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Capitolo 17. Dello Stato de” Chirargi , e Barbiert per abortire, regolarmente parlando ; (2 non gariche volta , per vederfi cariche di moki £gli, ó per timore del pericolo del parco , fopltiono anche le maritace valerá di Gili rimedij. 'p. Padre era libera la Dono2 , C. Era la fegnarura mezzo neceffario per la fature ? perché , effendolo , € non aueudo alero rimedio , era lecico far la fegnarora ordinaca di- rercamence alla faluce del'inferma , quantunque per accidens , € pie:er intentionem ne feguifle l' iborro 3 come ho detro de'Medici nel capitolo paf) ato , NUM. 10. P. Non tra per la falute necefíario rimedio la frgnarera , C. Sicché lolo la dimandaua per aborcíre , e liberarfi dall' infamia , O per cimore d' elier amo maz2ara da'fuoi parenci? P. Padre si. C. Adunque peccó V.S. granemente la fares gueíta fegoarara , non eiendo necelfaria perla falure , 8 efieodo mezzo per l'aborco 5 quales Lon puó procurará ecicamente, quantunques fia per timore , chela Donna riconofciuta gra- vida,non fia infamara, Ó ammazzata ; € il coo. trario é condanbato nella propofizione 34. da Papa Innocenzo XI. Grandi iniquica jogliono commettere ln que- fia maceria alcuni Chirurghi , che ingannati dall'interefie , Ó alcri vmaoi rifperci concorrono con fegnaturea procurare gli aborti V'alcune Donue ;¿ fopra di che denono i Confefori cari. car molto la mano a'cali Chirurghi, ponderan- do loro la grande «feía , che faono a Dio, in concorrere ad vna cola tanto empia . 26. P. Anche avaccuío Padre , che curando Donne, prono molte tentazioni impure , moni. mcori venerei, E qicune vole effafionem Se- minis . C, Confentz V.S. in quefte cofe ? perche non eflendoui conienío , vé pericolo morale d' ello, non ha V.S, obbiigo di lafciare il fuo víficio, ne defitiere da queñte cure : Trullcach Tom.a. lib.6. cap. 1. dub, 8.5. 1.num. $ propé medium . P. Padre , ll pi 1 delle volce confento la Qué. fle cofe vinto dalla mia fiacchezza , e fragio licá,. C. Siritrouerá alri, che polla curare queÑe Dóune , le quali fono a V.S, occafione deile fue cadure ? Pp. Si Padre, vi fono altri della mia profe(lio- pe, che potranno Curarle . C. Ha V.5, modo di viuere , fenza applicarí aila cura delle Dunne $ p. Padre, io fono ya pouero huomo , Che pon hó altrá rendica, chela mia facica, € DON elercicando il aio miniftero , non poflo alimen- tare me ftefio , né la mia famigia - C. la quefto cafo febre Villalobos nella fom- ma, Tom.2.T rat. 40.4: fic.16.00m.4., € 5. Lefho, ex aleri , apud Disoai pari. 3, Tras 59 "e/0h 3. 453 e la comune opiaione,tefe Teullench fupra dub. 9. num. 8.Che il'Chirurgo, (elo fteño fi dices del Medico ) al quale il curare le Donne (mafia me le la cura fofie in verendis) € occalione fe pole luendi ,e di cadere io broccurz , e confencirai, e obbligaro a lafciare 'rfisio + Perche quid pro= deft honsmi fi tvmivcrfum Mundumdacretur , animele verd fug detrimentura patiatur 3 e che non puó ek ler adoluto, fe non cracra di Ia(ciar Gmile efer< cizio, kimpiego . La contraria opinione'riene Gicuanni Sanchez nelle Seller. difp. 11. 14M. Do e Cafiro Palao Tom. 1. Tral. 3.d:fp. 2. Punt. 9. 6.3. num. 11; che dicono, che il Chirurgo in quefto cafo non é obbligaco a laíciare il fuo vé- ficio,ma bata, che abbia propofico di non pec. care , quando fi vedrá ia cali occañioni . Il mio feorimento e , che , quantunque ques Ña docerina di Sanchez,e Palao non fia condan. nara da Innocenzio XI. nella propo/iZ. 61.62. € 63. 0é da Alefandro VII, nella propolizs 41. debba intenderfi quefta doccrina con timicazio- ne; 8 e, che, le il Ohirurgo mon ha alero modo di viuere , O von Á trona alcra períona abile per curare quee Donne, o ha de feguirle praucia- fawia da non curarle egli Rego, potrá farlo ; € von fará obbligato defiftere dal (uo víficio; pera ché niuno e obbiigato fuggire 'occañone inuo- lontaria : Ma quiio queñi ca6 l'occafone far inuolontaria + Aduoque non auerá obbligo di fuggicla : ma, fc il Chirargo suce alero modo, per vinere con decoro, efi ricrouafle perlona abile a curare, enon ne feguifle grave infamia al Chirurgo , farebbe obbligato defiÑtere dalla cura , che glifofle occafione di cadere + poiché in quefto cafo l'occafone lar:bbe volontaría, € non iunoloncaria , perche folo w'auerebbe cruía vcile, ó oneíñta di non fugirla, quale non fa P'oc- cañione inuolontaría , come difli nella 1. parto della Prat. Trat. 10.num. 293. P4g.357» 27. P. M'acculo Padre,che ia giorai di Fefta radeuo la barba a chi me'! dimandana. C. V'é coftume gia introdotco , di farí ques fio in giorno di feta 3 Perche le vi fofle, bea fi porrebhe fare, come dif nella1. part. della Eras, T rat. 3. C4P, 2. HUM. 12. Pag.Ó4- P. Padre, non vera cottume generale , per- ché alcuni lo fanao , E aleri no . C. Se V.S, cralafciaua di farlo in giorao di feta , perdeua gran guadaguot P. Si Padre , auerei perfo molci reali, fe non l'aueíái farco in giorno di Fefta . C, Suppofto queño , bn KG porrebbe fare, ía fentimenco di Baíico verb. feftum 2. num. 4; € la ciene per probabile Machado rom. 2. lib. 6. part. 8. Trat. 2. docum. 3. na. 4.1 Quaatuanque ten. gano il consrario Keginaldo , € alcri, che cold cua. 22. P.Anchem'accuío , che fenz'alera cauía fuor che Pefercizio del mio rficio , ho laíciaca, di digiunars alcuni giorni di precetro » y C, Quans
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