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383 Trattato XIV. Dello Stato Religiofo. fera , e PaÑeriíce con Rodriguez, e Miranda ji P, Murcia 'nello fpiego del: cap. 1. delia Rezol. Serapb. queft. 1. Seleó?. num, 4. perche , quaudo jl Religiolo nella [ua Profefone promette d'of- feruare la Regola, e li voti,s'intende , i voti della Regola , come voti; 8 iprececci d'efla, come precectir Adunque quello , che crafgre- diíce qualche grane prececto della fua Regola, non commette Sacrilegio contro il voto dell” vbbidienza, ma vo fol peccaro contro quella virtú, che offende colla colpa commefa . Da qui e, che; quantunque il digiuno, al quale F'obbliga la lua Regola , fia caduco ¡io giorao, che altresi la Chieía comandaua digiunaríi, non commefe per quefto due peccari in nume- ro , ma vn Íolo ; perche la fola moltiplicazione de' precetci crafgrediti non molriplica il pumero de* peccari ¿ come dilli nelle Conf. Trat, 2. $ed?, 6. Conf. 2e Ga Lo HAM. 32. Pigo 131. 36. M' accuío Padre, che non hó vbbi. dito al mio Prelato in vna coía , che mi ha co- mandato . C. Quello, che gli ha comandaco il Prelato, era contro la Regola, 0 contro qualche coía jo ela contenuta ¿ perché; efleudo coacro la Regola , O contro coía coorenuta in ela, noo era obbligato ad vbbidire, come fi raccoglie daS. Tomaío 2. 2, que/f. 104.arf. $. ad 3. Se non ja caío, che il Prelato pobla diípeofar in quella parte della Regola , contro la quale é ¡] fuo comandamcuro, 8 abbia cavía piutta di diipenfaruj; che allora auercbbe il Suddito ob- bligo d'whiigire, come dice Cajetano fopra que- fo luogo di $T omafo . P. Padre, quello , che il mio Prelato mico. mandó , non tra contro la Regola . > C. Eta foprala Regola? perche le lo fofe; come fe lo mandade á predicare a Mori, ó pi- gliar vn Veícouaro, 0 fernire a Secolari ¡a tempo di contaggio , non larcbbe obbligato ad vbbidire . Tomalo Sanchez nella Jomma , lb. 6, cap. 2. num. 47. 49. € 58. P. Non era lopra la Regola quello , che mi comandaua il mio Prelaro . , 2d C. Che cola gli comandó ? P, Micomando, che digiunafA vO pjorno. C. Era giorno ,che nella Regola f coman- dafíc digiunarí ¿ poiché, efendolo , farebbe y.P. obbligata vbbidire; poiche deue il Sud. dico *bbidire al fuo Prelaco ia tutro quello, che gli comanda , non efendo contro la Rego. la,O fopta la Regola, ma fecondo la Rego/a, O direttamente , per edcrui conteouto , 0 indi- rectamente , per cier mezzo neceflario proíl¡- mo perla fa Offeruaoza : Sic N. P. Leander d Murcia ad 10. Regula S.P.N, Frantifcicop. $. mum. 7. O 8. a NIT P. Padre, ilgiorno , che iimio Prelato mi comando digiunafli, non era impofo dalla R. gola . : , C. Gli comandó il Prelato queño digiuas per caftigo di qualche trafgreíllone della Re. gola, o colpa regolare? * a P, Padresi, C. Quantunque il Prelato pon poa £9. mandare , non effendo la co/a fecondo la Rego. la ;pud peró molto bene comandar qualche coía ,chenon Ga di Regola , per modo di ca. ftigo di qualche crafgrefione ; come dice Leffio lib. 2. de if. cap, 41. dub, 9. n. 75. 8 in quelto calo jl Suddiro € obbligaco ad vbbidire ; e V.P, vera obbligara , aucadole impofto il fuo Pre- lato quefto digiuno , come caftigo della fuz colpa . E 37» Mi dica V.P. le impofe per modo d'im» perio , Ó precerco quefto digiuno jl Prelato? P. Padre si, mi comando efpreflamente, che digiunafíi . 7 C. Fú veramente con parole , che fonauano precerto, come dicendo: In virtá di Santa vbe bidienza , nel nome di Noftro Signor Giesk Chrifla; ó con altre, che, fecoudo lo ttile del (uo Ordi. ne, víanoi Prelati, quando vogliono obbli. gare a colpa grauc " * P, Padre, non vsó il mio Prelato nel (ug comandamento parole di queñta qualitád, C. Quando il Prelaro comandaado qualche coía , vía parole , che fecoudo lo ftile della Re- ligione fono ammeñe per precerciue di colpa graue,allora obbliga a peccaro morcale; comet fe dice : Comando iu virtú di S. Pbbidienzs, 0 c09 mando ne! Nome di Noftro Signor Giesk Chrifa, O alcre parole Gnili ; ma quando nou vía que. fte parole, ma folo pianamente dice, comen. do, che faccia queño ,ó quelt'alero , aon si0- rende obbligare á colpa graue. Sic Liymáa Tom. 2.11b.4. Trat. 5. cap. 8.num. Po 38. P. M'accuío Padre, che wn giorno mi comando efpreflamen:e il mio Prelato coa pa- role precerciue, che celebrafíi fecondo la (ua jatenzione il Saato Sacrificio della Melsa , Y 10 no” feci, C. Y'é obbligo di dire qualche Mella fec00- do l'intenzione del Prelaco nella Religione dí v.P? . P. Padresi. C. Adunque, perche lafció V.P. di celebras requsfto giorno fecondo l'intenzione del (20 Prelato ? * P. Per parermi, ch'efsendo l'applicaziont della Meísa atco interno, non aucffe il Prelato poteftá di comandarmelo . " C. E vero, che i Superiori non pomo” mandare gliacci ioterni, come dice la pluma Angelica 2. 2. q12/1. 104. art. 5. in corpor. PM pe mediun 3 ma quefto s'intende degli acti mé ramente incerai; fe quefti peró fono 40% hs agli efterni,ben puó il Prelato comandarg” come difli nelle Confer. p. 1. Trate 3. Comfer $. 3.P. 11. Pag. 333. Adunqut, comé rn EAS. interno
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