Torrecilla /opra gue a propofizione , numa. 2. e 4. Ne fi riuocano tampoco l'indylgenze , che i Regolari hanno, non per fe, ma per applicare , e concedere ad alcri , Lumbier ¿bj, num. 802. Torrecilla ¡bia, nun. 3. la ragione del derto e ¿perché la pro- pofiziope condanoata parla dell'indpylgeozes concefíe a* Regolari medemi, € in quefta con- clufione non parliamo dell indulgenze concefle a' medemi Regclari, ma a' fyoj Confrarelli , 9 a' Fedelí, O alire perfone: Adungue Eec. Per piú piena jotelligenza di quefta rinoca- sione d'indvigenze, m'e parío bene porre quí fl Decreto deila Sacra Congregazjone ,Ipedico jo Roma a' 7. Marzo del 1678. nel guale fi di- chiarano per nulle,e di nino valore molre la» dulgenze , che correyano fampare ; ¡l qual De- crero e riferico dal Padre Lunbicer Tom. 2» fragment. nun. 676. pag. 741. 8 il Padre Pra Fraaceíco Diaz nello Ipecchio Serafico part. 3» cap. 3. docum, 11. 8 € del tenores feguente , Decreto d'alcune Indulgenze - 239. Lla Sacra Coogregazions dellTa- A dulgenze, e Sacre Religuie furo- » no mofte role denonziate alcune indulgenze finte , e totalmente falle , che van- no íparle per diuerfe parti della Crifijanitd; de altre, ch'elaminare con cutra diligenza , ( tro- varopo efiere, O apociife, O riuccacs da' Sora- mi Pontefici; Y oulle, per «er finico il tempo, per il quale furono concefle y e come molcifime W'efe bon pongo efler facilmente conofciute, iono citca d'efe ingannati i Fedeli meuo accor- tijn queña marcría, vedendo6 frufirari della Speranza diguadagoars 'indulgenza , perdo» no de” loro peccari; per tanto la medema Sacra Congregazione defúcrando vivamente (para- te á quefo male, che vá ogoi giorno via pid creicendo ; € atrendite al profireo delPauime, S onore delliodulginze ha procurato racco- gliere molce d'ede , e ridurle alPiadice , O CQm- pencdi: fegucare. mue Hi $. 1, ln pridóo luogo fono della qualicá des £a quelle iadulgenze , che, come diconas $ concefiero da Giovanni HH. e, Sito LV. ¿ quelli, che recitafitro l'oraziooe della carid di Giesd Chrifto Sigoor Noíro; Precor te, púlfime, Ces ser, dre. Da Yrbaoo 1. alja Chicía di S ota Maria ,che volgarmeare fi chiama di Campa- gnola ,e Santa Vistorigs DaEngenio Terzoa!lz riuelzaione della piaga farca 2S, Bernardo nel laro di Giesú Cbritto: Da lanoceozo Terzo all Arciconfraceraicd , € Ordine della Redea- zione; Da Bonifacio IX. ¿ quelli , che vifitado- ro la Capella di S.Nicoló di Tolentiao nellaíyg Fefta : Da Gjouaooi XXIL. d quelli, che pi» gliaflero la miíura del Picede della Beaca Vergi- ne Marias Da Aledandro VI, all'imagios di Maria Noftra Sigoora , che volgarménte chia» mano di Laghé; Da Leone X. a quelli, che por» rafleroil Cordooe di S. Francelco, fampare prima in Roma , e doppo in Milano ,l'anao 1665. ( beoché hanno le ue vere iodulgenze j Confraci dell'Arciconfraternica di queli, che ortano il Cordone di $, Franceíco ) á quelli, che recitafíero l'Ave Maria, quando fona loro» logio ; de all'imagine della Concezione di No. fira Signora Vimmacolata Vergine Maria, di. pinta in va ciicolo , $ a' fuoi piedi pofta la lu- na. DaPio]1V.ó Pio Y, al Principe di Siena, Da Clemente Y JT, d quelli, che dicedlero l'ora- zjone + O magnum Millerinm , rc. Se alla Chic- fa di Santa Maria, che chiamano di Monferra» to , fiarpace in Anignone, de alere per 'anime de' defuoti, fampace iu Madrid a' 20. Luglio del 1606. Da Paolo Y, a quelli, che cautafic. to 'lenuo Te Majrem Del laudamus , te Mariam Y irginema conficemur , Lc. O d quelli, che mo- rifiero in Sabbaco , mtarre Í cantafíe derro Jm- noz8 alle Corooe, Rofarij, Imagini, e Me. dagli< ,ch'eglibeoedife á preghi del Cardinal Federico Borromco l'anno del 1611.quando á ftaua fabricando in Roma la Chieía ia onor di S. Carlo; e dal medemo Paolo , e Gregorio XVY.i quelli, che dicefíera: Landato fia 1l Sano tiffimo Sacramento ; Da Yrbano Otrauo ía onore del me«demo Sacramento á prieghi del Cardinal Magaloto; « a'Sacerdari, che o0€) foire las Mela dicelicco: due Eiba Dei Patris, Aye Mao ser Dei Fili cc. Da Clemente D:cimo dá quel. li, che recicafíero alla mactioa ,á mezao gior- no,ealla [cra PAocifona víara; Angelus Do- main: , Tc. lí al oe: Leo gratias , 7 Maria . Y foalmeoíe altre , che conceflero alcuni Ro. mani Pootefici , come dicono , alla Corona de' Milterij della Paílione di Nofiro Signor Gicsd Chrifo , á prieghí del Grau Duca dj Toícana . ' 5. 2. Della medema qualirá e Pindulgeoz3 della Compagnia di S. Nicolo , nella quale di- cono , che ficauava vo'anima dal Porgacorio custii giorni , recicando cinque volte il Pacer : O Noft<er

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