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Cap. V Part. IVY. Del modo di far Tefiamento- porzione del loro capitale á Dio ,8calla lua Chicía , 0 poueri, e per vrile dell'anima pro- pria ,acció , tando Chrifto Sigaor Nofiro nel- Ja períona de' pomeri, come coerede co' Ínoi figli, confeguiícano quefi P'afTifñenza Divina ranto necefaria per i vantaggi Ípiricuali, € remporali . ln caío che il Teftarore non auefe azacoda , per fondar Opera pia Ícoza danoi. ficar gli alimenti de' figli, non ( porrebbtro fondar Opere pie, ne Legati; vero , ches qualche volca lo Ímoderaco amore , che i Padri porrano a' figli, £á che penfino abbino necefli- sá di maggior porzione per il loro foftenta. mento di quella , della quale in realcá lolo han. no di bifogno; E' dotrrina di Layman vb; fupra pum. 17. 106. P. Cosiauche ho qualche rimorío nel celo , che diró : Va'iafermo mi comunico, che aueva da fare yna refticuzione , che non era bene dichiararla ad alcuao, ma folo al (uo Confefiore ; e aon fapeodo il mezzo di lodisfa. re colla caucela, che volena la maceria, gli dif, che nel luo teftamento ordinafle, che (1 defle a metanca quanticd, quanca egli mi comunico d'efier obbligaro a relticuire , C. Non operó V.S, male, quantunque vi manco wna circoftanza ¿e tú , che l'infermo fa- cefie di fia mano, fe era pofábile , vna cedula; ófenó, per mano di V,S, nella quale dicefies E'miavolonta , she al mio Confeffore (3 configni tanta quantita ¿e doppo facefe claofola Ípeciale nel Teftamento, dicendo: E' mia volonta , che wno cedula , che fi trouerd in mano di Folano, ferit- tadimia mano ,0 della fua , fi riconofca per mia, e gl fi confign: da mici eredi , fubito che 10 manche- 1), la quantitd , che dice derta cedula ; e che non fe gli dimandi conto (come non gli [1 pud dimanda- re ) del fine , per il quale £ quelo danaro : Irá Ma- chado nella Somma Tom, 2. lib. 7. parte 3. Trat. mit. docum. 2. 14M. 2» 107. QueÑi fono i cai, che regolarmente ponoo occorrere al Parrocho, O Confefiore, che añifie all'iofermo , in ordine al reftamento, Mircfta d'aunertire , che quanco lara poffibile, - s'afienga il Confefíore ( mallime le fofle Reli- giolo ) d'intromerteró ¡o quelte materie ; poi- che con difficoltá n'rícirá con fuo decoro , € fenza dar occañone, che i mal contenti, de guali quafi mai ne máca jo quetti ca5,céíbrino, e mormorino del ral Confefiore, che non v'ebbe colpa alcuoa : In canfis pecuniarjs [ dice S. Am- brogio lib. 3. ce Ofic. cap. 9. ) interuenire non ef Sacerdot;s in quibus non potejt feri , quin freYuen- derladozur altezi , qui TINCILUY quoniam intercef- foris henefcio fe vitlum arbitratur: E Gagolar- mente deve il Confeiozs aficnerfi da qualíino- glia Ipecie d'interele proprio ,£ non perfuader alPinfermo, che fi ricordi di lui, e gli faccia guslche dono; perche gueto odora d'anari- aia ¿la quals deme eder molro Joncana da aa 375 psríona dedicara a Dio; Come dife Chrifto Signor Noítro per S. Luca cap. 13. Cauete ab 0' MB aUaritia . Deue altresi il Confeflore períuader all'ia- fermo ,che difponga in tempo drlle fue cole, quaado fi rirroua co" giudizio faio Ez intieros acció poi sbrogliaro da quefto negozio . polla dedicará con cutta l'applicazione al ntgozio d:' negozij, che é l'ecerna falucé ; e che procta ri diíporre le fue cofe con chiarezza , e [pecifi- cazione , di modo che non refti occafione di ll= ciggi, che fono origine, e fomento d'odij,€ diícordie + Che nella difpofizione delle Mefe porti in modo , che fi dicano con rutra preltez» za, per guadagnare a cempo il fuffrageio per lanima fua ¿che ( Ícordi del falto ,e vanitd, e non ricerchi nella fua fepolcura troppa pompt)» 8 apparato ¿ poiché e coía molto difdiceuole, che il cadauere, che (1 burra io cerra vile , vo» glía colle puume della vanicd elevará al venro;s e che tando il corpo nella fepolcura forco i pita di dicucti, prerenda l'ambizione federe , € (0. praítare loura le celte di cutci, PARTE Y. Dellobbligo , che il Parrocho bd d'aiutare d bes morire i fuos Parrocchiani . crafcuraco ncll'afiftenza degl'infer« mi ,e moribondi. C. Vno degli obblighi di pelo , e di coíciene za che ha il Parrocho, € quello d'aMiítere 4 gl'lofermi con caricá Criftiana , come pondera il Cardival Toledo lib. 5. cap. 5. fub num. 12. con quelte parole 3 deber( Parechus) infirmas fue Parocbia vifitare , Ú fcire , an Sacramento ¡Big digeant , quia periculofus eft morbus ; Y deber mis nifirare , ipfofque ad fufcipiendum exbortari , Í* ad facienduma teflamenta , Ír alía Chriftiana opera; C7 in boc non exequi officium , ef grauiffimuns pec- Lcatum . E quancunque, citando Pofícuino, dica Ma. chado Tom. 2. lib. 4. part. 2. Trat. 3. docunsa 23.nuns. 1. che il Parrocho non pecea Mor. talmente, non affifteado alliofermo per aiu- carlo á ben morire, quando gid ha ricenucoá SS. Sacramenti, € e ben difpofto; (e non ín caío , che linfermo fofle impenitence , lenza volerá confelíare , ne lafciare Poccafione prol= fima; e che, per vedere frenetico 1 infermo, l'ha da laíciare ; poiche s'é veduco molte volte, che cali períone al cempo di (pirare fogliono ria cornar in ragione : ma d queíta doccrina dí Ma. * chado aggiunge il Reuerendo Padre Micítro Lumbier ne” fragm. Tom. 2. fragm.9.num. 685. che non efendoui alcre perlone, che af taco allinfermo , per coofortarlo , e confermarlo ne” faci buoni propofi, per incaminarlo ad vna 108. p , Padse m'acculo , che fono fato
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